Nessuna prova testimonia la permanenza di Giacomo Leopardi nel capoluogo Sabaudo, ma neanche nessuna smentita.
Nessuna attinenza tra la lirica composta dal recanatese nel 1828 e la nostra città; se non il voler ad ogni costo trarre una contrapposizione tra l’immortale bellezza d’una gioventù che, se nella natura della vita va via via sfiorendo, in Torino rimane immutata, così come l’azzurro del cielo.
