
Robe di Torino:
Nel 1968, il giovane amministratore delegato dell’azienda “Maglificio Calzificio Torinese” Maurizio Vitale, (azienda fondata dal nonno nel 1916), fa nascere a Torino il marchio della Robe di Kappa.
Frutto intuitivo di come il mondo stia evolvendo condotto dai giovani.
A dare l’imput fu un video dove John Lennon indossava una camicia militare d’una vittima del Vietnam.
Vitale fa quindi tingere di verde magliette ed indumenti stoccati in magazzino, gli aggiunge gli stemmi, quindi conquista il mercato.
Poco dopo nascera’ il brand “Robe di Kappa”, quando durante una riunione con Lattes, presidente del Maglificio Calzificio Torinese, Lattes domando’ a Vitale, riferendosi ai verdi indumenti, come avesse intenzione di chiamarle quelle “robe” li.
Anche il logo naque per caso, quando due modelli in posa su un set fotografico per reclamizzare dei costumi da bagno vennero fotografati appoggiati di schiena

United color of Turin:
Torino e’ avanti.. Perché Torino e’ normalità con quel qualcosa in più.
Città divenuta da tempo multietnica, dove culture e tradizioni differenti s’amalgamano nel rispetto delle proprie origini.
Problematiche ce ne sono, inevitabile, ma man man che passa il tempo, l’integrazione ha la meglio, apportando cultura e crescita.
Torino è anche “gay-pride”, che è di per sé una parola circoscrizionale, per rivendicare il diritto ad un sentimento universale.
Torino è anche città ricca di luoghi di culto.
Riassumendo il tutto: a Torino c’e’ l’Amore Universale.

Spiaggia a Torino:
Alle porte della città, dove il fiume Stura confluisce nel fiume Po, lambendo il verde nella riserva naturale del Meisino, si apre una spiaggia sabbiosa presa di mira, nei periodi caldi estivi, da gente munita d’ombrelloni variopinti accompagnati da figlioletti indaffarati con secchielli e palette.
Di fronte si apre l’isolone di Bertolla: creato artificialmente nel 1953 costituisce l’unico esempio in Italia di area naturalistica urbana dove nidificano gli aironi.

La fabbrica del cioccolato Guido Gobino
(via Cagliari 15/b Torino)
La sua storia inizia nel 1964 quando Giuseppe Gobino, grazie all’esperienza maturata dal 1950 nella raffinazione del cacao, entra a far parte dell’azienda come direttore di produzione. Diventa poi l’unico proprietario nel 1980, quando l’azienda avvia un processo approfondito di specializzazione e ricerca nel settore del Cioccolato, dedicando la massima attenzione ai prodotti tipici locali come il Giandujotto e la crema di Gianduja.
La tradizione di famiglia si rinnova all’inizio degli anni 90, con una ristrutturazione dei processi produttivi, ma sempre nel rispetto delle antiche ricette di Torino. In questi anni inizia la vera attività imprenditoriale, inventando costantemente nuovi prodotti e migliorando il gusto per i cioccolatini tradizionali. Nasce il “Laboratorio Artigianale del Giandujotto”, sviluppato per raggiungere i massimi standard qualitativi, utilizzando le migliori materie prime e la tecnica dell’estrusione che permette di ottenere Giandujotti e Tourinot® come si faceva una volta, quando l’impasto veniva modellato a mano con apposite coltelle.

Rolling Stones in città:
E’ il 1982, siamo in estate, l’Italia deve disputare la finalissima dei mondiali di calcio contro la Germania e a Torino i Rolling Stones si esibiscono in un megaconcerto da record.
Mick Jagger indossa la maglia di Pablito Rossi.
In un’intervista rilasciata qualche ora prima a Gianni Minà, il front man dei Rolling, motiva il fatto per il quale il suo gruppo in Italia si sarebbe esibito in sole due città: Torino e Napoli.
Nei filmati (in “Ciak” qua sul sito) di quell’intervista ne mostriamo uno stralcio.
Qua ve ne scriviamo il motivo dato…Le pietre rullanti scelsero: Torino in quanto fu prima capitale d’Italia e Napoli poiché è stata la capitale del regno delle due Sicilie.

Skyline cittadino:
Il panorama cittadino ha recentemente modificato il prorio skyline, per via dei due grattacieli intenzionati a rubar la scena alla Mole.
Nel lontano 1938 ci provarono con la torre Littoria, ma inutilmente. Nulla potè competere con la Divina premierre Sabauda.
Ma l’opera di Antonelli, attempata soubrette, non cederà mai il proprio scettro, perchè la Diva è lei.
E lo sanno tutti, in primis lo sanno gli stessi cittadini, così come i turisti, gli stessi architetti responsabili dell’elevazione dei grattacieli ne sono consapevoli.
L’eterna Primadonna non invecchierà mai…lo sa anche Peter Pan.

Funicolare del Monte dei Cappuccini:
Sull’onda del successo della denteira che collegava (e che collega) Sassi a Superga, nel 1885, dietro progetto di Alessandro Ferretti, venne costruita una funicolare atta a collegare corso Moncalieri al Mote dei Cappuccini.
Assieme alla funicolare, il progetto prevedeva la realizzazione in concomitanza della stazione superiore, di una caffetteria birreria stile chalet di montagna chiamata “birraria”.
Nel 1942, a causa di un incendio che distrusse l’intera birreria e parte della funivia, venne chiusa per essere smantellata nel 1960.

Quando i fiumi si arrabbiano:
Torino nella sua storia ha vissuto periodi di siccità e di straripamenti.
Come testimoniano diversi scritti, già nel 1400 vennero emendati provvedimenti atti a far ripulire le sponde dei fiumi, onde evitare straripamenti.
Con alternanze di periodi di siccità ad alluvioni, si arriva agli inizi del 1800, quando, precisamente nel 1839 una forte siccità attanagliò l’intero paese, fino a quando, nel tardo autunno arrivarono le piogge, esageratamente abbondanti da inondare città e pianura.
I fiumi esondarono drasticamente.
Quella fu in assoluto l’alluvione cittadina più devastante, testimoniata da un cippo affisso presso l’ingresso del Borgo Medioevale del Valentino.

Quando l’Olivetti inventò il PC:
Tra il 1962 e il 1964 l’Olivetti, (storica impresa tecnologica di Ivrea), mise a punto il P101, ovvero il primo personal computer “portatile”, progettato dall’ingegnere Pier Giorgio Perotto.
Ristretto in un esemplare poco più grande di una macchina da scrivere, vi era un cervello elettronico, capace d’elaborare dati alla pari dei computeroni d’allora, che erano grandi quanto una stanza.
Il lancio avvenne a Ney York nel 1965, riscontrando un grandissimo successo. Tanto che diversi prototipi vennero acquistati da tecnici della NASA, i quali li utilizzarono per elaborare i dati necessari alla ormai prossima missione lunare dell’Apollo 11.

Verde Torino.. :
Secondo un’agenzia americana di Boston “Sensable city lab MIT”, Torino risulterebbe tra le 17 città più verdi del pianeta, unica città italiana.
Senza mirare troppo lontano, affidandosi a classifiche tanto gradite quanto discutibili, il capoluogo Sabaudo, con una percentuale di verde pari al 16,5%, è comunque la più verde città d’Italia.
Detto ciò diamo qualche numero:
Superficie totale del territorio comunale: mq. 130.170.000
Abitanti: 892.276
Superficie totale delle aree verdi a gestione pubblica (comunale, provinciale, statale, ecc.) nel territorio comunale: mq. 19.569.000 circa (oltre a 1.908.237 mq. di aree agricole)
Superficie di verde a gestione pubblica sul totale della superficie comunale: 16,5 %
Verde per abitante (escluse aree agricole) : mq. 21,93
Parchi e giardini: mq. 12.733.000 circa
Aiuole fiorite: mq. 2.700 circa
Orti urbani e aree agricole: mq. 1.968.237
Bosco a gestione comunale: mq 1.636.000 circa
Aree boscate totali: mq. 7.925.186
Aree gioco n° 277 (aggiornamento settembre 2015)
aree cani n° 54 (aggiornamento giugno 2016)
Patrimonio arboreo urbano: circa 110.000 esemplari
Patrimonio arboreo collinare: oltre 50.000 esemplari
Aree protette a livello europeo (Rete Natura 2000) + Aree Naturali Protette da normativa regionale in territorio comunale (proprietà sia pubblica che privata): mq. 5.913.500

Moda a Torino:
A Torino, il 3 marzo 1911, per la prima volta una donna italiana indossò un paio di pantaloni femminili, lo fece durante l’esposizione cittadina.
Capacità imprenditoriale, qualità tessile e manifatturiera, vicinanza al confine francese, queste le carte vincenti capaci di proiettare Torino ai vertici mondiali della moda.
Nel 1932 in città nacque l’Ente Nazionale della Moda, a scopo di promuovere il “made in Italy” nel mondo.
Negli anni ’60 il gruppo sartoriale venne trasformato in industriale, dando alla luce il Gruppo Finanziario Tessile. Divenendo sede di importanti firme nazionali quali: Armani, Valentino, Ungaro, ecc…
Questi furono gli anni d’oro della moda italiana a Torino, durante i quali i maggiori esponenti sartoriali si ritrovavano in cerca di idee creative, ispirazioni e contatti lavorativi.

Quotidiani:
I primi apparvero sotto forma di avvisi scritti su dei fogli non firmati, riposti in lettere, (per aggirare i controlli censori). Siamo tra il 1500 e il 1600 e le città italiane dove avvenne furono Venezia e Roma.
Il primo giornale apparso a Torino fu “I successi del mondo”, (1645-1669), voluto da Cristina di Borbone e fondato dall’abate Sancini.
I giornali dell’epoca mancavano di intitolazione, gli articoli erano allineati senza separazione. Ciascun foglio veniva venduto nelle botteghe dei librai o dagli stessi stampatori, sotto forma di stampati o manoscritti.
Nel 1863, quando Torino era capitale, in città si stampavano 23 quotidiani, dieci anni dopo ne rimanevano 9.
Tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento il Piemonte era la regione che vantava il maggior numero di lettori.
Dalla meta’ del 1900 in città un quotidiano prevalse su tutti: “La Stampa”, confidenzialmente chiamata “La busiarda”.

Prima squadra di calcio:
Edoardo Bosio, figlio di Giacomo (fondatore nel 1845 del primo birrificio torinese), durante la giovinezza, per via del suo impiego presso una ditta tessile, trascorse un periodo di vita a Nottingham. Fu in quella trasferta inglese ch’egli scopri il gioco del football, allora agli albori.
Tornato in patria, nel 1887 fonda il Torino football & cricket club.
Adottando una divisa a strisce verticali rosso-nere.
Due anni dopo, sempre in città nascerà la Nobili Torino, composta da aristocratici.
Le prime partite disputate, vista la scarsezza di partecipanti, risulteranno essere per lo più derby. Ricchi contro gente comune.
Nel momento in cui in Italia incomincerà a diffondersi il calcio le due squadre cittadine si aggregheranno in un unico club: l’Internazionale Torino. Siamo nel 1891.
Per la divisa verrà scelto il colore granata, come omaggio al più antico club allora esistente: lo Sheffield FC.
Lo sport del calcio prenderà da subito “campo” diffondendosi enormemente un po’ ovunque.
Nel 1894 verrà fondata anche la FC Torinese.
Nel 1897, esattamente il 1 Novembre, un gruppo di giovani studenti del liceo classico Massimo D’Azeglio, seduti sopra la consueta panchina dei loro ritrovi, in corso Re Umberto, fonderanno la squadra di calcio FC Juventus. Adottando una casacca rosa con cravattina nera.
Il resto e’ e sarà storia.

“T” come Pubblicità:
T come: Armando Testa, nato a Torino nel 1917 e morto sempre a Torino nel 1992, e’ stato un disegnatore cartonista e autore grafico per la pubblicità, di fama mondiale, oltre che pittore.
Nel 1946 fondò a Torino il primo studio grafico, negli anni ’50 operò anche nel settore pubblicitario televisivo.
Nel 1960 vinse il concorso grafico per il manifesto delle Olimpiadi.
Suoi i personaggi e le grafiche per i carosello anni ’70: “Caballero e Carmencita” della Lavazza, della birra “Peroni”, i cappelli “Borsalino”, Punt e Mes, Pirelli e tante tante altre.
Nel 2015 il gruppo Testa ha donato al comune di Torino una statua raffigurante il “Pun e Mes”, collocata di fronte alla vecchia Porta Susa.

La savana del Biellese:
Ad un centinaio di chilometri da Torino, in provincia di Biella, collocata nei pressi di Ricetto di Candelo, si apre una una vasta zona, di circa 5000 ettari, a forma di triangolo, dalle particolarissime caratteristiche geologiche e botaniche, detta Riserva delle Baragge.
Un tempo vi si svolgevano esercitazioni militari.
Attualmente la piccola savana piemontese presenta caratteristiche del tutto simili a quelle africane. Non andate a cercare zebre e giraffe, al limite qualche miagolante felino vi terrà accompagnerà ad esplorare un paesaggio dal panorama unico.
L’ampia area della Baraggia è ideale per passeggiate a cavallo, a piedi o in mountain bike.
L’altopiano selvaggio e suggestivo (chiamato Baraggione), presenta diversi sentieri, anche ad anello, ombreggiati da querce secolari, sentieri panoramici e facilmente percorribili.

L’invenzione della Moka:
Nata grazie all’ingegno di Alfonso Bialetti (Casale Corte Cerro, 17 giugno 1888 – Omegna, 4 marzo 1970)
famosa in tutto il mondo malgrado il trascorrer del tempo il marchio rimane leader incontrastato sul mercato.
Emigrato giovanissimo in Francia dove lavorò da fonditore, quando nel 1918 rimpatriò, aprì a Cusinato una fonderia per l’alluminio dove, intorno agli anni ’30, inventò, progettò e creò un oggetto adatto per preparare il caffè.
L’antesignano della caffettiera, che tre anni dopo, a seguito di modifiche e perfezionamenti diventerà la caffettiera capace di conquistare il mondo.
In passato Bialetti ammise che l’invenzione della moka venne ispirata osservando la moglie fare il bucato con una lavatrice “lisciveuse”, contenente una caldaietta, nel cui interno oltre agli indumenti e al detersivo, si metteva l’acqua, in presenza di un tubo avente l’estremità superiore forata. Non appena l’acqua raggiungeva la temperatura saliva attraverso il tubo per poi raffreddarsi e riscendere.
Tutto ciò avveniva per uniformare e sciogliere il detersivo spargendolo sugli indumenti.
Il nome venne preso per onorare una città dello Yemen, Mokhā, esportatrice di una pregiata qualità di caffè.
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La nascita del movimento rugbistico Italiano:
A Torino venne disputata la prima partita di Rugby giocata in Italia.
Avvenne nel 1910, quando i Parigini del Racing club de France ebbero un incontro dimostrativo contro i Ginevrini del Servette.
A disputarla furono quindi due squadre straniere.
Stimolati da questo evento, il 18 giugno 1910 nacque il Rugby Club Torino, che gioco’ un solo incontro amichevole per poi subito sciogliersi.
Bisogna attendere il 1928, quando la nascita del campionato Italiano di Rugby, ricevette l’iscrizione di diversi club nazionali, tra questi parteciparono diverse squadre Torinesi, tra le quali si annoveravano il gruppo sportivo Michelin, il gruppo sportivo Fiat, che nel 1933 si riuniscono a formare l’associazione Rugby Torino.
Partecipando al campionato del 1933-34 usando come campo sportivo lo stadio di corso Marsiglia.
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Gli Agnelli:
Famiglia legata alla città di Torino, e viceversa.
Originari di Priero; nel 1700, in provincia di Cuneo, a Racconigi, la famiglia Agnelli aprì diverse attività che si occupavano dell’allevamento dei bachi da seta.
Diverso tempo dopo, Giuseppe Francesco, (vissuto a cavallo tra il 1700 e il 1800), diventò un famoso banchiere di Torino.
Grazie ai profitti, si prodigò in operazioni fondiarie ed immobiliari.
Durante il ‘900, grazie a Giovanni “Sr.” la famiglia Agnelli attraversò un ulteriore periodo d’oro.
Proprietario terriero e senatore, si deve a lui la fondazione della famosa casa automobilistica FIAT. Avendo egli un grande interesse per la meccanica, dopo diversi insuccessi, riuscì a dirigere l’azienda che cambiò il destino di Torino.
Nel 1899 Giovanni “Sr.” fondò, assieme a Ludovico Scarfiotti, Roberto Biscaretti di Ruffia, Alfonso Ferrero di Ventimiglia, Cesare Goria Gatti ed Emanuele di Bricherasio, la Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Diventandone ben presto presidente ed amministratore delegato.
Oltre ad occuparsi di industria automobilistica, una grande passione della famiglia Agnelli era ed è la Juventus.
Il primo a prenderne in mano le redini fu Edoardo Agnelli, nel 1923.
Dopo la sua morte, tragicamente avvenuta in un incidente aereo, il figlio Gianni gli successe, occupandosene dal 1947 al 1954, per poi diventarne presidente onorario fino al 1994.
Nel 1926 la famiglia Agnelli ha rilevato il quotidiano “La Stampa”, entrando così anche nel mondo dell’editoria cittadina.
Margherita Agnelli, (figlia di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo), dopo avere sposato Alain Elkann ebbe tre figli:
John, Lapo e Ginevra.
Gianni Agnelli designò John Elkann come suo successore, il quale, oltre ad aver assunto il ruolo di presidente della Exor N.V., passò (lo è tutt’ora) al vertice di presidente di FCA, FCA Italy e Ferrari.
Lapo, oltre ad avere lanciato diverse linee d’abbigliamento legate al vecchio marchio fiat, ad aver fondato una agenzia Independent Ideas; dal gennaio 2017 è entrato nel consiglio d’amministrazione di Ferrari, N.V.la holding che controlla l’omonima casa automobilistica.
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L’ONU ha una sede a Torino:
Forse non tutti sanno che a Torino l’ONU è presente attraverso il Centro Internazionale di Formazione (OIL)
attraverso lo Staff College del Sistema delle Nazioni Unite (UNSSC)
e con l’Istituto Interregionale di Ricerca delle Nazioni Unite sul Crimine e la Giustizia (UNICRI).
Il Centro Internazionale di Formazione fu istituito nel 1964, come strumento privilegiato della cooperazione internazionale, dall’OIL in collaborazione con il Governo italiano.
Da oltre trent’anni svolge una gamma completa di servizi finalizzati allo sviluppo delle risorse umane: formazione, consulenza, ricerca e pubblicazioni.
Il suo campus di dieci ettari costituisce un punto di incontro ove convergono partecipanti provenienti da ogni parte del mondo per discutere dei problemi dello sviluppo.
Due terzi delle attività del Centro si svolgono a Torino, dove nel 2000 sono transitati oltre cinquemila partecipanti, esperti e visitatori, mentre il restante terzo è condotto nei paesi destinatari dell’intervento.
A tutt’oggi, circa ottantamila leaders, alti funzionari e formatori provenienti da 172 paesi hanno partecipato ai programmi di formazione del Centro.
Per informazioni e approfondimenti consultare il sito:
https://www.onuitalia.com/dalle-sedi/onu-in-italia/torino/
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Ferrero:
Venne fondata ad Alba (Cn) nel 1946.
Tutto ha inizio quando, nel 1942 Pietro Ferrero aprì un laboratorio dove poter inventare squisite “cioccolaterie” utilizzando nocciole (assai diffuse in quella zona).
Egli provava e riprovava ossessivamente sperimentando impasti creme e ingredienti, fino a quando, nel 1946 scoprì le dosi necessarie per ottenere una crema che chiamò pasta Gianduja..Giandujot.
Venduta avvolta in carta stagnola, poteva essere tagliata e spalmata sul pane.
Riscosse un clamoroso inaspettato successo, tanto che, non riuscendo con il suo laboratorio a soddisfare le richieste, fece nascere, insieme alla moglie Piera Cillaro, ed al fratello minore Giovanni, l’azienda Ferrero.
Nel 1964 viene inventata la Nutella, ottenendo un successo planetario.
In quell’anno l’azienda cambia sede trasferendosi alle porte di Torino, a Pino Torinese, dove vi rimarrà fina al 2015, per poi trasferirsi in Lussemburgo.
Apri stabilimenti in diversi paesi d’Europa.
Nel 1968 lancia sul mercato i kinder.
Seguirà un escalation che la porterà a diventare e ad essere l’azienda leader del settore a livello globale.
Suoi i Mon Cheri, i Pocket Coffee.
Gli snack Duplo, kinder bueno, kinder cereali.
Gli Ovetti Kinder sorpresa.
Le caramelle tic tac.
Le merendine Fiesta.
Estathè
Gran Soleil
Nel 2018 rileva le attività dolciarie della Nestlè.
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I Brutos:
Famoso quintetto formatosi a Torino sul finire degli anni ’50.
Composto da: Gerry Bruno (Torino 1940), Elio Piatti (Milano 1926- Milano 2016),
Jack Guerrini (Torino 1937 – Torino 1970), Gianni Zullo (Matera 1920-2005) e Aldo Maccione (Torino 1935).
I cinque iniziarono ad esibirsi singolarmente nei locali torinesi verso la metà degli anni cinquanta.
Ettore Bruno, detto “Gerry” (per la sua somiglianza con Jerry Lewis), e Giacomo Guerrini, detto “Jack”, si frequentavano di gia’, in quanto, oltre ad essere vicini di casa, formavano una coppia sullo stile di Jerry Lewis e Dean Martin.
Durante uno spettacolo vennero notati dall’impresario Aldo Zanfrognini che, ricercando nuovi talenti, ed avendo già fatto un provino ad Elio Piatti, Gianni Zullo ed Aldo Maccione, ebbe l’idea di unire i cinque facendoli esordire nel 1957, e di scritturarli per la rivista “Il teatro dei pazzi”, andata in scena nel dicembre 1958, presso il teatro “Alcione” di corso Regina Margherita.
Dopo qualche serata, i cinque, ancora senza nome, vestiti con enormi pigiamoni a strisce ebbero l’idea di far cantare una canzone romantica a Jack Guerrini, il bello della compagnia, mentre gli altri quattro, “i brutti”, facevano smorfie orribili e cori, storpiando il testo originale delle canzoni.
Il nome del complesso venne involontariamente inventato dalla donna delle pulizie dell’Alcione che, presentandosi alle dieci del mattino per adempiere ai doveri lavorativi, ed incontrando i cinque stravolti da una nottata in bianco, sbottò in un approssimato piemontese:
«Ai sève tant simpàtich ma ai sève anca tant brut»; ovvero: “siete molto simpatici ma siete anche tanto brutti”.
Fu così che quella stessa sera, al Teatro Alcione, nacquero I Brutos.
Gerry Bruno si occupava di preparare gli arrangiamenti vocali, tra le canzoni riproposte dal gruppo ricordiamo: Little Darling, Blue Moon, Summertime e molte altre.
Il riscontro del pubblico torinese fu immediato, e ben presto (grazie a Zanfrognini, che divenne il manager) iniziarono le esibizioni fuori dal Piemonte.La prima risale al 4 agosto del 1959, al Vallechiara, nota sala da ballo di Riccione.
Ma il vero lancio nazionale avvenne due settimane dopo, a “La Casina delle Rose”, presso Villa Borghese in Roma.
Da quel momento vennero contattati dalla Rai che li ingaggio’ per le esibizioni televisive.
Fu l’inizio di un successo che ben presto oltrepassera’ i confini nazionali.
Grazie soprattutto alla mimica che superava l’ostacolo della lingua.
Gerry Bruno si dipinse di nero tutti i denti tranne l’incisivo, dando l’impressione di avere solo quello;
Gianni Zullo, per via della sua elastica mimica facciale faceva smorfie impossibili;
gli altri componenti, oltre ad indossare abiti stravaganti, si sfrangiavano i capelli alla Frankenstein o inarcavano gli occhi storcendoli oltremodo. Tranne Jack, che divento’ appunto “Il bello dei Brutos”.
Il quintetto, nei propri spettacoli, diede ampio spazio all’improvvisazione, secondo quelli che erano i canoni della Commedia dell’Arte, in cui ogni personaggio rappresentava una maschera, un carattere peculiare, su cui si basava lo sviluppo del canovaccio.
Il successo divenne planetario.
La consacrazione all’estero avvenne dapprima in Francia, dove arrivarono a calcare il palco dell’”Olympia di Parigi”; la sera del debutto, in cui si esibirono prima di George Brassens e Lola Flores, ricevettero i complimenti di Charlie Chaplin.
Nelle sere successive ebbero tra gli spettatori: Jacques Tati, Marlene Dietrich ed Henri Salvador.
Ritorneranno all’Olympia negli anni seguenti per ben sette volte.
Dopo poco tempo debuttarono anche oltreoceano, firmando infatti due contratti di sei mesi per esibizioni negli Stati Uniti accanto a Diana Dors, vennero ospitati all’”Ed Sullivan Show”, il programma televisivo più popolare degli Stati Uniti. (Prima di loro l’unico italiano fu Domenico Modugno).
Si esibirono poi per tre mesi a Broadway, al Latin Quarter.
Seguirono apparizioni televisive in tutto il mondo, in Europa, America Latina, in Asia.
A Città del Messico, prima di un’esibizione nel locale “la Fuente”, dovette intervenire la polizia per fermare gli spettatori che, non trovando più biglietti, fecero una gran ressa.
Anche in Italia continuava il successo, e i “The Brutos” iniziarono anche a girare diversi film di cui uno, nel 1964, come protagonisti assoluti: “I magnifici Brutos del West”.
A Roma parteciparono a diversi film musicali fra i quali “Urlatori alla sbarra” e “Vacanza alla baia d’argento”.
Inoltre, per tre edizioni di “Bussola on stage”, vennero chiamati da Sergio Bernardini a fianco di Peppino Di Capri.
Nel 1964 vennero anche chiamati da una casa produttrice di cera per pavimenti, “la Grey”, per girare alcuni caroselli, con la regia di Guido De Maria, realizzati dalla Vimder film.
Riscuoteranno moltissimo successo, continuando per molti anni a girarli (anche dopo i cambi di formazione) e diventando una delle icone dei “Carosello”.
Nel 1970 il gruppo ebbe un momento di arresto dell’attività; avvenne per due motivi:
il primo fu che Gerry Bruno fu chiamato da Garinei e Giovannini per recitare in “Alleluja brava gente”, a fianco di Renato Rascel e Gigi Proietti, in una commedia musicale con musiche di Domenico Modugno. (Un’occasione professionalmente molto importante, da cui partirà la sua carriera come solista).
Ed il secondo fu la scomparsa del manager Aldo Zanfrognini, a seguito di una banale caduta.
Nel 1992 Ezio Greggio & Antonio Ricci riuscirono a ricomporre il gruppo, in occasione di una edizione di “Paperissima”.
In seguito, sulla scia del ritrovato successo, per la Rai-Tv anche Marco Giusti, nel 1997, li inserira’ come ospiti fissi in “Carosello” (una sorta di rievocazione della mitica trasmissione degli anni 50-60).
Parteciperanno anche a qualche puntata di “Fenomeni” condotto dal concittadino Piero Chiambretti su Rai-3.
Fabio Fazio, nel 2000 li vorrà con sé al seguito del Torino come inviati speciali per “Quelli che il calcio” su Rai-2.
E Pippo Baudo, per raccontare la meravigliosa avventura di questi simpatici signori dello spettacolo internazionale, nella sua rievocativa trasmissione “900” andata in onda nell’ottobre del 2002 su Rai-3.
Sito dei Brutos e di Jerry Bruno: Brutos
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Ultracentenari a Torino:
A Torino gli ultra centenari sono 250, di cui 212 donne e appena 38 uomini. Ventisei sono nubili e tre celibi, ma ci sono anche due divorziate. La più anziana è una signora veneta, che però si è trasferita da decenni nel capoluogo piemontese. Ha 109 anni e si chiama Onorina Unigan (Agosto 2019). È nata il 6 ottobre del 1909 ed è una delle ultime testimoni di un mondo che si studia soltanto più sui libri.
In Piemonte si contano 1099 persone che hanno 100 anni e più, tra maschi e femmine. La maggioranza sono donne, 965 per la precisione, tra cui c’è Erminia Bianchini che ha compiuto 111 anni il 23 aprile ed è la quinta persona più anziana d’Italia (Agosto 2019). Nonna Erminia abita a Diano d’Alba e nel corso delle sue tante primavere ha visto passare dieci pontefici, da Pio X (1903-1914) a Papa Francesco, oltre ovviamente alle due Guerre Mondiali. A chi la conosce bene racconta della sua vita di lavoro in campagna e del marito Luigi, che è mancato a 95 anni. Il Piemonte è quarto in Italia dopo la Lombardia, prima con 2181, seguita da Toscana con 1503 ed Emilia Romagna con 1268.
La longevità è una caratteristica costantemente aumentata nell’intera popolazione italiana, tanto che (insieme alla Francia) la penisola detiene il record europeo degli ultracentenari a livello europeo. Attualmente, in totale sono 14.456, di cui il 7,6% risiede in Piemonte.
Così come registrato per l’intero territorio nazionale, anche in regione non sono più in vita persone nate nel XIX secolo, vale a dire anziani di classe 1800, visto che sono morti tutti coloro che erano nati fino al 1903. Se invece si considerano le altre province, ci sono Alessandria con 150 (130 femmine, 20 maschi) e Cuneo con 136 (122, 14). Vercelli è l’area che presenta la quota record di donne nate da più di un secolo, pari al 97% (64 dei 66 centenari totali), mentre Biella ha la percentuale più alta di uomini: i 9 con più di 100 anni rappresentano il 17% di questa fascia d’età, nella quale le donne sono 44. A Novara gli ultracentenari sono 85 (9 uomini e 76 donne), Asti ne conta 69 (11, 58), Verbania 51 (5, 46). Tutti numeri che raccontano come la vita si stia allungando, soprattutto per le donne
(da “La Stampa” del 25 agosto 2019)

(fotografia a sinistra di Valerio Minato, fotografia a destra di Lorenzo carrus)
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The Big bench (Panchine Giganti):
Le big bench sono delle panchine giganti collocate in luoghi molto panoramici, la maggior parte le si trova affattiati sui laghi, in montagna, o tra i vigneti.
Caratterizzate dall’aver tinte che ricordano i colori di un vino o intrinseci del luogo, nascono da un progetto tra amici e vicini di casa, idea vincente, capace di conquistare il cuore e la passione di tantissime persone, che difficilmente avrebbero immaginato di guardare un giorno le montagne e i vigneti italiani seduti su un pezzo d’arredamento d’esterno fuori scala.
Sono collocate in posizioni solitamente non molto conosciute dal pubblico e raggiungibili attraverso percorsi privati o poco noti.
Nate nelle Langhe, si stanno spandendo in tutta Italia.
Le BIG BENCH originali, sono tutte numerate ed hanno superato di parecchio il centinaio.
Esiste addirittura un APP per sapere dove sono ubicate.
Gran soddisfazione per chi le ha ideate e se ne cura deriva anche dal fatto che stanno richiamando parecchio turismo, a beneficio delle aziende agricole o vinicole ove sono posizionate.
Oltre ad essere nato un gruppo web fb (Big Bench – Panchinisti Itineranti ), è stato istituito un passaporto, dove è possibile farsi timbrare ad ogni panchina l’avvenuta visita.
Barbara Segino (amministratrice del gruppo fb), le ha visitate tutte ed è stata invitata alle inaugurazioni in Italia (persino a Matera) venendo nominata ambasciatrice del Progetto Big Bench dall’ideatore americano (residente nelle Langhe Chris Bangle). Le Big Bench, per essere tali, devono rispettare dei requisiti ed essere approvate.
L’importo delle quote che versano i privati o le aziende per entrare a farne parte, sono destinate ad aiutare le aziende in difficoltà. A Paroldo c’è una big bench speciale…la panchina per tutti. Grazie ad una passerella posta sul retro è abilitato l’avvicinamento anche alle carrozzelle per permettere ai portatori di handicap di godersi un panorama pazzesco da un altro punto di vista…
Sito ufficiale: https://bigbenchcommunityproject.org/ Pagina fb: Big Bench (Panchine Itineranti)

(fotografia di Elisa Guilla; Instagram SEMPLICIARE e You Tube SEMPLICIARE )

(Big bench di Paroldo, fotografie di Barbara Segino)

(Big Banch di Paroldo, fotografie di Barbara Segino)

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Fernandel parlava il piemontese:
26 febbraio 1971 – 26 febbraio 2021
Ricordando Fernandel, a cinquant’anni dalla sua scomparsa.
Perché Fernandel parlava il Piemontese?
Fernandel, nome d’arte di Fernand-Joseph-Désiré Contandin, è stato un comico, attore, cantante e regista francese, nacque a Marsiglia, l’otto maggio 1903, da genitori piemontesi Désirée Bédouin e Denis Countandin ( trascritto poi erroneamente, come l’avevano pronunciato all’anagrafe francese al loro arrivo a Marsiglia: Contadin ).
Erano emigrati da Perosa Argentina, in provincia di Torino, in Val Chisone.
Il padre di Fernandel era un impiegato bancario, la madre una casalinga, entrambi avevano la passione per il teatro, nei fine settimane si esibivano in teatri di rivista e locali della Provenza e Fernandel già da bambino, fu da loro coinvolto nella recita.
Fernandel comparve in molti film e numerose commedie musicali, che spesso furono poi trasposte in versione cinematografica.
La svolta avvenne nel 1951, con il primo della serie di film incentrati sulla figura di don Camillo. Fernand-Joseph-Désiré Contandin, scelse il suo nome d’arte “Fernandel’’, prendendo spunto da come la suocera lo presentava ai suoi famigliari, pronunciando “Voilà le Fernand d’elle’’ ( elle era in riferimento della figlia ).
Nel gennaio del 1953, Fernandel, divenuto famoso internazionalmente per la sua interpretazione di don Camillo, era a Roma con la figlia, quando papa Pio XII, saputo della sua presenza, lo fece invitare in Vaticano per incontrare, parole sue: “il prete più conosciuto al mondo dopo il papa’’.
Fernandel parlava bene il piemontese, lingua usata da sempre dai suoi genitori per dialogare tra loro, si esprimeva meno bene in italiano. La sua nota voce nei film con il ruolo di don Camillo, era un doppiaggio dell’attore Carlo Romano.

Qui nella foto è con Macario, nato sempre a maggio, un anno prima, mentre potendo discorrere finalmente in piemontese, brindavano al successo di Fernandel anche in Italia e di Macario anche in Francia, dove il comico torinese era amatissimo, in particolare dal pubblico e dalla stampa parigina. Fernandel si spense a sessantotto anni, il 26 febbraio 1971, cinquant’anni fa, per un malore nell’agosto del 1970, durante una scena sul sagrato della chiesa, nei primi giorni di ripresa, di quello che sarebbe dovuto diventare il suo sesto don Camillo, serie di film, che ancora oggi, si vedono e rivedono come se fosse la prima volta, sempre con simpatia. ( Gianni Sabia – Torino Piemonte Antiche Immagini )
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