Curiosità

Immagine elaborata e presa da Genteditalia.org Ulivi (Depositphotos)

Ulivi a Torino (Periodo Caldo Medioevale)
L’introduzione dell’olivicoltura in Piemonte risale al periodo degli insediamenti legionari Romani.
Successivamente vi è stata un alternarsi di espansione e restrizione delle coltivazioni in base all’andamento climatico.
Una storica testimonianza botanica sancisce che la massima diffusione della coltivazione dell’olivo, associato a quello di mandorli nell’hinterland torinese, avvenne nella seconda metà del XIII secolo, in concomitanza con l’innalzamento delle temperature, fenomeno noto come “periodo caldo medievale”.
Quando all’inizio del XIV secolo si verificò uno straordinario abbassamento delle temperature, diversi ghiacciai arrivarono fino ad insediare i centri abitativi urbani, l’ulivo-coltura ovviamente si ridimensionò.
L’alternanza di temperature con andamento avverso si protrasse fino alla metà del 1800.
Nel 1919, ad Olivola Monferrato vennero estirpati gli ultimi oliveti.
Recentemente, anche per via dell’innalzamento delle temperature, sta rinascendo l’interesse per questo genere di coltura.

Toret:
E’ la tipica fontanella pubblica della città di Torino. L’erogazione dell’acqua sgorga dalla bocca di un torello in ghisa che richiama l’animale simbolo della città di Torino: il toro rampante.
La comparsa dei Torèt nell’arredo urbano risale alla fine del XIX secolo. Vi sono oggi più di 800 torèt sparsi per le vie del capoluogo subalpino.
Originariamente l’acqua che alimentava le fontane proveniva dall’acquedotto del Pian della Mussa

Emilio Salgari:
Nato a Verona nel 1862, è scomparso a Torino nel 1911.
Autore creativo e di levatura ha creato 1300 personaggi, tra i quali Sandokan, il Corsaro Nero, i pirati della Malesia.
Fu un precursore della fantascienza italiana.
Richiamato dall’editore e dalla magica atmosfera cittadina, nel 1900 si trasferì definitivamente a Torino, in corso Casale 298 e successivamente al n° 205.
Nella sua vita viaggiò pochissimo, ma oltre ad essere un lettore convulso di atlanti e dizionari, è dai sottoboschi collinari che trasse spunti per creare scenari e personaggi ambientati in zone da lui mai esplorate.
Da tenere in considerazione che fino agli inizi del ‘900 quello collinare era un vero e proprio bosco impervio, fatto di insidie e pericoli. Vi si trovavano anche lupi e linci.
Nel 1897 Salgari ricevette il titolo di “Cavaliere” su proposta della Regina Margherita di Savoia (colei che ispirò il nome della pizza).
Il suo declino arrivò inesorabile, conseguentemente al ricovero della moglie in manicomio.
Attanagliato da una drastica crisi finanziaria e mentale tentò un primo suicidio nel 1909, quando venne salvato dalla figlia Fatima, che nulla poté quando la mattina del 25 Aprile 1911, egli si tolse la vita presso il parco di Villa Rey.

Gettoni telefonici Stipel Sip

Stipel
Società telefonica fondata a Torino nel giugno del 1924 con il nome di STEP
operò tra il 1925 e il 1964 nelle province del Piemonte,Valle d’Aosta e Lombardia.
Non avendo le risorse economiche per far fronte all’espansione venne integrata da una società controllata da SIP (Società idroelettrica Piemontese fondata nel 1887 a Pont Saint Martin, trasformata successivamente in telefonica)
Nel 1985 la SIP cambio’ denominazione e Logo. Successivamente, nel 1994 divenne Telecom Italia Mobile (TIM).

Volatili a Torino
Nel torinese si possono trovare Falchi, Gabbiani e Gru alla riconquista della nostra città.
Il Gabbiano reale da diverso tempo ha preso a nidificare a Torino; la riproduzione nei centri urbani è iniziata a Roma (nel 1971).
La nidificazione nelle città è dovuta alla facilità dei volatili nel procurarsi il cibo, soprattutto nelle discariche (la loro dieta è onnivora: animali sia morti che vivi, vegetali, rifiuti, scarti).
Tra le diverse specie esistenti, oltre ai passerotti, ai colombi, rondini ed ai più recenti gabbiani, a Torino prolificano di gran lena anche le cornacchie, arrivate da non tantissimi anni e da subito diventate padrone dei nostri quartieri.

Liberty a Torino:
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 ebbe grande sviluppo lo stile detto Liberty o Floreale, meglio conosciuto a livello internazionale come Art Noveau (tutt’ora Torino ne è considerata la capitale italiana).
Il nome Liberty deriva da Arthur Liberty, proprietario di una ditta di arredamento inglese, che trattò prima prodotti orientali per poi passare a diffondere oggetti del nuovo stile che in Italia ebbe particolare fortuna.
Liberty ,con la sua ambiguità di significato pareva esprimere libertà di ispirazione e sogno di tutte le arti decorative: dall’architettura alla scultura, dai manifesti pubblicitari all’arredamento con mobili soprammobili, vetrate, inferriate, argenterie, manufatti in ceramica, tessuti e oggettistica in genere. Le idee del Liberty sono tratte prevalentemente dal regno vegetale e dalla zoologia; sovente forme e oggetti sembrano elementi evocatori di fiori, farfalle e altri animali.

Foto modificata da “Photo credits: NASA ISS047e125942 (05/21/2016)

Asteroide 9523 Torino:
E’ un asteroide della fascia principale. Fu scoperto nel 1981, presenta un’orbita caratterizzata da un semiasse maggiore pari a 2,4494341 UA e da un’eccentricità di 0,1320932, inclinata di 2,93306° rispetto all’eclittica.
L’asteroide è dedicato a Torino, città italiana che ha dato il nome all’omonima scala di rischio di impatto degli asteroidi.

Monviso come logo della Paramount Pictures:
Il Monviso (3.841 m) detto anche “Re di Pietra”..
La montagna, essendo la più alta delle Alpi Cozie ed avendo una netta forma piramidale è ben visibile dall’intera pianura sottostante.
Ai suoi piedi, al Pian del Re, si trova la sorgente del fiume Po.
Secondo una leggenda valligiana la “Paramount Pictures”, casa cinematografica di Los Angeles, utilizzò il Monviso come immagine del proprio logo.
Nel 1996, Giovanni Agnelli, durante un transito in elicottero sopra la montagna, dichiarò: «Ha una sagoma così perfetta che si comprende perché la Paramount ne abbia fatto il suo marchio».
Il “logo” della storica casa cinematografica avrebbe origine dalla creatività «made in Piedmont».
Secondo Lorenzo Ventavoli, storico del cinema: «Agli inizi del ‘900 molti registi italiani si trasferirono a Berlino, mentre le maestranze del settore sbarcarono soprattutto negli Stati Uniti.
Fu uno di questi operai specializzati in scenografie, un emigrante piemontese, a sottoporre ai creativi della Paramount una bozza del Monviso».
Diversi storici e scrittori locali, come Flavio Russo, confermano: furono due operai saluzzesi a mostrare una foto del Monviso scattata dalla loro casa ai boss della Paramount, che non sapevano come raffigurare la casa di produzione.
La storia non fu gradita dalla Paramount, i quali vertici tennero a precisare che il brand originario, deriva da uno schizzo fatto a mano nel 1914 da uno dei fondatori, William Wadsworth Hodkinson.
D’altronde, gran parte delle montagne hanno forme simili, sostengono i detrattori della tesi.
Sarà, ma a guardar bene la nostra, il dubbio Piedmot-hollywoodiano rimane.
(Informazioni prese da La Stampa del 24-2-2011)

Gabriele D’Annunzio (1863-1938) a Torino
Su invito dell’Associazione Stampa Subalpina, arriva per la prima volta a Torino in veste di conferenziere. Il 25 gennaio 1901 tenendo al teatro Regio una lettura poetica della sua “Canzone di Garibaldi”.

Bagni Savoia:
I nostri quadrisavoli, nell’800, nel periodo estivo preparavano un bel bauletto, vi infilavano qualche vettovaglia, quindi raggiungevano le spiagge in riva al fiume Po, ove ad accoglierli vi erano dei veri o propri lidi. Chi a piedi, chi al galoppo, e chi sul finire del secolo in bicicletta.
Allora, come oggi avviene nelle nostre riviere, alcune spiagge erano libere al pubblico, altre invece erano attrezzate e a pagamento.
C’erano lidi per madame e altri per monsù, ben distinti e con tanto di paratie per evitare il contatto visivo con l’esterno. Non mancavano neppure gli istruttori di nuoto a far da bagnini.

Il flusso migratorio ha storicamente portato tantissimi nostri connazionali a raggiungere terre lontane.
Alcuni, nell’ottocento, giungendo in territori inesplorati fondarono comuni che riconducevano al loro paese o città d’origine.
Non è il caso di Torino.
Nel Mondo, oltre alla nostra, esistono altre 15 città chiamate “Torino”;
le troviamo in Colombia, in Bielorussia, Alberta in Canada (fondata nel 1908), in Costa Rica, El Salvador, Haiti, Honduras, in Bosnia e Croazia.
Solo negli USA sono 4, vicino a New York c’è un piccolo paese chiamato “Turin” fondato nel 1797; Nel Michigan c’è Turin Township con 165 abitanti; Turin in Georgia e una in Iowa con 68 abitanti.
Ah, senza dimenticare che in Abruzzo vi è Torino di Sangro (che fino al 1861 si chiamava solo Torino).

A Silvia:
Nessuna prova testimonia la permanenza di Giacomo Leopardi nel capoluogo Sabaudo, ma neanche nessuna smentita.
Nessuna attinenza tra la lirica composta nel 1828 dal recanatese e la nostra città; se non il voler ad ogni costo trarre una sovrapposizione ravvisante l’immortale bellezza d’una gioventù che, se nella natura della vita va via via sfiorendo, in Torino rimane immutata come l’azzurro del cielo.

Bastian Contrario:
E’ un personaggio esistito realmente, un militare divenuto disertore e brigante, nobilitato dal romanzo storico breve di Luigi Gramegna (1846-1928).
Agì nei territori al confine tra Piemonte e Repubblica di Genova, nel corso della guerra nel 1672 (nella realtà); nei dintorni di Torino e Castelvecchio presso Oneglia (nel libro), durante il regno del duca di Savoia Carlo Emanuele II, in particolare nel corso della guerra contro la Repubblica di Genova (1672).
“… Un bandito piemontese del Seicento, ribelle alle prepotenze ed ai soprusi dei nobili che mortificavano e umiliavano il popolo e dal popolo guardato con simpatia”.
Il modo di dire “Essere un Bastian contrario” non deriverebbe dal comportamento reale di Bastian Contrario, ma da una commedia teatrale dialettale inscenata posterioriormente al personaggio.
A Torino il Bastian Contrario (in piemontese Bastian Contrari) è considerato il Conte di San Sebastiano, che nella battaglia dell’Assietta del 1747, fu l’unico a disobbedire all’ordine di ritirata.

Buffalo Bill in piazza d’Armi

Bufalo Bill a Torino
Quella volta che Bufalo Bill venne a Torino…
Il 22 Aprile 1906 Bufalo Bill ed il suo circo erano in piazza d’Armi
C’è chi ricorda i racconti fatti dai nonni i quali ricordano di aver sentito testimonianze di chi aveva preso parte allo spettacolo tenuto da Bufalo Bill.
Erano esattamente 114 anni fa.
Testimonianza narra..
“Buffalo Bill girò l’Europa e in questo caso l’Italia, con il suo spettacolo. Ormai egli non era più un eroe, così era costretto a guadagnarsi da vivere con gli spettacoli e probabilmente in diversi avranno anche riso di lui, d’altronde la caduta di un eroe suscita sempre o tenerezza o invidia.
Mio nonno era del 1889, sicché nel 1906, non era più un bambino. In seguito ha potuto raccontarlo in quanto i suoi ricordi erano lucida memoria.
Esistono diverse bibliografie che testimoniano quando Bufalo Bill venne per la prima volta in Italia, compreso l’episodio che lo vide perdere una gara contro i butteri. E poi quando vi ritornò nel 1906. Spettacolo che portò in giro per 20 anni.
Insieme a lui vi erano Calamity Jane, Toro Seduto e Alce Nero.
Tutto sommato per l’epoca, Buffalo Bill è stato un bel personaggio, scalpi a parte.”

Aperitivo a Torino

Storia dell’ Aperitivo
Nel V sec. a.C., il medico greco Ippocrate  prescriveva ai pazienti affetti da inappetenza un medicinale di sua invenzione: il vinum hippocraticum, vino bianco e dolce, in cui erano macerati fiori di dittamo, assenzio e ruta.
I romani lo chiamarono vinum absinthiatum (con assenzio) e per migliorarne il sapore, decisamente amaro, aggiunsero rosmarino e salvia.

L’aperitivo a largo consumo, inteso come abitudine alimentare e non come cura, nacque a Torino nel 1796 in una piccola bottega di liquori e vini gestita dal signor Antonio Benedetto Carpano il quale ebbe la geniale idea di vendere, in un’elegante bottiglia da litro, un vino aromatizzato con china che battezzò vermouth, dal tedesco wermut, assenzio.
Molti anni dopo ne venne donata una cassetta a Vittorio Emanuele II il quale disse di apprezzarlo per quel punt e mes (in torinese “punto e mezzo”) di amaro che aveva in più rispetto ai suoi simili; così il Vermouth con China Carpano (immediatamente ribattezzato Punt e Mes) divenne l’aperitivo ufficiale di Corte.
Il successo fu enorme; Cavour, Verdi e Giacosa ne andavano pazzi e la bottega Carpano, dal 1840 al 1844, per soddisfare le richieste fu costretta a rimanere aperta ventiquattr’ore su ventiquattro.

Invece nel 1815, il signor Ramazzotti di Milano creò per primo un aperitivo a base non vinosa, ponendo in infusione nell’alcol ben 33 fra erbe e radici provenienti da tutto il mondo: china sudamericana, rabarbaro cinese, arancia amara di Curaçao, arancia dolce di Sicilia, genziana della Val d’Aosta ecc.
Tutte cose naturali e sane perché (chi lo ricorda?) “Un Ramazzotti che fa che fa che fa? Fa sempre bene!”

In seguito a questi successi, a Pessione (To), il produttore di vini Martini, entrato in società col commendator Rossi, mise in commercio un altro tipo di aperitivo di sua invenzione: moscato di Canelli in cui erano stati macerati melissa, sandalo, cannella, artemisia, violette, china, cardo, rose e origano.
Piaceva soprattutto alle signore, il Martini Bianco, perché dolce; quindi, per accontentare anche i rudi palati maschili, Martini e Rossi sostituirono il moscato con vini molto secchi, dando vita così al Martini Dry.

Per non essere da meno, nel 1862 il signor Gaspare Campari, proprietario di un noto caffè, lanciò alla grande un nuovo aperitivo amaro e – per distinguerlo dal vermouth – lo chiamò con un altro nome d’origine germanica: Bitter (amaro) all’Uso d’Hollanda.
Ai tempi l’aperitivo non era ancora ricco e variegato come oggi, bensì legato all’abitudine di frequentare i “caffè”,  luoghi di ritrovo e di cultura dove chiacchiere e discussioni si accompagnano ad intermezzi alcolici e stuzzichini.

Nel 1900, a Milano, l’aperitivo si trasforma in fenomeno sociale, e il classico bicchiere di vino, accompagnato dalle olive “infilzate”, si fa via via cocktail e la lista dei drink si allunga e, con un po’ di ritardo, prende ad arricchirsi anche quella degli stuzzichini. Negli anni ottanta la città eredita la formula statunitense dell’Happy Hour e l’aperitivo decolla definitivamente come formula mondana per eccellenza.
Oggi esistono tantissimi locali che propongono infinite variazioni sul tema.
A dedicarsi a questa tendenza, tra le più in voga del momento, è proprio Aperitò che invita tutti per un’originale kermesse che offre speciali iniziative legate alla cultura e alle tradizioni di questo antico rito di cui Torino vuole diventarne la Capitale!
(Fonte: Mitì Vigliero, Storia dell’Aperitivo,
Blog www.placidasignora.com)
 

Le Torino nel mondo
Oltre alle 15 città che nel Mondo portano lo stesso nome, esistono numerose altre “Torino” autorevolmente utilizzate sul nostro pianeta:
due automobili (una, la famosa Gran Torino della Ford, l’altra l’Argentina Ika Torino); film; brani musicali; un asteroide (9523 Torino); una misura ad uso spaziale; una squadra di calcio peruviana (l’Atletico Torino); il duo alternative rock band (i Turin Brikers); un album musicale (“Torino” pubblicato dalla Indie band Britannica “Cinerame” nel 2002… Il nome di Torino (e Turin) lo si può trovare un pò ovunque, e cerca che ti ricerca potrebbe saltar fuori anche dove meno ci se lo aspetta..

Nostradamus (1503-1566)

Nostradamus fu un astrologo, medico, veggente del ‘500, se non che poeta e scrittore di profezie espresse in quartine.
Secondo i suoi estimatori egli predisse numerosi eventi, alcune ancora da rilevarsi.
Nella realtà poco di quanto da lui anticipato è specificato nei dettagli, come la Rivoluzione francese o la bomba atomica, persino l’11 settembre, in quanto le quartine sono riportate in forma ambigua dove chiunque può individuarci qualsiasi cosa creda.
Nei rari casi dove il veggente diede date specifice (tipo la fine del mondo che sarebbe dovuta succedere nel 1999) si sono rivelate fasulle.
Tra i suoi molteplici viaggi, nel 1555 o 1556 soggiornò presso la Domus Morozzo, una tenuta che ospitava nobili ed illustri personaggi, situata nella zona dell’attuale Pellerina. Un secondo soggiorno coincise con l’attività di medico: chiamato alla corte sabauda per curare la sterilità della duchessa Margherita, la sua cura a base di olio profumato funzionò, tanto che la duchessa diede alla luce Emanuele Filiberto.
Si vociferava che Nostradamus fosse giunto a Torino dopo aver intrapreso lo studio di dottrine esoteriche e che praticasse l’occultismo.
Il soggiorno cittadino di Nostradamus è testimoniato da una lapide di marmo bruno di Baviera ritrovata negli anni Settanta in un appartamento in piazza Solferino.

Piazza Castello senza grattacielo

Torre Littoria
Edificio costruito tra il 1933 e il 1934, con Architettura razionalista, su richiamo dell’espressionismo tedesco. Il progetto nacque dalla collaborazione dell’ingegnere Giovanni Bernocco e l’architetto Armando Melis de Villa.
Venne elevato sotto un ritmo lavorativo serrato, tanto che si lavorava giorno e notte.
Fino al 1940 fu l’edificio più elevato d’Italia.
L’ubicazione iniziale doveva essere di fronte a Porta Susa, dove in futuro, negli anni ’60 sorgerà il grattacielo Rai.
La collocazione definitiva venne scelta per via di diversi motivi, il primo fu che, via Roma era di già un cantiere a cielo aperto, per via della sua fase innovativa.
Probabilmente, un secondo più marcato motivo fu quello di contrapporsi (da parte del Fascismo) al potere monarchico rappresentato dai barocchi edifici sabaudi presenti in piazza Castello.
L’intento era quello di ospitare, tra i diversi uffici, la sede nazionale del partito fascista.
Fatto che non avvenne mai.
Divenne così intera proprietà della Reale Mutua. Assicurazioni, società che già finanziò i costi e che è ancora l’attuale proprietaria dell’immobile.

Storia del Caffè:
Dalle prime bevande create per infusione nei locali di Venezia alla cuccumella napoletana. L’espresso, però, nacque in realtà a Torino.
E, sempre dal Piemonte, arriva la famosa moka: ma da dove nasce il nostro rapporto così particolare con questa specialità?
Dall’Etiopia a Costantinopoli
Le origini del caffè, in realtà, sono avvolte nel mistero: sembra comunque che la bevanda nacque tra l’Etiopia e lo Yemen nel XV secolo, sfruttando semi di Coffea arabica. “Un prete musulmano, a Yemen, avendo osservato che quelle capre le quali mangiavano le bacche di una pianta di quelle contrade, erano più festevoli e più vivaci delle altre, ne abbrustolì i semi, li macinò e fattane un’infusione scoprì il caffè tal quale noi lo beviamo”. Da lì il caffè si diffuse pian piano in tutto il mondo ottomano, fino a Costantinopoli che ne divenne la capitale indiscussa: in Europa e in Italia lo introdurranno i mercanti veneziani attorno al 1570.
Nascono le caffetterie e il cappuccino
Alla fine del Seicento il caffè cominciò ad affermarsi come bevanda degli intellettuali per eccellenza: la prima caffetteria aprirà a Venezia nel 1683, ma già nel 1660 a Parigi un italiano, Francesco Procopio de’ Coltelli, aveva aperto il celebre Cafè Procope, che portò al successo internazionale un’altra specialità tutta italiana: il gelato. Mentre, a Vienna, nel 1683, nacque il cappuccino. Il merito, anche qui, fu di un italiano, il cappuccino friulano Marco da Aviano (beatificato, ma non per meriti gastronomici, nel 2003), inviato dal Papa per intavolare dei colloqui diplomatici per una grande coalizione contro i Turchi. Il caffè austriaco, però, gli risultò troppo amaro, e così ebbe un’idea: mescolarvi del latte per addolcirlo. L’idea parve agli altri avventori tanto originale che ribattezzarono la bevanda “kapuziner”, vista che era anche dello stesso colore del saio del religioso italiano.
La moda di Goldoni
In Italia, per tutto il Settecento, Venezia continuò ad essere la capitale del caffè. Nel 1763 in città si contavano ben 218 locali e, nell’epoca di Casanova, un vassoio di caffè e cioccolato era tra i doni d’amore più graditi e di successo.
La svolta partenopea
Da Venezia la moda del caffè iniziò a diffondersi anche nel resto d’Italia e soprattutto a Napoli, la più europea delle corti italiane d’Antico Regime. Un ruolo, quello della città partenopea, che però verrò consacrato solo nell’Ottocento: fu allora che per le vie della città cominciarono a sentirsi le grida dei caffettieri ambulanti. Figure che percorrevano la città in lungo e in largo muniti di due recipienti, uno di caffè e uno di latte, e di un cesto con tazze e zucchero. I caffettieri, oltre a fornire una colazione veloce, urlavano il santo del giorno in modo da ricordare a tutti gli onomastici da festeggiare. Tutto ciò, a Napoli, era stato reso possibile da un’invenzione: la cuccumella, la celebre caffettiera napoletana, antenata dell’odierna moka. Questa singolare caffettiera, in realtà, nacque a Parigi nel 1819: fino ad allora il caffè si preparava nei samovar, come il té russo, immergendo nell’acqua un sacchetto di tela contenente la polvere di caffè, con l’inconveniente, però, di far sentire in bocca il fondo, difetto probabilmente particolarmente poco apprezzato dai palati partenopei.
Quello del bar
Siamo ormai nel 1884, ed ecco che finalmente nasce il caffè espresso: stavolta, però, dobbiamo spostarci a Torino, dove Angelo Moriondo progettò per i bar la prima macchina per caffè espresso. Un dispositivo che, attraverso un sistema di serpentine, permetteva di preparare caffè altamente concentrato e che esaltava al meglio le note aromatiche della bevanda. Nelle case, invece, sarà il caffè fatto con la moka a sfondare: la inventò nel 1933, a Omegna (Verbania), un certo Alfonso Bialetti.

(da: https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/caffe-storia/)

Torino come Hollywood:
Il 7 novembre 1896, dopo un anno dalla prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière a Parigi, Torino organizzò una serata cinematografica nell’ex Ospizio di Carità situato in via Po 33. A fare da spettatori persone selezionate, tra le quali presenziava lo stesso sindaco di Torino.
Nel 1914, presso gli “Studio’s” situati sul lungo Dora, vennero girate diverse scene del primo colossal della storia del cinema (allora muto), “Cabiria”.
Con la regia di Giovanni Patrone e la sceneggiatura di Gabriele D’Annunzio, il Colossal venne trasmesso anche alla Casa Bianca.
Da allora Torino si è sempre prestata a fare da set cinematografico a cielo aperto. Le location offerte dalla città sono esclusive, senza bisogno di eccessivi camuffamenti, gli anfratti storici, industriali e naturali sono da tempo stati utilizzati per realizzare un innumerevole serie di Film, fiction televisive e promotion.
Elenco di Film che sono collegati a Torino:
4 mosche di velluto grigio
I 4 tassisti
A cavallo della tigre (film 2002)
A/R Andata + Ritorno
L’acqua… il fuoco
Addio giovinezza! (film 1940)
Addio mia bella signora
Al bar dello sport
Le amiche (film)
L’amore canta
Amore e ginnastica (film)
Un amore (film 1999)
L’angelo del crepuscolo
Aspirante vedovo
La bella società
Benvenuto Presidente!
Berni e il giovane faraone
Bianca come il latte, rossa come il sangue (film)
Bianco, rosso e Verdone
The Broken Key
Cabiria
Il campione (film 1943)
Cattivi pensieri (film)
Cenerentola (film 1949)
Il chiromante
Ci vuole un gran fisico
Un colpo all’italiana
Colpo d’occhio
Il comandante e la cicogna
Contessa di Parma
Cronaca di un amore
I demoni di San Pietroburgo
Dente per dente
Diabolik (film 1968)
Il diario di una stella
Divieto di sosta (film)
Il divo (film)
Documento Z 3
La donna della domenica (film)
Dopo mezzanotte
La doppia ora
Dracula 3D
Due amici (film 2002)
I due carabinieri
Due cuori
I due della F. 1 alla corsa più pazza, pazza del mondo
È l’amor che mi rovina
È nata una star? (film)
L’eroe della strada (film 1948)
Fango bollente
Femmine contro maschi
Ferdinando e Carolina
La fortuna viene dal cielo
La fuggitiva (film 1941)
Il gatto a nove code
Giacomo l’idealista (film)
Giallo (film 2009)
Un giglio infranto
Il gioiellino
I giorni dell’abbandono (film)
Golem (film)
Guerra e pace (film 1956)
Heaven (film 2002)
Hermano (film 2007)
Imago mortis
L’industriale
Italia a mano armata
The King’s Man – Le origini
Krokodyle
Lettere dal Sahara
Libero Burro
La luna su Torino
Made in Italy (film 1965)
Manila Paloma Blanca
Margherita fra i tre
Maschi contro femmine
Il mercante di pietre
Il mio amico Babbo Natale
Mio fratello è figlio unico (film)
Mirafiori Lunapark
Il mistero di Dante
Il monello della strada
La mossa del pinguino
Musica proibita (film)
Nemmeno il destino
Noi credevamo
Non ho sonno
Non me lo dire!
Ogni lasciato è perso
Omicron (film)
Ora e per sempre (film)
Partenza ore 7
Pietro Micca (film)
Poliziotti (film 1995)
Porte chiuse (film 1945)
Preferisco il rumore del mare
Prendimi l’anima
La prima linea
La primadonna
La principessa del sogno
Profondo rosso
Profumo di donna
Quarta pagina
Quelli della calibro 38
Qui non è il paradiso
La rabbia (film 2008)
La ragazza di via Millelire
I ragazzi di Torino sognano Tokyo e vanno a Berlino
Rasputin (film 2011)
Razza selvaggia
Romanzo di una strage
Sangue – La morte non esiste
Santa Maradona
Scadenza trenta giorni
Se devo essere sincera
La seconda volta
Senza una donna (film)
Sette opere di misericordia (film)
La settimana bianca
Si chiude all’alba
Signorina Effe
Il silenzio dell’allodola
SmoKings
La solitudine dei numeri primi (film)
Solo un padre
La sonnambula (film 1941)
Sotto il sole nero
La spettatrice
Suspiria
Tandem (film 2000)
Tentazione (film 1942)
La terza madre
The Bourne Ultimatum
Tony Arzenta (Big Guns)
Tony, l’altra faccia della Torino violenta
Torino centrale del vizio
Torino nera
Torino violenta
Un toro da monta
Tra due donne (film 2001)
Uno tra la folla
Tre punto sei
La tregua (film 1997)
Trevico-Torino – Viaggio nel Fiat-Nam
Troppo tardi t’ho conosciuta
Tutta colpa di Giuda
Tutti giù per terra (film)
Tutti possono arricchire tranne i poveri
Tutto parla di te
Ubaldo Terzani Horror Show
L’ultimo combattimento
L’ultimo crodino
Ultrà (film)
Un uomo, una città
L’usuraio (film 1943)
Il vagabondo (film 1941)
I vestiti nuovi dell’imperatore (film 2001)
La villa delle anime maledette
Villafranca (film)
Vincere
Il violinista del diavolo
Vivere ancora
Workers – Pronti a tutto
La zia di Carlo (film 1943)
(l’autore della fotografia originale è Stefano Zanarello Photograpy)

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Tarzan a Torino

La collina torinese
Un ambiente fatto da fitti boschi, dove, un tempo vi trovavano rifugio animali pericolosi, quali lupi, linci. Poco sicuro per chi vi si addentrasse, ma anche suggestivamente contrastante l’impatto visivo tra la verde pianura e la foresta collinare, confinate dal fiume Po.
Questo era ciò che un viandante medioevale si trovava ad osservare nel momento in cui si trovava di fronte al paesaggio della collina.
Allora (nel medio evo) chiamata la Montagna di Torino.
Nel 1300: “Sarebbe stata follia l’avventurar la persona e la roba in residenze tanto selvagge, e lontane da ogni speranza di soccorso” diceva lo storico Luigi Cibrario nel 1846.
Tra il XIV e il XV la zona collinare era disabitata.
Dal 1600 – 1700 incominciarono a sorgere edifici e ville residenziali, fatte costruire dai nobili ricchi piemontesi, attirati dall’attrattiva del paesaggio, come luogo di rifugio dalle pestilenze, ed in più con un clima più fresco in estate, rispetto a quello del pianoro cittadino.
Sul versante torinese spiccavano appezzamenti adibiti a vitigni. Fu in quel periodo che alla colina venne attribuito il nome di “Vigne”, con la duplice funzione di luogo di villeggiatura e fonte di reddito agrario, grazie alla coltivazione della vite, frutta, ortaggi e cereali. Dove più di 400 residenze padronali e rustici, appartenenti a nobili famiglie e commercianti arricchiti cittadini, tappezzavano l’intera collina.

Cantanti legati alla città di Torino:
Modugno a Torino ci lavorò come cameriere, Celentano ci fece il militare.
Diversi cantanti le hanno dedicato una canzone; il Quartetto Cetra “Passeggiando per il centro di Torino”; Lucio Dalla “Un auto targata To”; Antonello Venditti “Torino”, Vinicio Capossela “Tanco del Murazzo”, Subsonica “Il cielo su Torino”; Ligabue “Siamo chi siamo”; Statuto “Qui non c’è il mare”.
Nativi di Torino sono Fred Buscaglione, Gipo Farassino, Rita Pavone, Umberto Tozzi, i Righeira, Statuto, i Brutos, Perturbazione (Rivoli), Subsonica.
La maggior parte delle Star mondiali hanno calcato il palco dello stadio torinese. Da Madonna, ai Rolling Stones a Micheal Jackson, Bob Marley. Bruce Springsteen ufficializzò l’unione con l’attuale consorte Patty Scialfa (allora sua corista) nel giugno del 1988, passeggiando in via Roma.
Sting, Mouse, Coldplay.
Da dicembre del 2009, presso il Parco Dora ex Ferriere si svolge il Kappa Future Festival ospitando dj e artisti del calibro di Groove Amada, BloodyBeetroots, Tommy Lee.
Il prossimo KFF si terrà 3-4 Giugno 2021.
Nel 2019 il KFF supera se stesso, con oltre 60.000 presenze da 102 nazioni, e l’assegnazione dell’International Music Festival Award dalla giuria dei DJ Awards.

Storia di Babbo Natale:
La figura di Babbo Natale, chiamato anche Santa Claus deriva da un vescovo, poi divenuto anche Santo, San Nicola di Bari, della città di Myra (nell’odierna Turchia), di cui si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli che erano stati rapiti ed uccisi da un oste e che per questo era considerato il protettore dei bimbi.
La leggenda di san Nicola è alla base della grande festa nederlandese di Sinterklaas (il compleanno del Santo).
Originariamente il vestito di Babbo Natale era verde. Sarebbe divenuto rosso (a livello mondiale) solo dopo che, negli anni ’30, la Coca Cola lo usò per la sua pubblicità natalizia e lo vestì in bianco e rosso, come appunto la scritta della sua famosa bibita.
Prima ancora, nel 1915 la White Rock Beverages (ditta distributrice di acque minerali) lo vestì di rosso per la vendita di ginger.
Ancor prima, nei primi anni del ventesimo secolo, la figura di Babbo Natale apparve vestita di rosso e bianco in alcune copertine della rivista “Puck”.

Eleonora Duse (1858-1924): 
Recita più volte nei teatri di Torino. Da ricordare la trionfale accoglienza decretata il 1 novembre 1883 alla “Fedora” di Sardou.
L’artista continua la sua stagione torinese l’anno successivo, con “La signora delle camelie”, “La contessa Maria” e l’ “Adriana Lecouvreur”.

Brigitte Bardot

Moi, ex mercati generalii e BB:
Inaugurati nel 1933 su uno dei migliori progetti razionalisti cittadini, destinato ai servizi di mercato ortofrutticolo all’ingrosso. Costituito in navate fatte in cemento armato ad andamento parabolico, su progetto dell’architetto istriano Umberto Cuzzi. Il progetto sfrutta la lunghezza di via Giordano Bruno con le ferrovie adiacenti.
Il complesso viene dismesso nel 2001 quindi restaurato per accogliere il nuovo villaggio olimpico del 2006.
Dal 2013 è in attesa di nuova destinazione.
Il mercato ortofrutticolo è stato trasferito presso il centro CAAT, in strada del Portone n°10 Grugliasco.

Torino: ex Moi, nuova proprietà per palazzine: (ANSA) – TORINO, 10 LUG 2020 – Fa un altro passo avanti, nonostante l’emergenza Covid, il piano di riqualificazione dell’ex Villaggio Olimpico di via Giordano Bruno a Torino. La proprietà delle sette palazzine ex Moi passa al Fondo Abitare Sostenibile Piemonte, con il sostegno della Cassa Depositi e Prestiti e delle fondazioni di origine bancaria. La cessione è stata perfezionata dopo la liberazione definitiva dalla lunga occupazione, conclusa la scorsa estate (2020), con un processo innovativo di accompagnamento e reinserimento degli abitanti delle palazzine verso percorsi di autonomia abitativa e lavorativa, coordinato dalla Città di Torino con Prefettura, Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e Diocesi.
   Il quartiere sarà completamente ristrutturato e diventerà un complesso di residenze sociali, con oltre 400 posti letto dedicati alla residenzialità temporanea a tariffe convenzionate per studenti, giovani lavoratori, city users. A regime, sarà gestito da Camplus, primo provider italiano di co-living e di housing per studenti universitari, con 10.000 posti letto, di cui 2.000 a Torino dal prossimo anno accademico. Molte di queste iniziative – da Ivrea 24 a Campus Sanpaolo, da Cascina Fossata a Luoghi Comuni Porta Palazzo e San Salvario – sono nate nell’ambito del sistema dell’housing sociale promosso dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Crt e dal Fia (Fondo Investimenti per l’Abitare) di cui il Gruppo Cdp è gestore e principale investitore, insieme al Mit e alle principali istituzioni del mondo bancario, assicurativo e previdenziale. (ANSA)
“Di Brigitte Bardot ne parleremo la prossima volta”.

Il Bicerin Caffè storico Torinese

Nel Giugno del 1763 l’acquacedratario Dentis aprì una piccola bottega scura arredata da rustiche panche in legno (di fronte all’ingresso del Santuario della Consolata).
All’inizio dell’ottocento il locale cambiò fattezze assumendo il prezioso aspetto che tutt’oggi offre.
Un fattore che influenzò il successo del locale fu l’invenzione nel suo interno di una gustosa bevanda fatta di: caffè, cioccolato, latte e sciroppo (chiamata appunto il Bicierin).
Bevanda apprezzata da Camillo Benso conte di Cavour, il quale era un frequentatore abituale del locale. Altri famosi estimatori di Bicerin furono Pablo Picasso, Alexandre Dumas (padre) e Ernest Hemingway (che lo inserì fra le cento cose del mondo che avrebbe salvato). 

Charlot

Nell’Ottobre del 2015 Geraldine Chaplin approda a Torino
La figlia di Charlie Chaplin fu impegnata per una settimana di riprese del film “The Broken Key”. La mattina del 5 Ottobre la donna tenne una conferenza stampa direttamente dal set del film, ultimo lavoro di Louis Nero.
La Chaplin girò sulla Mole Antonelliana per l’intera settimana.
Il film, un thriller ambientato in una futuristica magica Torino, ripercorreva un viaggio disseminato di emozionanti insidie e colpi di scena.

“Quando ho ricevuto la sceneggiatura – confesso’ la Chaplin – devo dire di non averci capito molto; poi, una volta riletta, non solo l’ho capita,ma l’ho proprio sentita; alla terza lettura, “bombardata” da così tante immagini , mi sono detta: deve assolutamente uscirne un film. Questo è un film davvero particolare, molto diverso rispetto a quelli che ho fatto finora. Devo ringraziare Louis Nero, che è un grande artista, per me è un onore lavorare per lui.” “ Vedere ed entrare nel Museo – ha proseguito l’attrice – per me è stato “sopraffacente”. Al pensiero che, quando girai tempo fa a Torino il film “Imago mortis”, non fui portata dal regista in questo posto davvero unico,magico, mi verrebbe voglia di manifestargli il mio grande disappunto,anche se in ritardo”. (Geraldine Chaplin)

Elvis

Artisti di Strada:
L’arte da strada è la forma di intrattenimento più antica e nobile della creatività dell’uomo.
La Città di Torino è da anni aperta ed accogliente verso le attività artistiche di strada, ritenendole importanti e utili per rendere migliore l’atmosfera creativa e culturale della città.
Per attività di strada si intendono le esibizioni in luoghi pubblici (piazze, marciapiedi, zone pedonali) da parte di artisti che offrono spettacoli di intrattenimento di musica, teatro, giocoleria o altre discipline. 
A Torino le esibizioni sono consentite su tutto il territorio cittadino dalle ore 10 alle 22 senza particolari autorizzazioni per gli artisti.
Nella zona centrale della città, per rendere le attività e le esibizioni meglio fruibili dalla cittadinanza e compatibili con le esigenze dei residenti, è stato deciso di sperimentare un sistema di prenotazioni degli spazi con orari fissi attraverso la web app Arthecity.
Gli artisti e le artiste di strada che utilizzano impianti di amplificazione e relativi diffusori portatili a batteria e/o percussioni che intendono esibirsi in queste aree devono prenotarsi utilizzando Arthecity.
La zona centrale è quella delimitata tra Piazza Castello, prima porzione di via Garibaldi, quadrilatero romano fino a Piazzetta IV marzo, vie pedonali Lagrange e Carlo Alberto e zona Piazza San Carlo, fino a Piazzetta CLN; sono state individuate precise zone e fasce orarie a cui musicisti e musiciste devono attenersi per potersi esibire. 
Per gli artisti di strada che intendono esibirsi in queste aree è necessario prenotarsi – anche in tempo reale – attraverso la web app Arthecity.
Arthecity, raggiungibile da web, smartphone e tablet, è aperta anche alla consultazione da parte di cittadini e turisti che vogliono individuare le esibizioni in programma. 
Info:
Torino Creativa
email: torinocreativa@comune.torino.it
tel. 01101130030
Per informazioni sul funzionamento della app Arthecity: 
email: support@arthecity.com

Asterix e Obelix

Porta Palatina:
Porta principale “destera” per accedere settentrionalmente nell’antica città. Unica rimasta delle quattro originarie porte d’accesso.
Adiacente ad essa, nel parco, si suppone vi fosse un anfiteatro.
Eretta nel I secolo a.C è la Porta Romana più antica esistente al mondo.

Fred Astaire

Balli e danze folk Piemontesi:

I balli e le danze tradizionali piemontesi nascono come forma di aggregazione e di divertimento tra le persone delle diverse comunità, più che ad una vera e propria tecnica mira al gusto del ballare insieme in una festa popolana.
Ciò fa si che anche i principianti riescono ad aggregarsi facilmente unendosi ai balli.
Esistono testimonianze scritte e musicalmente tramandate di antiche danze etniche diffuse su tutto il territorio Piemontese.
In val Varaita, ad esempio, se ne contano diverse: il Gigo, il Courento, Rigoulet, Camaigro, Rigoudin, tanto per citarne alcune.
In val di Susa: le danze degli Spadonari.
Nelle valli di Lanzo: Courenda, Bràndou (Branlu).
Nelle valli Appenniniche: Monferrina, Ghiga, Perigurdino.
Nel Roero, Langhe, Monferrato: Brando, Monferrina, Burea, Curenta.
Le danze in uso in Piemonte a partire dal XVIII secolo sono il Valzer, la Polca, Mazurka, suonate con strumenti caratteristici quali: violino, organetto, la ghironda, cornamusa, flauti e più recentemente la fisarmonica.

Il funambolo torinese
Il solo funambolo italiano specializzato in grandi altezze, si è cimentato in diverse imprese come la traversata di piazza Matteotti a Chiavari, sospeso su un cavo teso a 20 metri d’altezza, solcando nell’aria l’intera piazza gremita di pubblico. Oppure attraversare camminando su un cavo sospeso nel cielo sopra il Santuario di Castelmagno, a quota 1800 metri.
Andrea Loreni, funambolo torinese, classe 1975, il solo italiano capace di sfidare vento e mancanza di ossigeno camminando su una corda Dyneema per traversate lunghe oltre i 70 metri. 
Dal 2006 Andrea Loreni si dedica alle camminate su cavo a grandi altezze. Una pratica che ritiene avvicinarlo alla meditazione Zen.
Andrea ha stabilito nel 2011 il record italiano, percorrendo 250 metri a 90 metri di altezza nei cieli di Pennabilli (in Romagna) .
E a Rocca Sbarua (provincia di Torino) ha camminato sospeso a 160 metri da terra.

Pesci d’acqua dolce nativi del Fiume Po

Le specie storicamente più caratteristiche del fiume sono il luccio, la carpa, la tinca, il persico sole e il pesce gatto.
Pur essendo la salute del Fiume Po migliorata rispetto alla seconda metà del secolo scorso, (quando i fenomeni di inquinamento erano molto evidenti). Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica: il problema principale rimane la gestione delle risorse idriche, la flora e la fauna ittica invasive, per via delle alterazioni ambientali e dell’invasione delle specie esotiche, parecchie specie native del Fiume Po corrono il rischio di estinzione. Altro punto dolente sono le siccità estive, sempre più marcate.
Purtroppo la situazione è preoccupante e gli studi ed i censimenti effettuati dagli organi di competenza demarcano il numero delle specie ittiche presenti ed estinte.
Segue l’elenco:
Storione comune, Storione Ladano: Estinto
Barbo Canino, Cagnetta, Cobite Mascherato, Lampreda di mare: Gravemente Minacciata
Panzarolo, Pigo, Storione Cobice, Temolo: Gravemente Minacciata
Cheppia o Alosa, Lampred Padana, Lasca, Luccio, Pesce Persico: Minacciata
Savetta, Scazzone, Tinca, Triotto, Trota Marmorata: Minacciata
Alborella, Anguilla, Barbo comune, Cobite comune, Ghiozzo Padano: Vulnerabile
Gobione, Passera di mare, Sanguinerola, Scardola, Vairone: Vulnerabile
Latterino: a rischio Estinzione locale
Cavedano, Cefalo Calamita, Carpa, Trota Fario : Rischio minimo
Bottatrice, Spinarello: Carenza di informazioni

Zorro

Piazza San Carlo
Progettata dall’architetto Carlo di Castellamonte (1560-1640) a partire dal 1637-1638, e portata a compimento solo nei primi anni Cinquanta del secolo, piazza Reale (oggi San Carlo) costituisce il fulcro dell’ampliamento meridionale della città inaugurato nel 1620, spazio di rappresentanza e luogo di mercato.
Impostata sull’asse della Contrada Nuova (attuale via Roma), la piazza è fiancheggiata da facciate continue con portici originariamente sorretti da coppie di colonne libere, già nel 1764 inglobate in più solidi pilastri, per garantire la stabilità degli edifici sovrastanti.
I due lotti meridionali della piazza furono donati a ordini religiosi sotto la diretta protezione dei Savoia:
“Gli Agostiniani Scalzi e le Carmelitane Scalze” che v’innalzarono le chiese gemelle di San Carlo e Santa Cristina.

Completata dopo il 1646 a seguito di un editto della reggente Maria Cristina di Francia, Piazza San Carlo, è indicata dalla storiografia come il primo spazio pubblico della città ad aver assolto anche al ruolo di piazza d’armi.
Tale funzione, che emerge come conseguenza dell’evidente natura di via militaris della Contrada Nuova, fu ribadita e accresciuta nel corso dell’espansione della città verso il Po.
Affiancata nella sua funzione nel 1729 dalla nuova Piazza reale (oggi Piazza Savoia) disegnata da Filippo Juvarra lungo l’asse rettore dell’espansione occidentale, Piazza San Carlo vide gradualmente venir meno il proprio ruolo militare nella seconda metà del XVIII secolo, sino a perdere qualunque caratterizzazione specifica in età napoleonica, quando emerse l’interesse verso l’area che la demolizione delle mura aveva reso disponibile nei pressi della porta di Po.
(da: https://www.museotorino.it/)

Negli ultimi decenni, nel Salotto cittadino si sono festeggiati e si festeggino gran parte dei momenti felici cittadini.
Palcoscenico a cielo aperto per numerosi concerti, avvenimenti sportivi (dalle maratone, agli scudetti vinti), sfilate per il carnevale.
Per i giochi Olimpici del 2006 l’ NBC americana ne fece il fulcro delle proprie dirette televisive.

Giacomo Casanova (1725-1798):
Giunge a Torino per la prima volta nel 1750 e ne resta affascinato al punto tale da affermare: “Tutto mi piacque a Torino, la città, la corte, il teatro, le donne che erano tutte belle, a cominciare dalle duchesse di Savoia”. Giacomo Girolamo Casanova è stato un avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, esoterista, diplomatico, scienziato, filosofo e agente segreto della Serenissima italiano, cittadino della Repubblica di Venezia. Giunse a Torino in quanto, la posizione al confine con la Francia insieme al ruolo di capitale sabauda, hanno per molto tempo trasformato la citta’ in una meta molto ambita. Nel ‘700 parecchi personaggi illustri vi soggiornarono, tra i quali, anche Giacomo Casanova. “Tombeur de femme” molto noto, entrato nel mito grazie alle sue avventure amorose descritte nell’”Histoire de ma vie”: racconto autobiografico delle sue avventure galanti e non. Casanova nel capoluogo Sabaudo vi e’ venuto per ben sette volte.  La prima fece solo una breve sosta mentre si stava recando in Francia. Successivamente, nel maggio e giugno del 1750, visse un lungo soggiorno, in occasione delle nozze tra Vittorio Amedeo di Savoia e Maria Antonia di Spagna. In quella occasione, per via delle pompose cerimonie, fu per diverse volte ospite del neonato Teatro Carignano. Il galantuomo veneziano disse che “A Torino il gentil sesso ha tutti i fascini che l’amore può desiderare”.

Il Mausoleo della Bela Rosin:
Progettato nel 1886 dall’architetto Angelo Demezzi fu ultimato nel 1888.
Costruito in stile neoclassico si rifà al Pantheon romano, ha pianta circolare con diametro di 16 metri e pari altezza. Sulla parte frontale vi è un pronao (spazio davanti alla cella templare) con otto colonne alte cinque metri.
Sopra il frontone vi sono riportati le effigi dei conti di Mirafiori e il motto “DIO PATRIA FAMIGLIA”.
Il Mausoleo fu voluto dai figli di Rosa Vercellana (La bela Rosin) come ricostruzione simbolica del luogo in cui la donna avrebbe dovuto essere sepolta accanto al marito, primo e d’Italia. Ovvero al Pantheon di Roma, diritto le che venne negato dalla casa reale, non essendo ella mai stata regina, poiché sposata dal Re con solo rito religioso e non civile.
*Rosa Vercellana, nota come la Bela Rosin (Nizza, 11 giugno 1833 – Pisa, 26 dicembre 1885), fu dapprima l’amante e in seguito la moglie morganatica (non nobile) del Re d’Italia Vittorio Emanuele II, che le concesse i titoli nobiliari minori di Contessa di Mirafiori e di Fontanafredda (territorio di Serralunga d’Alba).
Nell’interno del mausoleo vi sono otto colonne intorno a nicchie vuote, un tempo occupate dalle salme della Bela Rosin e dei suoi discendenti. Sopra la cupola lastricata in rame vi è una croce latina.
La sua storia è stata tormentata da episodi drammatici, con un susseguirsi di atti vandalici con profanazione e trafugazione di bare, oggetti e salme. A seguito di ciò i resti di Rosa Vercellana e i suoi discendenti vennero trasferiti al cimitero monumentale di Torino.
Gli ultimi recenti lavori di restauro conservativo, durati quasi tre anni, sono terminati nell’estate del 2005.
Il mausoleo si trova in un parco di circa trentamila metri quadrati, che durante l’estate diviene un “giardino di lettura”, attrezzato con gazebo e panchine, per consentire ai visitatori di leggere i libri disposti su carretti per il prestito gratuito.
Rimane aperto soltanto stagionalmente, su iniziativa del Sistema bibliotecario della città di Torino.
Si trova in strada Castello di Mirafiori 148, Torino.

Nel 1987 Madonna si esibiva al Comunale di Torino conquistando l’Italia
Nel lontano settembre del 1987, la Regina del Pop Madonna, si esibiva per la prima volta in Italia, come tappa iniziale scelse la nostra Torino. Dando così vita ad un concerto passato alla storia per via della performance della cantante.
Fu trasmesso con una lunga diretta televisiva in 18 nazioni. Verrà ricordata negli anni a seguire anche per via della sua frase di saluto divenuta uno slogan giovanile di allora: “Siete già caldi? Bene! Anch’ìo! Siete pronti? Bene! Anch’ìo”. 

Dostoevskij a Torino:
Nel settembre del 1863 Dostoevskij venne a Torino. Accompagnato dalla sua amata Apollinarija Prokof’evna Suslova, fece tappa in città in attesa di ricevere danaro. Difatti, dopo aver dilapidato il suo patrimonio a Wiesbaden a causa del vizio del gioco, oppresso dai debiti e da turbolenti pensieri, lo scrittore scriverà in una lettera indirizzata al fratello, d’essere giunto in Italia per trovare ispirazione per scrivere un romanzo, confessando però di voler allontanarsi al più presto dall’”odiosa” e “noiosissima” Torino.
Nel suo romanzo “Il giocatore” compariranno elementi autobiografici e fatti di quel periodo.

Lungo Po Murazzi:
L’edificazione dei Murazzi, in gergo chiamati “Muri”, incominciò nel 1833 per terminare agli inizi del ‘900.
Fino a metà degli anni ’50 i saloni presenti sotto le arcate vennero utilizzati come rimessaggio per le barche dei pescatori, che nel ventennio successivo si videro costretti ad abbandonare la propria attività, per via dell’inquinamento sempre più marcato delle acque del fiume Po.
Inizialmente la zona subì un forte degrado, fina a quando, col sopraggiungere degli anni ’80, vennero aperti locali per la movida notturna. Il primo fu Giancarlo, (ancora esistente), come pure Dottor Sax. Via via se ne aggiunsero numerosi altri, trasformando la zona in un luogo prediletto per le nottate giovanili.

Gesù sta arrivando:
Da qualche anno si trovano in giro scritte su foglietti riportanti questa annunciazione: “Gesù stà arrivando”.
L’autrice è una immigrata che vuole evangelizzare l’Italia.
Ha treccine bionde che scendono sulle spalle ed occhi espressivi. Desiree, cinquantaquattrenne originaria del Camerun, arrivata in Italia dal 2001, si aggira per Torino appiccicando foglietti di carta con stampata l’annuinciazione. «Li appendo ovunque: da Roma, a Milano, da Nord a Sud. Il mio compito? Diffondere la parola di Dio». (da: lastampa.it del 2014/08/23/)
Qualcuno, avendola presa in parola, si è messo a diffonder la notizia scrivendola sui muri. “Probabilmente per comunicare qualcos’altro”.
Ma a Torino c’è di più…Nel 2018, durante l’ostensione della Sacra Sindone, un ragazzo dalle sembianze somiglianti al Cristo di Nazareth, si aggirava lungo le vie della città vestito in tunica, sandali, e diario di bordo (con tanto di social).
A volte lo si trovava stazionare presso i murazzi, non camminava sopra le acque del Po, ma la sua presenza intonava perfettamente col contesto.
Alla fine si scoprì trattarsi di un autore teatrale appartenente ad un gruppo di artisti che in quel periodo animavano i locali in disuso della Cavallerizza Reale.

Auto Ford Torino e Gran Torino:

E’ un autovettura prodotta dal 1968 al 1976 dall’americana Ford.
Il nome Torino gli venne dato in quanto Torino era considerata negli Stati Uniti la Detroit Italiana.
Considerando il fatto che il fondatore della casa automobilistica statunitense: Henry Ford, nel 1906 ricevette una prima visita da Giovanni Agnelli, alla quale ne seguirono diverse altre, Agnelli imparò tra le numerose cose, il sistema organizzativo lavorativo e a catena di montaggio..Tra i due capostipiti automobilistici vi era un buon rapporto.
Torniamo all’automobile, la Torino era da considerarsi, secondo gli standard americani, di medie dimensioni. Auto sportiva, molto potente. Vi erano modelli Coupè, berlina, familiar 4 porte e decapottabile; la Gran Torino oltre ad essere più aggressiva aveva interni sportivi.
Come velocità poteva raggiungere i 190 km./h. , i consumi si aggiravano sui 18 litri per 100 Km. (5,5 km./l).
Venne utilizzata in una famosa serie televisive del tempo : Starsky & Hutch.
E successivamente nei film “Gran Torino” di Clint Eastwood; Il grande Lebowski. Compare anche in Fast & Furious.

La febbre del sabato sera:
Elenchiamo il nome di alcune discoteche che negli anni ’70-80-90 hanno fatto la storia di Torino.
Incominciamo con l’immancabile Giancarlo, locale storico aperto ai “Murazzi” negli anni ’80.
Il Metrò, di via Gioberti, locale storico chiuso nei primi anni del 2000, dove nel sottoscala si ballava musica dal vivo.
L’Hiroshima Mon Amour, aperto negli anni ’80 in via Belfiore, trasferito in via Bossoli, zona Lingotto, dove tutt’ora è aperto.
Docxs Dora, nell’interno dei locali dismessi di storici capannoni, dagli anni ’80 fino al 2000 si avvicendarono giovani desiderosi di movida.
Taxido, Big Nephenta, Milleluci, Charleston, Club 84, Pick Up, Heaven, Ennessy…
Studio 2, locale storico situato in via Nizza all’altezza di corso Sommellier; chiuse nel lontano ’93. All’interno un enorme orologio con le lancette che giravano al contrario sancivano il tempo a feste universitarie e non..

Il Signor Bic:
Pur avendo nome e cognome poco italiani il barone Marcel Bich nacque a Torino, in corso Re Umberto 60, dove visse fino all’età di 16 anni, per poi emigrare con la famiglia a Parigi.
Il fondatore della importante industria di penne a sfera, francese lo divenne successivamente.
Il suo cognome ha origine savoiarde, della Valle d’Aosta.
Iniziò come venditore porta a porta di inchiostri e lampadine, fino a quando nel 1953 incontrò l’inventore giornalista ungherese Birò, il quale aveva di recente scoperto un sistema per scrivere senza lasciar macchie d’inchiostro, inserendo una sferetta in una punta, di modo da calibrare e contenere la fuoriuscita dell’inchiostro.
A Birò l’idea venne osservando nei giardini i bimbetti giocare con le birille di vetro, le quali, dopo essere finite dentro le pozzanghere rotolando lasciavano scie d’acqua.
Bich gli acquistò il brevetto a poco prezzo e da quel momento la strada fu spianata.
Perfezionò l’idea, fece costruire pezzi semplici ma funzionali, tolse l’acca al cognome depositando il marchio Bic.  La “h” venne tolta onde evitare una probabile pronuncia in lingua inglese poco consona (Bich → ingl. Bitch, puttana)
Et voilà, il torinese divenuto francese in breve tempo raggiunse un successo planetario.

A Torino potrebbe arrivare un terzo grattacielo?:
In fase di studio, un terzo grattacielo potrebbe innalzarsi, anch’esso presso l’area di Porta Susa, nell’area delle FS sistemi urbani.
Speculare a quello già esistente “Intesa San Paolo”.
Leggermente più basso di quello di Renzo Piano, dovrebbe ospitare attività commerciali, alberghiere e residenziali.
I tempi per realizzarlo si preannunciano molto lunghi.
Ad annunciarlo è il presidente di Building SpA, la società che ha realizzato alcuni anni fa il ‘Settimo Cielo Retail Park’.
Dopo le polemiche sollevate con i primi due grattacieli, questo terzo potrebbe fare da apripista per riuscire ad arrivare ai 12 previsti dal comune, entro il 2030.
Da tenere in considerazione che ipotesi ed analisi sono state fatte antecedentemente nel 2019, (periodo pre Covid).

Torino città magica:
Torino si trova al vertice di due triangoli magici; insieme a Lione e Praga costituisce il triangolo della magia bianca; con San Francisco e Londra, quello di magia nera.
(Il centro di positività lo si trova in piazza Castello, la negatività presso piazza Statuto).
A consolidare la natura magica cittadina si ritiene che dentro la Chiesa Gran Madre di Dio vi sia sepolto il Sacro Graal.
Altro punto esoterico importante lo si trova nella fontana angelica di piazza Soferino, rappresentante le quattro stagioni.
Da considerare il fatto che a Torino sia nato e cresciuto il famoso sensitivo Gustavo Rol.

Erminio Macario

Conosciuto come Macario, è nato a Torino un martedì del 27 maggio 1902, in via Botero 1; e deceduto, sempre a Torino, il 26 marzo 1980, all’età di 77 anni.
Crebbe in una famiglia molto povera, tanto che le avverse condizioni economiche della famiglia fan si che egli lasci la scuola per lavorare .
Fin da bambino recita nella compagnia filodrammatica della scuola, fin quando, diciottenne, entra a far parte di una compagnia che si esibisce nelle fiere paesane.
Il 1921 esordisce nel teatro di prosa.
Dopo quattro anni, nel 1925, viene notato dalla famosissima “Isa Bluette” che lo invita a far parte della sua compagnia di rivista.
Col passare del tempo Macario si costruisce una comicità tutta personale con caratteristiche clownescahe, un ciuffo sulla fronte, tirabaci che lo caratterizzerà, assieme agli occhi arrotondati ed una andatura ciondolante.
I suoi personaggi marcano un chiaro dialetto torinese.
Ritenuto da chi del mestiere come l’inventore del cinema comico italiano, nella sua lunga carriera ha lavorato a più di cinquanta spettacoli teatrali tra teatro di varietà, riviste, commedie musicali e spettacoli di prosa.
Nella sua lunga carriera lanciò numerose soubrette, donne avvenenti presenti nei suoi spettacoli.
Nascono così le famose “donnine” che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate.
Il suo successo, oltre che al cinema arrivò anche alla televisione, adottando spesso il piemontese per i suoi personaggi e le sue macchiette. 
Dalla metà degli anni ’50 le riviste cedono il posto alle nuove commedie musicali, i cosìdetti musicarelli, verso i quali il comico piemontese si dedicherà. Per citarne uno con Celentano: “Uno strano tipo”.
Nel 1957 reciterà nel film “Italia piccola”, del regista e scrittore Mario Soldati che lo vuole a tutti i costi, nel quale Macario riveste l’inconsueto ruolo di attore drammatico.
Da allora tornerà sullo schermo, soprattutto accanto all’amico Totò (ormai in difficoltà con la vista) assieme al qale girerà sei film campioni di successo.
Nel 1977 vorrebbe realizzare una rivisitazione della commedia “Il medico per forza”, ma problemi burocratici glie ne impediranno la realizzazione.
Ormai anziano, continua a calcare i palchi teatrali, fino a quando, nell’ultima replica dello spettacolo “Oplà, giochiamo insieme” (nel gennaio 1980) Macario accusa un malessere che si rivelerà fatale, il 26 marzo 1980, nella sua Torino.

Michael Jakson in città:
Il 23 e 24 Maggio del 1988 Michael Jakson, nel corso del suo “Bad world Tour”, approdò allo stadio comunale di Torino dove si esibì in una performance entusiasmante. All’apice della carriera il re del pop, giunto in Italia, scelse due città: la nostra e Roma.
Al comunale la sua performance venne seguita da 60.000 persone.
Al termine, dopo 125 concerti totali, il suo tour entrerà nel guines dei primati per via del maggior incasso totale mai realizzato, e l’affluenza di pubblico.

L’ Arco Olimpico:
Costruito in occasione dei XX giochi olimpici invernali, è costituito da un enorme arco metallico di colore rosso, fissato al suolo da una fitta rete di tiranti d’acciaio.
Alto 69 metri e lungo 55, fa da arco alla passerella sottostate, lunga 400 metri, che collega il centro Lingotto all’ex Moi Villaggio Olimpico di piazza Galimberti, via Giordano Bruno al complesso del Lingotto nel quartiere di Nizza Millefonti.
E’ uno dei simboli architettonici urbani visibili da ogni dove.
Oltre alla funzione simbolica riveste una funzione pratica, in quanto unisce due zone di Torino sud, separate dalla linea ferroviaria del Lingotto, comunicanti soltanto dai cavalcavia di via Passo Buole e dal sottopasso di corso Giambone.
La sua costruzione avvenne in diverse fasi: le piastre di acciaio furono dapprima inviate in Bulgaria dove vennero saldate parti intermedie per essere poi rispediti a Savona via nave, ed infine unite insieme in sito a Torino.
L’edificazione del ponte venne affidata alle ditte ATI Sermeca e Falcone.
L’arco venne innalzato il giorno 25 settembre 2005.
L’apertura al pubblico avvenne il 30 ottobre 2006.
Il ponte pedonale è aperto tutti i giorni dalle 6:00 del mattino alle 24:00.

A Torino c’è anche…Il 25 Verde
Situato in via Chiabrera 25, è costituito da 63 appartamenti.
E’ un edificio residenziale sostenibile costruito secondo i migliori criteri della bioarchitettura.
Opera dell’architetto Luciano Pia capace di portare la natura nelle abitazioni creando un condominio sormontato e attraversato da alberi e specchi d’acqua, creando un ambiente nel quale il verde e la natura sono parte predominante; come a prendere una parte del bosco della collina, una parte del verde del Valentino, una parte del fiume e portarli in un isolato urbano.
Gli appartamenti visibili dall’esterno in posizione sfalsata danno l’impressione di “scatole” indipendenti l’una dall’altra con ampie vetrate che si aprono verso la strada; la struttura di acciaio disegna sulle facciate forme arboree per sottolineare l’importanza della natura nel progetto; sopra ogni tetto c’è un prato.
Sui terrazzi vi sono grandi fioriere che ospitano in tutto 150 alberi di trenta specie diverse, mentre nel cortile interno sono presenti 50 alberi ad alto fusto e due specchi d’acqua attraversati da una passerella; un vero e proprio polmone che purifica l’aria.
I pilastri portanti che sorreggono la struttura sono rivestiti di COR-TEN, un acciaio autopassivante (con una patina di ruggine superficiale che si arresta e protegge la materia sottostante), modellato come tronchi di albero per dare l’impressione della foresta.
Tutte le pareti esterne sono rivestite da un cappotto termico e da lamelle di legno simili a squame, non trattate e garantite per 300 anni, provenienti dalla Slovacchia.
Per quanto riguarda il riscaldamento viene utilizzato un pozzo geotermico che sfrutta le acque di falda per ottenere riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria, il cui costo annuo per un appartamento di 100 mq è di circa 500 euro.
L’acqua piovana viene raccolta tramite cisterne e riutilizzata per l’irrigazione del verde.
(da http://www.sostenibile.com/blog/2012/04/ Articolo di Claudia Piazza)

Walt Disney a Torino
Il 7 e l’8 settembre del 1961 Torino, durante la celebrazione del centenario dell’Unità d’Italia ospitò Walt Disney.
Amato ed ammirato da grandi e piccini, il creatore di Topolino, atterrò in Italia portando un’ondata di innovazione e magia proprio qua nella capitale Sabauda.
A Italia ’61 venne installata la nuovissima tecnica cinematografica, conosciuta con il nome di Circarama.
Progettata nel 1955 per Disneyland, il sistema di proiezione filmica a 360° immergeva lo spettatore in una futuristica visione a tutto tondo.
Torino accolse l’artista all’interno degli stabilimenti Fiat, circondato dagli operai e dal dirigente Valletta che gli diede in dono un modellino della prima automobile Fiat.

Quella volta che Stanlio e Ollio passarono per Torino:
Nel giugno del 1950 il duo comico: Stan Laurel e Oliver Hardy, trascorsero una giornata qua in città.
Avvenne quando, durante il transito in treno diretto a Parigi, fecero una breve sosta nella capitale Sabauda. Di passaggio dal tour promozionale Europeo, incominciato tempo prima, dopo aver sostato a Roma e Milano, giunsero in città.
Nella breve sosta effettuata non si conosce bene che cosa andarono a visitare, ma quello che fu noto dalle cronache di allora, è che a Torino, presso la stazione di Porta Nuova, si presentò ad accoglierli una enorme folla di fans.
Ciò non bastò a far apprezzare la nostra città ad Oliver Hardy, il motivo fu il caldo opprimente, che al tempo martoriava il capoluogo.
L’estate del 1950 , infatti, fu una delle più calde dello scorso secolo e in quel giugno le temperature superarono nettamente i 30 gradi senza scenderne mai al di sotto.
Un clima che diede particolarmente fastidio all’attore, probabilmente a causa del proprio peso e della cagionevole salute.
Hardy, prima di ripartire verso la capitale francese si limitò laconicamente a definire Torino come una città dal clima equatoriale.

L’11 agosto del 1904, durante una tempesta, un fulmine colpisce il Genio posizionato sulla punta della Mole Antonelliana, provocandone la caduta. La statua si salvò rimanendo in bilico sul balcone sottostante.
Nel 1906 si decise di sostituirlo con una stella a cinque punte avente diametro di circa 4 metri. Il Genio originale è tutt’oggi conservato e visitabile all’interno della Mole (ancora viene scambiato dai turisti per un Angelo).
Con il nubifragio del 1953 ci fu la seconda caduta
Scampata ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale
Il 23 maggio del 1953, intorno alle alle 19 un nubifragio si abbatte su Torino, al termine del quale una tromba d’aria distrugge 47 metri di guglia che verrà ricostruita nel giro di un quinquennio, non più in sola muratura, perdendo così i diversi primati, ma sorretta da un’armatura metallica. La stella venne ricollocata nel 1961, ed anziché avere cinque punte venne fatta a dodici, più piccola e con un sistema parafulmine.

Monumento ai caduti del Frejus
Collocata in Piazza Statuto, rappresenta la superiorità della scienza e della tecnologia contro la forza bruta della natura.
L’opera pietrosa a forma di piramide, si innalza al centro di un’ampia vasca.
In cima spicca un Genio alato a rappresentare il trionfo della scienza, nei massi sottostanti il corpo di sette titani a manifestare la forza bruta della natura. 
Il Genio punta lo sguardo in direzione di via Garibaldi, della Gran Madre, inspiegabilmente all’opposto del Frejus.
Nel 1871 venne inaugurata la ferrovia che univa ed unisce Italia e Francia attraverso il Traforo del Frejus, realizzato in un brevissimo tempo, per merito degli ingegneri Sommelier, Grandis e Grattoni ed all’utilizzo di moderne perforatrici ad aria compressa.
L’entusiasmo indusse il conte Marcello Panissera da Veglio a proporre l’erezione di un monumento commemorativo che avrebbe dovuto rappresentare la scienza vincitrice sulla natura. I lavori incominciarono nel 1874, e dopo diversi imprevisti, furono ultimati il 26 ottobre 1879, quando Sua Maestà Re Umberto assistette allo svelamento del monumento, al grido “Volere è potere”.
Al favore pubblico si contrappose una fervente critica giornalistica che considerava il monumento sgraziato, se non che ridicolo e grottesco. Di pro diverse autorità ne difesero l’essenza considerandola un opera innovativa e diversa.

Piazzale di Porta Palazzo (piazza della Repubblica)
Nel 1729 l’architetto Filippo Juvarra realizzò una maestosa piazza d’armi a forma rettangolare, chiamata piazza Vittoria, delimitandone i lati con edifici di matrice juvarriana da una parte, e dalla Porta Palazzo dall’altra.
Nell’800 Napoleone fa demolire la Porta Palazzo, insieme alle mura circostanti. La zona diventa parte integrante della città d’allora. L’architetto Gaetano Lombardi progetta, rispettando i connotati Juvarriani, un’enorme piazza ottagonale. La stessa che si offre a noi.
Il mercato di Porta Palazzo si trasferisce in piazza della Repubblica (a quel tempo, 1835, piazza Emanuele Filiberto).
Inizialmete vennero costruite tettoie da utilizzare per il mercato, a posteriore sostituite dagli edifici che ancora oggi ospitano il Mercato Alimentare, il Mercato ittico (recentemente trasferito in corso Ferrara 46) e il mercato alimentare dell’Orologio consistente in una struttura metallica del 1916.
Di nuova costruzione l’edificio pentagonale su tre livelli, opera dell’Architetto contemporaneo Massimiliano Fuksas.
Porta Palazzo detiene due primati, il primo è che con i suoi 51.300 mq è la più grande piazza di Torino, il secondo decreta il mercato di questa piazza il più grande mercato all’aperto d’Europa.

Carnevale e Gianduja

Il carnevale viene festeggiato in tutto il mondo nei paesi di tradizione cattolica, pur essendo una festività che ha origine intorno al 400-500 A.C.; quando nelle “dionisiache” greche per qualche giorno venivano soverchiati i ruoli sociali, arricchendoli di scherzi e dissolutezze.
La maschera del Piemonte è Gianduja, nato verso fine ‘700 dalla fantasia di due burattinai, Gioacchino Bellone di Oja (Racconigi) e Giovanni Battista Sales di Torino.
Il suo nome deriva dalla locuzione “Gioann dla doja, ovvero Giovanni del boccale”.
I due erano allievi di Gioanin ëd j’Usèj (Giovannino degli Uccelli), famoso burattinaio dell’epoca. Sales e Bellone, come usavano fare gli artisti dell’epoca, erano soliti girare in lunghe tournée che si spingevano anche in Liguria portando in scena le avventure di Giròni (in italiano, Gerolamo). Il Doge di Genova di quel periodo si chiamava “Gerolamo Durazzo” ed i genovesi, lo identificarono nel burattino Giròni, che ne ridicolizzava il nome .
Si suppone un intervento della polizia ai danni del duo convincendolo (coi modi di allora) a far cambiar nome al proprio burattino.
Fu quindi da poco prima del 1804 che Gironi divenne Gianduja. Sales e Bellone si stabilirono a Torino, nel teatrino di San Rocco, successivamente ribattezzato Teatro Gianduja. Poco dopo Sales inaugurò il circo avente il suo nome, ma attanagliato dai ingenti problemi economici morì in miseria. Bellone si era nel mentre ritirato dalle scene.
Gianduja divenne così protagonista di nuovi spettacoli di altre compagnie, in particolar modo quella dei marionettisti ferraresi Lupi. Grazie all’abilità artistica dei Lupi, Gianduja riuscì ad affascinare autori del calibro di Edmondo De Amicis.

ANDY WARHOL è arrivato… a Torino!
Presso la Palazzina di caccia di Stupinigi      
Il viaggio estroso e colorato nella vita di Warhol attraverso le lenti di McDarrah, per conoscere genio, creatività ed innovazione del padre della Pop Art. Per comprendere il suo mondo, la sua essenza di uomo e la sua opera, capace di influenzare l’arte ed il pensiero della società contemporanea.  
Per la prima volta a Torino, un’esposizione unica che raccoglie oltre settanta opere ufficiali: fotografie, serigrafie, litografie, stampe, acetati, ricostruzioni fedeli degli ambienti e dei prodotti che Warhol amava e da cui traeva ispirazione.
https://warholsuperpop.it/

Amici a quattro zampe:
Questi signorotti a quattro zampe vengono sovente utilizzati per gli incontri di pet therapy, di modo da farli interagire con persone in cura.
Ad esempio, presso la clinica dentaria delle Molinette, al Lingotto, li si fa giocare coi bambini in attesa di entrare nella sala dentistica.
Oppure li si fa tenere compagnia ai malati d’Alzheimer.
Gli impieghi sono innumerevoli.
Un associazione cittadina che si occupa d’organizzare il tutto è: Sorrisi a 4 zampe

Monumento a Emanuele Filiberto, detto “Caval ‘d brôns”
Il celeberrimo monumento equestre del principe sabaudo che nel 1563 spostò la capitale del ducato da Chambéry a Torino, conosciuto dai torinesi come il “Caval ‘d brôns”, collocato al centro di Piazza San Carlo, è considerato il capolavoro dello scultore Carlo Marochetti (1805-1867), che lo innalzò nel 1838.

Nel 1831, Re Carlo Alberto (1798-1849) affidò allo scultore naturalizzato francese Carlo Marocchetti (1805-1867), l’incarico di progettare il monumento al duca Emanuele Filiberto di Savoia (1528-1580)..
Ovvero “Il principe che nel Cinquecento era riuscito abilmente a riacquistare l’autorità sul ducato e che aveva deciso lo spostamento della capitale al di qua delle Alpi sancendo gli interessi “italiani” della dinastia”.
Dopo un primo bozzetto, bocciato, (conservato oggi presso la Galleria d’Arte Moderna di Torino), il sovrano indirizzò l’opera sulla progettazione di una statua che fosse ornata di fontane.
Per i dubbi sollevati dalla critica sull’estetica del complesso, il disegno non trovò realizzazione, tanto più che in un decreto del 1833 lo stanziamento previsto di 210 mila lire era stato ridimensionato alla realizzazione di una statua bronzea con piedistallo in marmo e quattro figure laterali.
Il monumento venne fuso a Parigi, nelle officine Soyer e Ingé.
Il basamento fu realizzato con due bassorilievi raffiguranti la “battaglia di San Quintino” (1557) e il “Trattato di Cateau Cambrésis” (1559).
Forte del successo ottenuto all’esposizione temporanea al Louvre, la statua, presa la via dell’Italia. Per venire solennemente inaugurata il giorno onomastico del sovrano, il 4 novembre 1838. Carlo Alberto, soddisfatto del lavoro, onorò Marocchetti del titolo di barone. (https://www.museotorino.it/)

Ad Asti si trova la balena più antica del Mediterraneo:
Presso il museo paleontologico territoriale Astigiano è custodito il reperto di una balena
vissuta tra i 13 e i 19 milioni di anni fa.
La ricerca relativa all’analisi del reperto è ad opera di ricercatori tecnici del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Torino.
L’età geologica e la natura del reperto si è capito dai blocchi di Pietra da Cantoni (una roccia sedimentaria diffusa in Monferrato casalese) dove era incapsulato.

Casa Scaccabarozzi:
Conosciuta come la “Fetta di Polenta”:
Si trova nel quartiere Vanchiglia. Progettata da Antonelli nel 1840, venne costruita più per scommessa che per vera esigenza.
Le dimensioni dei lati di questo curioso edificio sono: 16 metri su via Giulia di Barolo; 4,35 metri su corso San Maurizio e appena 54 centimetri di parete dalla parte opposta di corso San Maurizio.

Borgo Medioevale:
Si trova all’interno del parco del Valentino dove venne edificato come padiglione dell’Esposizione internazionale che si svolse a Torino nel 1884.
Destinato alla demolizione al termine dell’Esposizione, nel 1942 divenne museo civico.
Si tratta di una riproduzione di un tipico borgo medievale del XV secolo.
All’interno del borgo ci sono caratteristiche botteghe artigianali.

Eataly:
Fondata nel 2004 ad Alba da Oscar Farinetti, è una catena alimentare specializzata nei prodotti italiani.
Il primo punto vendita fu realizzato a Torino, in zona Lingotto Millefonti, all’interno dell’ex stabilimento della Carpano (ove si trova il museo).
Successivamente venne aperto un punto a Genova, Roma. Sono in programma aperture a Toronto, Los Angeles, Londra.

Perché Torino è bella?:
Semplice, per riassumere alla spicciola basta guardare questa fotografia scattata diversi anni fa nell’interno del cortile del Palazzo Reale, descrivendo di getto quello che passa alla mente.
Uno: è multietnica; due: modernità e storia regale s’accomunano magistralmente, tre: è caratterizzata da una bellezza lussuriosa ma discreta; quattro: non stà mai ferma; cinque: il cielo plumbeo si sposa col contesto.

Friedrich Nietzsche (aprile-maggio 2018):
Nato nel 1844 a Rocken, villaggio della Prussia meridionale (nei pressi di Lipsia, Germania).
Considerato tra i massimi filosofi e scrittori di ogni tempo.
Fu poeta, saggista, compositore, docente universitario.
Dall’eta’ di 34 anni, per motivi di salute, divenne pellegrino viandante, senza casa ne’ patria.
Alcune sue mete in Italia furono:
Genova
Rapallo
Venezia
e naturalmente:
Torino..Dove soggiornò in via Carlo Alberto 6
..dove scrisse l’Anticristo, il crepuscolo degli idoli e Ecce Homo.
E dove, nel 1889, avvenne il suo crollo mentale.
“Il 3 gennaio 1889 ebbe la prima crisi di follia in pubblico; mentre si trovava in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese, vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracciò l’animale, pianse, finendo per baciarlo;
in seguito cadde a terra urlando in preda a spasmi.”.
Dal 1892 perse la memoria trascorrendo gli ultimi anni di vita vittima d’un totale mutismo.
Mori’ nell’Agosto del 1900, a Turingia, in Germania.

Una città da Cani..:
Gli amici a quattro zampe possono scorrazzare spensierati e dormire sonni tranquilli, a Torino ci sono ben 90.000 mq. di spazio verde tutti per loro. Suddivisi in aree recintate, più o meno grandi.
All’interno delle aree i cani possono correre e giocare liberamente senza guinzaglio, né museruola, ovviamente sotto la diretta responsabilità del padrone, penalmente responsabile di tutto quello che l’amico compie.
Per saperne di più: Comune Torino Area Cani

Monumento a Vittorio Emanuele II:
Si trova in corsoVittorio Emanuele II nel centro dell’incrocio con corso Galileo Ferraris.
Venne voluto e dedicato al primo Re d’Italia, dal figlio Umberto I, il quale ne finanziò le spese d’esecuzione.
Venne realizzata tra il 1882 e il 1889, e fu inaugurata nel ventennale della morte del Re.
Opera in granito e bronzo, dell’architetto Pietro Costa.
In cima, Vittorio Emanuele II, volta le spalle alla Francia in segno di spregio, anche se, in realtà, “mormoravano le comari” ch’egli guardasse in direzione della Bela Rusina. Alla base sono collocate sculture rappresentanti Unità, Fratellanza, Lavoro e Liberà.
Il monumento è alto 39 metri e per questo motivo veniva chiamato dal popolo: “Il Re sui tetti”.
Il motivo della presenza di Superman verrà argomentato in un capitolo a parte.

Lavazza:
Tutto ha inizio nel 1895, quando Luigi Lavazza apre la prima drogheria in via San Tommaso a Torino.
Tra tutte le spezie, droghe e prodotti venduti si appassionò al caffè, studiandone caratteristiche e origini, da lì incominciò a crearne miscele. A seguito di un suo viaggio in Brasile ne ampliò le conoscenze.
Nel 1927, nel primo dopoguerra fece il grande salto diventando da bottega a piccola impresa. In corso Giulio cesare 65 nasce la Lavazza S.p.a. Condotta da moglie e figli.
Nel 1947 nasce il primo logo lavAzza, due anni dopo brevetta la prima lattina con il coperchio in plastica apri-chiudi conserva aroma.
Successivamente, nel pieno boom economico, oltre alla qualità del prodotto sempre più raffinato e all’avanguardia, si inanellano le innumerevoli campagne pubblicitarie, creative quanto di prim’ordine.
Un crescere continuo l’ha portata ad essere una delle principali società a livello mondiale, fiore all’occhiello della città.
La nuova sede cittadina, avveniristica e di recente costruzione affianca il museo, in via Bologna 32/a.

Castello del Valentino:
E’ situato nel omonimo Parco, sulla riva sinistra del fiume Po.
In viale Mattioli 39.
Attualmente ospita la Facoltà di Architettura.
I lavori per costruirlo durarono 27 anni (dal 1633 al 1660) su progetti di Carlo e Amedeo di Castellamonte.
Il primo documento dove compare il nome Valentinium (zona parco) risale al 1275.
Storicamente era abitudine celebrare nel parco (proprio il 14 febbraio, ora festa degli innamorati) una festa galante durante la quale ciascuna dama chiamava il proprio cavaliere Valentino.
Il castello deve la sua forma ad una giovanissima Madama Reale (Maria Cristina di Borbone) che lo volle far edificare ricalcando lo stile architettonico dei castelli francesi. 

Quando Mohammad Alì, alias Cassius Clay venne a Torino:
Correva l’anno 1991, quando il campione indiscusso dello scorso millennio fu invitato a partecipare ad una intervista tenuta da Gianni Minà, (si presume negli studi Rai di Torino).
Il Re del ring si trattenne in città per tre giorni, soggiornando presso l’hotel Sitea, in via Carlo Alberto, dove tutt’oggi è conservata una dedica autografata dal campione.
Chi lo conobbe ebbe modo di constatare che Alì era un uomo umile e non si dava per nulla importanza.
Torino in quegli anni non aveva ancora riacquistato la brillantezza post-olimpica 2006, ed Alì oltre a raggiungere gli studi televisivi non si mosse più di tanto, anche per evitare addensamenti di folla che automaticamente richiamava ovunque egli andasse.

Nel 58 a.C. l’area torinese fu insediata da un accampamento militare Romano di Giulio Cesare che stava avanzando lungo la via delle Gallie.
Considerando la posizione strategica, Cesare la ampliò nel 44 a.C. chiamandola Julia Taurinorum, e successivamente, nel 28 a.C., consegnandola al figlio adottivo prese il nome definitivo di Augusta Taurinorum.
Nel corso dell’età imperiale fu un importante punto di controllo delle strade che portavano verso la Gallia.

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Niccolò Paganini a Torino (1782-1840)
Nel febbraio del 1818 Niccolò Paganini eseguì uno dei suoi concerti presso il Teatro Carignano di Torino .
Ad assistere tra il pubblico vi era Carlo Felice che, ammaliato dalla performance del noto compositore, chiese la ripetizione del brano.
Paganini, consono ad improvvisare una sola volta, di tutta risposta replicò alla richiesta del futuro re di Savoia:
“Paganini non ripete”.
Per questo motivo, al musicista genovese, non venne concesso il permesso di eseguire un terzo concerto previsto dalla sua tournée.
Di tutta risposta, Paganini decise di sopprimere i concerti previsti a Vercelli e ad Alessandria.
All’amico avvocato Germi scrisse:
“In questo regno, il mio violino spero di non farlo più sentire” (11 marzo 1818)
Non sarà così, poiché nel 1837 egli ritornerà a Torino e ringrazierà Carlo Alberto per la concessione di legittimazione del figlio Achille, eseguendo, sempre al teatro Carignano, un concerto per violino, tenutosi il giorno 8 giugno 1837.
Ed il ricavato delle sue serate (di 9885 lire) sarà distribuito tra i parroci della città, per destinarlo alle famiglie bisognose.

Conservatorio di Musica di Torino “Giuseppe Verdi”:
L’edificio che lo ospita, costruito nel 1928 su progetto dell’architetto Giovanni Battista Ricci, dal 13 febbraio 1936 ha sostituito il preesistente “Istituto Musicale della Città di Torino.
La facciata volta verso piazza Bodoni è in stile neobarocco piemontese, l’interno è caratterizzato dalla presenza di decorazioni eclettiche tendenti al liberty dell’atrio, del foyer e della Sala Concerti.
Quest’ultima è ritenuta il migliore ambiente acustico della città ed è munita di un organo da concerto inaugurato il 10 maggio 1933.
In questa sala, l’orchestra sinfonica della Rai, tenne i suoi concerti dal dopoguerra fino al 1952 .
La sala è stata restaurata nel 2006.
Il Conservatorio è frequentato da oltre settecento studenti.
Sito internet: Conservatoriotorino

Fotografia di destra di Valerio Minato

Torino le petit Paris:
A di là della vicinanza geografica ed alla cultura storica, Torino ha diverse assonanze con la capitale Francese.
In primis uno skyline affine.
La numerazione dei numeri civici, atti ad identificare le abitazioni, venne introdotta a Torino nel 1808 (prima città italiana a farlo), dietro iniziativa di Napoleone Bonaparte, durante il dominio francese. Venne fatto su modello Parigino, prima città ad introdurla in assoluto.
Sempre durante il periodo Napoleonico, l’intero piano urbanistico torinese venne disegnato affine a quello parigino. Lunghi viali alberati, dritti, adatti alle translazioni militari del tempo.
La regale eleganza degli splendidi palazzi, i caffè storici, Venaria come Versailles, le ampie piazze, l’affine disegno architettonico di numerosi edifici.

Elaborazione di una fotografia inserita in un tweet di Paolo Nespoli “Agenzia Spaziale ITA e ESA_Italia”

Scala Torino:
La scala Torino e’ un metodo di previsione dove viene calcolato il rischio che comete o asteroidi hanno d’impattarsi contro il nostro pianeta.
La scala varia da 0 a 10, in base alla probabilita’ di collisione. Venne  creata da Richard P.Binzel nel 1995 e presentata a Torino nel 1999, in occasione di una conferenza internazionale dedicata agli oggetti NEO (a rischio impatto). Da qui il nome.
(scala enorme da torino al cielo)

Hannah e le sue sorelle a Torino:
Uno dei capolavori cinematografici di Woody Allen, girato nel 1986, pur parlando di New York, mostra alcune scene girate a Torino, all’interno del teatro Regio. Il regista Newyorkese decise di recarsi sin qua da noi, in quanto l’opera di Puccini venne eseguita per la prima volta proprio al Regio di Torino.

Fotografia presa dall’Archivio Storico Museo Piemonte Torino

Sciatori a Torino:
Esiste una fotografia custodita dall’archivio storico della citta’ di Torino, dove vengono ritratti diversi sciatori impegnati a scendere sulla pista di neve, un tempo presente al Monte dei Cappuccini.
L’anno e’ il 1956, ed allora non era cosi comune per i cittadini recarsi a sciare nelle varie localita’ quali potevano essere Sestriere e Bardonecchia..Quella cittadina era un comoda alternativa.