Riflessioni allo Specchietto

Ed è mattina

L’asfalto scivola lucido e grigio, guidandoci sopra, con la mente in viaggio, tutto pare un ameno déjà vu.
“Sembrerebbe Ovvio”..verrebbe da dire.
Il cliente dietro, chino, bada al cellulare.
Alla radio una voce femminile descrive intensamente, poi fa partire un brano di John Lennon.
Del 1980.
Anticipato da vellutate parole.
“SENSAZIONI…” provo nell’intimo.
Gocce intanto s’aprono a fiore sul parabrezza, i pensieri come un violino in armonia col mondo, con la città. Con Tutto.
E quella musica, più delle parole, penetra l’anima.
Nulla d’inspiegabile, o di chissà che, se non l’immortalità impressa talvolta negli attimi.
Solo miei, delle gocce, di quel che appare.
Stupendamente torbido.
“Watching the wheels”…”Guardando le ruote”
“People say I’m crazy…Well they give me all kinds of warnings to save me..”.
Intanto che il tergicristalli raschia fiori, ritorno a provare qualcosa di simile alle sensazioni di quegli anni, allora dodicenne, con solo fronzoli dei dodicenni, in un mondo prevalentemente quarantenne.
Non dura molto.
Un incrocio, un semaforo, un vecchietto claudicante sotto l’ombrello.
Una Jeep che inchioda.
Ed è mattina.

**

Come spesso accade, si viaggia senza dire nulla.
Io concentrato alla guida, il cliente smanetta sullo smart.
L’autoradio fa da debole sottofondo.
Giusto per mascherare la vita esterna della città. Portici, saracinesche abbassate, alberi, anziani, cagnetti..
” Patti Smith…So’ d’accordo che è ‘nà gran musicista, così come sarà pure ‘nà gran rocker…..ma per il resto, lassa perde!!!!… “
Radio Virgin alterna musica a telefonate registrate; e quella frase detta in romanesco da chissà chi, con una voce profonda, in quel momento, non lascia scampo..
Odo provenire da dietro, prima un soffocato accenno, poi una sonora risata.
Osservo attraverso lo specchietto il mio cliente.
” In effetti tutti i torti non li ha…”
Dico ridendo pur’ io.
Il cliente, come distolto da un qualcosa, risponde:
” Mi scusi, ma…ma…non la seguivo…si, beh…stavo guardando sullo smart un filmato…sa, quelle cavolate che ogni tanto ci si invia tra amici…”
Alla radio prende il sopravvento un pezzo dei Nirvana, intanto che la città fuori continua a fuggire via.
Bar, pensionati in cerca di scoiattoli, impalcature attorno a qualcosa di non ben definito…

**

La luna sospesa nel cielo sta ammirando il nostro pianeta.
Enorme, argentata, con diverse macchie appena accennate.
Pare il naso bianco d’un clown puntato contro gli spettatori.
E gli spettatori siamo noi, distribuiti in questo miracolo terrestre fatto d’insensati equilibri.
La Hack, la luna la analizzò eccome!! Assieme alle stelle, ai soli, i buchi neri, gli universi.
Adesso Margherita non c’è più, come non ci son più neanche tutti quei miliardi, miliardi e miliardi di sguardi, di sussulti, di sospiri, che si sono nel tempo (da quando esiste il mondo) avvicendati rivolgendosi alla luna.
E Noi siamo qui, in questo preciso momento, presenti sul pianeta:
fantastico miracolo naturale capace di vite complesse.
E tra tutta questa baraonda d’infinite possibilità di forme di vita, abbiamo la fortuna d’esser nati esseri umani.
Non piante!! Neppure alghe, amebe, lombrichi, insetti, linci o cornacchie!!
Ma donne e uomini.
E tra tutte le innumerevoli tipologie di razze, di caste, di ceti sociali esistenti, ci son pur io:
pallido torinese, qua seduto sul proprio Taxi, ad aspettar l’arrivo d’un altro fortunato essere umano presente sul pianeta in questo preciso momento.
Ecco: Speriamo che si spicci!!!

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Quella mezza soddisfazione in più

Di Francoforte, aria distinta, austera, composta.
In via Sacchi, trovando due tram di fronte, devio allungando sul percorso, quindi spiegando il motivo si instaura un breve dialogo.
” Noi qua in Italia abbiamo da imparare da Voi.. “
Dico
” Ah non e’ proprio cosi sa! Da noi a Francoforte, autobus e tram, da qualche tempo hanno la precetenza su tutto…Quanto si approssimano agli incroci i semafori automaticamente scattano al rosso per i veicoli che incrociano. Non le tico i tempi d’attesa!!! Immagini le fermate in prossimità tei semafori, anziani o persone con problemi che obbligano i mezzi pubblici a stop lunghissimi. Vede..A volte il troppo…l’esagerata ricerca della perfezione crea problemi…”
” Beh in effetti…Qua da noi, da questo punto di vista possiamo far scuola a compensare.. “
” Una via ti mezzo a volte sarebbe la miglior cosa…”
” Vero…..”
Il discorso spazia per poi tornar lì..
“..Anche se, quando si tratta di burocrazia, mi sa che noi italiani abbiamo ben poco da apportare in giro…”
Al “deutche” fuoriesce una risatina.
” Beh si, per la burocrazia l’Italia e’ famosa in tutto il Mondo “
Fuori, collina e Po, esaltate da una nitida alba autunnale, scorrono mirifiche in un eldorado, dove in lontananza spicca la Mole a trasformar qualsiasi nostro primato negativo in un “Superbo Qualcosa in Più”.

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Casualità da tassista..

A ciascuno, nell’arco della propria esistenza saranno capitate situazioni caratterizzate da forti casualità, ed il sottoscritto, nella propria, due in particolare ne ricorda.
La prima, datata quaranta anni fa.
La seconda: recente recente…
Inizi anni ottanta, sul balcone di casa, lato corso, io dodicenne, mio papà ed il mio cuginetto, quel giorno ospite da noi, siam lì che s’osserva il di sotto, fatto di convulso traffico cittadino. Anche allora era così.
Il cuginetto:
” Ma perché stiamo sul balcone a guardare sotto? “
Mio padre:
” Noi, tutti i giorni, subito dopo pranzo veniamo qua a guardare gli incidenti.. “
Risponde scherzando, quindi proferisce, indicando un Ciao che avanza approssimandosi all’incrocio:
” Lo vedi quel motorino li?…Ecco, adesso boccia. “
Terminata la parola “boccia”, il Centoventisei che avanzava d’innanzi al Ciao inchioda ed il motorino gli capitombola contro.
Azzzzz!!!
Recente recente..
Una settimana fa:
In sosta presso il posteggio del Telesio, io ed un mio collega siam li che ce la contiamo per benino, intanto che da un veicolo fermo al semaforo una bimba fa le boccacce attraverso il finestrino posteriore. Le rispondo in egual misura.
Non appena il semaforo scatta al verde e l’automezzo riparte, la bimba lancia fuori un accendino.
Nel frattempo, alle nostre spalle sopraggiunge ondeggiando un ragazzetto con una sigaretta tra le dita…
” Scusate, avete per caso da accendere? “
Gli indichiamo d’andare a raccogliere quello che e’ appena finito sul suolo.
Scritta così pare una cazzata, ma tra quarant’anni si andrà a giocare un biglietto della lotteria, un gratta e vinci, slot, numero secco alla roulette o qualsivoglia d’assimile, e allora si che se ne faranno delle belle!!

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S’accomoda sul Taxi intanto che smanetta sullo smartphone.
” Buongiorno “
Le si dice.
Nulla.
Ci si volta a guardarla.
Lei, assorta, pigia tasti abbozzando sorrisetti.
La si osserva.
Passa del tempo..
Minuti.
Ad un certo punto la cliente guarda fuori, quindi domanda..
” Siamo già arrivati? “
” No signora, non siamo ancora partiti…Se non mi dice dove devo andare..”


“La gente e’ il più bello spettacolo del mondo e non si paga il biglietto”

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” Per favore mi può fare un Cliccke? “
intanto m’allunga il suo smart
” Mmm..Che cosa dovrei fare col suo cellulare? Una foto?? “
” No no, un Tassì Click “
” Scusi, ma lei intende scaricarle l’app. “TaxiEasy Click” per chiamare il Taxi? “
L’anziano ometto porta baffetti accennati sopra un volto affilato.
Potrebbe essere mio padre, contando il fatto che io c’ho già la mia bella eta’.
” Si si proprio quella appete!!! “
” Ok, ma non e’ da fare, quella e’ un app. da scaricare sopra lo smart “
” E cossa le ho detto io..fare un Clikke sullo mio Samarte..Me lo può fare poi io cossì chiamo il tassì quando mi serve?”
” Certo “
Prendo lo smart dalla sua mano
vado su app. store
scarico la app.
Quindi incomincio ad inserire i dati richiesti..
” Come si chiama? “
” Come cossa???”
” Mi dice il suo nome e cognome? “
” NOME e COGNOME?? e PECCHE’?? “
” Bisogna inserirli qua per iscriverla, vede? “
” E chi glie ne futte ad issu chi sugnu io? “
la riga dei baffetti gli si muove decisa.
Qua viene il bello…
Chi glie li domanda adesso (a iddu) E”mail e formule di pagamento?

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Arrivato presso l’indirizzo la trovo davanti al portone col bagaglio in mano.
” Prima dobbiamo andare in via “Tal”, poi in via “dai Tali”, ed in ultimo alla stazione Lingotto”
Giunti al primo indirizzo la cliente chiama col cellulare l’amica.
Dopo un rapido saluto tra le due incomincia il dialogo, riferito alla terza che stiamo andando a recuperare..
” Ha fatto tutto lei, s’è’ auto invitata…sai com’è’..-vedrai che si lamenterà per tutto il tempo..e questo, e quello, e quell’altro!!..”
Frasette dette con enfasi malignetta si susseguono fino a quando arriviamo in via “dei Tali”.
” ..Si veste che pare la reginella delle ostriche, la comandina del vapore..”
” ..Guarda in quale zona trasandata e’ venuta ad abitare…una come lei, con la puzza sotto il naso..”
Appena arresto il mezzo di fronte ad una sagoma femminile, le due tacciono.
Scendo ad accogliere la donna, ripongo il bagaglio dentro il baule del Taxi, quindi riparto.
” Ciaooo “
” Oh ciaooo cara, ma che bel vestitino…che finezza..”
” Finalmente insieme…Come stai? “
” Dai che si parte per un bel fine settimana tutte tre insieme; senza quei borsoni dei nostri mariti.. “
L’azzurro del cielo ci accompagna verso la stazione ferroviaria, laddove, sotto la tettoia d’ingresso, tra bar e atrio, diversi ragazzetti si stanno sfidando in una proverbiale gara di rutti.

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Porta Nuova
Un tizio sale chiedendo di recarmi presso un fabbricato “X”, in quanto il suo brevetto antigravitazionale dà diversi problemi ed egli deve assolutamente andare a risolvere.
E’ alquanto agitato e mi parla per l’intero tragitto.
La faccio breve.
Il signore, dall’aria da scienziato,vestito da scienziato, e’ un inventore italiano vissuto all’estero. A suo dire, nell’arco degli ultimi anni ha messo a punto un raffinato sistema antigravitazionale applicabile su qualsiasi cosa: abitazioni, giocattoli, velivoli, autoveicoli, armi.
Utile a tutto.
Di mezzo c’è un bando europeo alquanto cospicuo, brevetti, lucri top secret..insomma: Robe Grosse.
Sta’ di fatto, che ci si creda o meno, se l’affare gli dovesse andare in porto l’intera umanità ne uscirà salva.
E dai presagi avuti in questo breve tragitto sussistono ottime possibilità di farcela.

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Diamante

La aiutai a salire sul Taxi.
Minuta, graziosa, un antico ninnolo vivente e prolisso.
Intanto che le tenevo aperta la porta si presentava soffermandosi a parlare, sospesa tra sedile e brancale.
” Buongiorno giovanotto, molto gentile, io sono nata qua a Torino e in questa zona ci sono venuta da bambina……Lei deve sapere che ho già la mia bella età, ma a parte qualche acciacco non mi posso lamentare……Deve inoltre sapere che….”
Discorreva lucidamente, in un italiano chiaro e corretto, intanto che, li fermi, mi guardava senza lasciarmi la possibilità di chiuder lo sportello.
” ….Qua, nel ’37 c’erano tutti prati, ed esattamente lì del sambuco, con uccellini, frasche…..Dei miei parenti, io allora ero bambina, dissero: “certo che siete andati a vivere in campagna….”
Ci trovavamo in corso Rosselli angolo Galileo Ferraris.
La interruppi per poter chiudere lo sportello, dopo di che, salito a bordo, avviai.
” …..Con mia mamma andavamo sovente a Cavoretto…..”
Parlava parlava.
La ascoltavo volentieri. Quei trascorsi lucidamente confidati, di per se interessanti, ancor più lo diventavano raffrontati all’attuale realtà.
” ….Quando due dei miei ragazzi, sa allora insegnavo, stavano parlando tra di loro senza essersi accorti della mia presenza, io così minuta di spalle parevo una di loro, li riconobbi dalle voci…dissero: “la professoressa “cognome” è si severa, ma è giusta!”…fu il più bel complimento…..nemmeno la più insigne medaglia….”
Parlava, parlava, parlava senza pausa.
Splendidamente.
Talune persone, quando ciarlano in continuazione, diventano logorroiche, pesanti.
Lei no, quella donnina era perfetta.
Non appena arrivammo a destinazione, approfittai di un suo rifiato per scendere ad aprirle lo sportello.
Una volta giù continuò:
” ….Ho portato qualche regalino, diversi tipi di dolci…i dolci piacciono sempre…sa, avrei anche portato dei libri, ma i libri non tutti li gradiscono, i dolci invece si……Quando andai a visitare la casa di D’Annunzio…lui come poeta, come scrittore era ineccepibile, ma come uomo…sa…sta di fatto che ….”
Continuava a parlare parlare, fino a quando scomparve dentro ad una porticina.
Lei, i suoi regali ed i suoi racconti sparirono.
Splendidamente.

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Eccomela di fronte..
Un facciata marmorea punzonata in cima da cinque stemmi: Abarth, Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Jeep..
Ai lati spiccano due similtorri stile razionalista.
Dal parcheggio dove staziono, il Traiano, l’insieme e’ ben visibile, alla sua maniera poderoso: lì dove alti vertici durante la settimana elucubrano.
E’ domenica mattina, attorno tace un inconsueto deserto, in antitesi col resto della settimana.
Se non fosse per il sopraggiunger d’un cliente rischierei di finire tra le braccia di Morfeo.
Connotati poco raccomandabili e modi febbricitanti, prende a farfugliare:
” Stato ladro!!…Non c’è lavoro più per nissciuno…Studia studia!!..pure chi rubba deve studiare….”
Io ascolto assecondando.
” ..Pensa che ci son dei tizi, hai presente? Quelli che vanno a fare gli alloggi!!…Una volta entravano, cercavano soldi, ori, tv, quattro cazzate da portar via e sparivano in fretta…”

“..Adesso, entrano e gli basta arraffare portatile, chiavetta e Via!!!..Tutto in un attimo…Poi senza troppi rischi, daccasa, quando va bene svuotano conti e libretti…Studia, studia, studia!!…Una volta arrubbavano, ora basta essere studiati in informatica..”.
File di veicoli posteggiati, imbiancati dalla brina fan da spartiacque ad un semaforo lampeggiante.
In giro a quest’ora non c’e’ ancora nessuno, se non Taxi, polveri sottili, qualche podista…E “studiati in informatica”

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Traghettatore di Tir

Oggi ho fatto strada ad un Tir, uno di quei mezzi enormi enormi, guidato da un autista turco che parlava solamente turco, ed in inglese era messo peggio di me.
Il che è tutto un bel dire.
Benché il nostro pareva un dialogo tra sordomuti, riuscimmo comunque ad intenderci.
Il tizio: longilineo, vestito alla boscaiola, basettoni e folta chioma scura, ricordava vagamente lo smilzo conducente d’un bestione quattro”ruote, in una serie televisiva trasmessa negli anni ’80, della quale non ricordo il titolo.
Anzi….:
“Movin ‘On”
(guardando in internet)
…Saprei indicare anche puntate, nomi e cognomi dei protagonisti, ogni particolare, compresi quanti caffè o birre tracannavano i due ad ogni episodio…di 60 minuti ciascuno.
Tornando al conducente turco..
Mi trovavo fermo in attesa, nel posteggio Taxi di corso Agnelli, quando, di fianco si ferma appunto uno di quei Tir enormi, da dove zompa giù il tizio che mi consegna una bolla d’accompagnamento merci.
Sopra vi è stampato l’indirizzo d’una ditta di Chieri.
È evidente che il conducente si è perso.
A gesti e “gutturazioni”, domanda di fargli strada col Taxi fin lì, ovviamente seguendo un percorso adatto al suo enorme mezzo.
Rispondo col mio ok “gutturale”.
Penso al tragitto da compiere quindi m’avvio.
L’ora di punta non agevola, ma tutto sommato me la cavo.
Nell’immettermi in corso Unità d’Italia, intasato da due lunghe colonne di veicoli fermi, adocchio un auto che abbia l’autista chino sullo smart, non appena il veicolo davanti a lui riparte, riesco ad avere tutto tempo per infilarmi, quindi resto fermo in modo da creare un buco che consenta al tir d’entrare davanti a me.
L’operazione, con mia soddisfazione riesce, e l’ok scambiato col turco attraverso i parabrezza, suona come un “Sei dei nostri”.
Proseguendo tengo d’occhio l’altezza dei ponti, l’agibilità’ delle rotonde, dallo specchietto controllo continuamente che “Movin ‘On” sia dietro.
Arrivati a destinazione, ad attenderlo ci sono due titolari dell’azienda.
Io ed il turco ci congediamo, dopo che datami da lui in visione un’altra bolla gli “guttural”indico” la strada per raggiungere la sua prossima destinazione: Bruino.
L’avesse mostrata subito….
Va beh, alla fine, nulla di che, se non l’essermi sentito per una ventina di chilometri, autista di un Tir. “Movin ‘On”
A volte basta poco.

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Affrancata da una “@”
La destinazione era presso “Bolaffi”, in via Cavour.
Il cliente, un maturo signore faceva venir in mente uno di quei nobili d’un tempo, indossava paltò, cappello, tra le mani reggeva un paio di guanti insieme ad una ventiquattrore in pelle.
Durante il tragitto prese a parlare:
” Vede signore, nella filatelia vi è la storia degli ultimi due secoli.
La nostra storia.
Lei lo sa che il primo francobollo di posta aerea stampato al mondo, venne emesso nel Maggio del 1917 e venduto solamente a Torino e a Roma?”
Gli si udiva vibrare la voce, tanta la passione.
Filatelia per me significa ricordi di quando da ragazzetto immergevo cartoline e lettere in acqua tiepida recuperando i francobolli.
Il pensiero di quegli album, quei rettangolini di carta dentellata finiti tutti nel baule della nonna conserva un qualcosa di romantico.
Ultimamente, anziché le lettere e cartoline si utilizzano e-mail, dove la “@” ha sostituito i francobolli.
Più spiccio, più semplice, economico; senza più alcun baule dove riporre i ricordi e nessun nonno a raccontarli.

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Meglio l’alba o il tramonto?

Tre ragazzi, sui venti venticinque anni, spigliati e in amicizia tra loro, salgono a bordo del Taxi. Li debbo accompagnare fuori città’, per lavoro presumo dai discorsi. E’ mattina presto, di quelle fresche mattine fatte per starsene a dormire. Intanto che guido, i tre chiacchierano brillantemente di turni e apparecchiature tecnologiche. Ad un certo punto uno domanda:
” Secondo voi, a una ragazza e’ meglio far vedere l’alba oppure il tramonto? “
Gli altri due, sghignazzando rispondono con brevi minchionate.
Io ascolto ridendo.
In quel momento, di fronte, la palla del sole sta comparendo radiosa tra i rami spogli, visibili nell’orizzonte piatto e velato.
Siamo in tangenziale e quella domanda buttata lì, con quelle minchionate lì, quel panorama, danno la svolta, trasformando l’insieme in atmosfera direzione vacanza. Con alla guida l’autista di turno e gli altri a ridere sparando frasi a muzzo.
Ci starebbe bene lo stereo a palla. La camicia hawaiana. Un paio di lattine. Ed un airone a fare strada…
Stop!!!
S’è’ arrivati a destinazione.
I tre ragazzi pagano, scendono e s’incamminano.
Uno di loro, il più’ spigliato, si volta e mi dice:
” Se a qualche cliente dovessero interessare argomenti tipo “albe o tramonti” può farsi lasciare il numero di cellulare dal mio collega.. “
Quindi s’allontana “scanzonatamente”.
E si son fatte le otto.

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Sollevai il portellone.
Volto sorridente e simpatico, era accompagnata da un Golden Retriever, che subito s’accuccio’ dentro il bagagliaio, come fosse casa sua.
Enorme, silenzioso, pulito.
” Buongiorno, ci può’ accompagnare in via…? “
Si stavano recando a svolgere un incontro di pet therapy.
Come mi spiego’, sovente questi amici a quattro zampe vengono utilizzati per interagire con persone in cura.
” Capita che lo porto nella clinica dentaria delle Molinette, al Lingotto, dove gioca coi bambini prima che entrino nella sala dentistica. Serve a distrarli…Altre volte a tener compagnia ai malati d’Alzheimer…dovrebbe vedere. “
Intanto che parlava le luccicavano gli occhi, come una mamma.
E’ proprio vero, gli animali hanno un enorme potere. A volte superano quello umano.
Quando arrivammo, mi feci dire il nome dell’associazione che si occupa di organizzare il tutto:
“Sorrisi a 4 zampe”
http://www.sorrisia4zampe.org

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Sono a Porta Nuova
Un tizio sale chiedendo di recarmi presso un fabbricato “X”, in quanto il suo brevetto antigravitazionale dà diversi problemi ed egli deve assolutamente andare a risolvere.
E’ agitato e mi parla per l’intero tragitto.
La faccio breve.
Il signore, dall’aria da scienziato, vestito da scienziato, e’ un inventore italiano vissuto all’estero. A suo dire, nell’arco degli ultimi anni ha messo a punto un raffinato sistema antigravitazionale applicabile su qualsiasi cosa: abitazioni, giocattoli, velivoli, autoveicoli, armi.
Utile a tutto.
Di mezzo c’è un bando europeo alquanto cospicuo, brevetti, lucri top secret…insomma: Robe Grosse.
Sta’ di fatto, che ci si creda o meno, se l’affare gli dovesse andare in porto l’intera umanità ne uscirà salva.
E dai presagi avuti in questo breve tragitto sussistono ottime possibilità di farcela.

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Accompagnare una famiglia di marocchini al terminal.
Lei, lui e la figlia.
Debbono prendere l’autobus per Malpensa e da lì il volo per tornare a casa, in Marocco.
Dopo uno scambio di parole domando:
” Partite per le ferie? “
” No, per sempre “
” Per sempre? “
” Qua non e’ più’ come quando siamo arrivati… “
” Quanti anni siete rimasti? “
” 21 “
La faccenda mi rattrista e non so cos’altro dire.
Tacciamo per il resto del viaggio.
Lui siede accanto a me, pelle olivastra, lineamenti nordafricani, modi dignitosi, sguardo fiero.
Lei altrettanto, con in più la bellezza che spicca dal chador.
Non appena raggiungiamo il terminal una vigorosa stretta di mano ci separa.
Buona fortuna.
A pelle, con quei tre se ne sta’ andando via qualcosa di bello.

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Fantastica

94 anni, minuta, vestita a modo, di una lucidità’ disarmante.
Pungolata da qualche domanda parla per l’intero tragitto.
Assorbo come non sarei in grado di fare dalla migliore delle enciclopedie.
” Dovesse fare un raffronto tra gli anni 40/50 e il periodo attuale…”
Le chiedo.
” Ahh la fame! Ci davano 150 grammi di pane al giorno, a persona.
Sa cosa vuol dire? “
Sorride deliziosa.
” 150 grammi…Saranno più’ o meno un paio di panini.. “
Calcolo io ad alta voce.
” Si mangiava Pane nero fatto con quel che si trovava: bucce di castagne, riso, crusca.. “
In quel lontano periodo ella viveva in città’, zona Centro.
Racconta.
” Via Po, era stata tutta rasa al suolo. Un giorno sono uscita per cercare due uova da unire ad un po’ di farina che ci era stata data…non ne trovai. Usammo l’acqua. “
Di tanto in tanto, durante la sosta ai semafori, mi volto a guardarla.
Avvolta nel suo cappottino pare la Montalcini.
” Allora correva voce che quel pane facesse ammalare, anche se, mia mamma diceva che invece era buono. Ella raccontava di quand’era giovane, durante la prima guerra mondiale, quando il pane veniva fatto con scarti dannosi, porcherie, e nell’impasto veniva utilizzato anche vetro macinato….”
Fuori dal parabrezza le ultime foglie gialle sospese tra i rami svolazzano come efelidi contro cartelloni pubblicitari.
Siamo arrivati a destinazione.
Mi volto ad osservarla.
Continua a parlare.
Una maestrina.
Nel senso più’ elevato del termine.

**

” Al Regina Margherita, grazie “
Quindi, la donna prende a parlare al ragazzino, sedutole accanto.
Usciti dal sottopasso di corso Giambone, via Ventimiglia si presenta intasata da una colonna di veicoli.
” Per lei va bene se passo per via Genova? “
” Faccia pure come meglio ritiene.. “
La scelta si rivela azzeccata, i semafori son verdi e la preferenziale sgombra.
In un attimo giungiamo di fronte all’ospedale.
” Hai visto che bravo il signore? Siamo in orario. Passata la visita farai sicuramente in tempo ad andare anche a scuola. “
Mai ragazzetto ebbe cotanta voglia di mandarmi “Affanculo”.

**

L’uomo attendeva davanti al portone accanto ad una carrozzina.
Non appena arrivai e scesi per dare aiuto mi salutò, intanto che con la mano toccò appena la spalla della ragazza seduta sulla carrozzina. Aveva un viso sereno, vispo. Ed era molto bella.
Essendo immobile dalla cintola in giù dovette sollevarsi da sola, aggrapparsi tra montante e sportello del Taxi fino ad accomodarsi sul sedile posteriore.
Ci impiegò un attimo.
Il padre, (presumo lo fosse), non le diede aiuto, quindi anch’io non intervenni.
Il viaggio si svolse con uno scambio di opinioni generali.
Avevo da imparare.
Avevo da imparare dai modi, dai pensieri, dai loro sorrisi, dalla saggezza serena ma viva nell’ esprimere pareri.
Avrei dovuto assorbire fin dentro il profondo della mia anima, per riscoprirlo tutte quelle volte che m‘incazzo a vanvera.

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Certe notti

” Mmm..Corso…corsoo..mWhaaa (sbadiglio) corsooo “tal dei tali” “
” Ok “
Ci si avvia.
E’ domenica mattina presto.
” Faiiiiiiilllaaa..mWhhaaa..cartaaa? “
” Certo “
Durante il tragitto si sbircia di dietro attraverso lo specchietto, intravedendo il giovane col capo chino.
Russa.
Russa fiato e alcol.
Non appena la destinazione giunge, lo si chiama.
Nulla.
Gli si scuote la spalla, finché lo si desta.
Guarda perplesso.
” Maaa Dovee?? Aaa..Siamo arrivati?? “
” Si siamo arrivati. “
Il ragazzo continua a guardare attorno con aria assonnata.
Assonnata ed alticcia.
Poi prende a tastare tasche, giubba, pantaloni, camicia, felpetta.
Una Matrioska ripiena di cocktail al prosecco.
M’allunga prima l’abbonamento gtt, poi una tessera di un qualcosa, un foglietto scarabocchiato, una fotografia, infine la carta di credito.
Il tempo necessario per compiere l’operazione con la macchinetta e lo si deve chiamar di lena, in quanto s’è nuovamente assopito.
” Fatto, tieni, firma lo scontrino “
” MmmmmWhaaa??? “

” Si, ok, perfetto…puoi anche scendere “
” Mmmmmm???…”
” Sei arrivato, ok, a posto, ciao “
S’allontana ondeggiando.
Lo si osserva..
Carta di credito a parte, “certe notti” le si ricordano…
Anzi, a dire il vero, al di là della pressione alla testa postumo, di “certe notti” non ci si ricorda poi proprio un bel nulla…

**

Test Ishihara

Mattina sul presto in pieno inverno, si sta accompagnando col taxi il cliente, siamo in via Ventimiglia, presso l’uscita del sottopasso, direzione ospedali; la strada e’ sgombra.
Forte penombra, lampioni accesi, luce offuscata, lieve foschia, asfalto scuro bagnato, strisce pedonali grigio-stinte.
Un tizio attraversa con passo deciso sopra quelle strisce, indossa giubba e cappello color asfalto bagnato, e jeans color strisce pedonali stinte.
“L’insieme pare uno di quei test ottici per la vista”.
Me lo trovo di fronte…Inchiodo individuandolo all’ultimo.
Tre fattori ci hanno salvato (a lui la vita, a me tutto il resto):
Non stavo parlando
Andavo pianissimo
Il terzo fattore non so qual è, ma di sicuro c’è.

**

” Buongiorno, mi può accompagnare all’hotel Golden Palace? In via dell’Arcivesc…Ar ci vesc o va do..”
Era uscita da un parrucchiere.
Di solito da lì chiamano per far accompagnare a casa le clienti, la maggior parte donnine d’una certa età.
Invece lei avrà avuto venti venticinque anni.
Spigliata, bella presenza, vestita alla moda, casual, ma di qualità.
Continuò..
” ..dell’Ar ci ve sco va do..pare quello scioglilingua..”
” He he..Si..vero ” Risposi
” Se l’Arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescostantinopolizzasse vi disarcivescostantinopolizzereste? ha ha…”
Disse ilarmente, senza commetter errori, né inceppi verbali
” E’ bravissima “
Mi complimentai sorridendo, così come stava facendo lei.
Continuò..
” Esistono diversi scioglilingua…quello della capra, dei trentatré trentini…e uno per la esse..mmmmm..”
Ci pensò un attimo, poi lo pronunciò tutto senza errori.
” Caspita!! “
Dissi, aggiungendo che da ragazzetto mi piaceva leggere gli scioglilingua scritti sul “Manuale delle giovani marmotte”.
Rispose che anche lei ne leggeva, e su quegli stessi manuali, trovati a casa dai nonni.
Le squillo’ il cellulare.
Al Golden avremmo dovuto accogliere una persona per poi proseguire verso una seconda ultima destinazione.
Durante quel tratto finale, m’accorsi dai loro discorsi, che si trattava di due registi cinematografici.
In città si stava tenendo il 36° Tff.
Torino film festival
“Tre figlie sfoglian tre foglie…tre foglie sfogliate da tre figlie”
“tre foglie figlie”
“Tre f f”
“Tff”
…buon fine settimana a Tutti

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Comics

” Aill Lingotto, for “Comics”..”
Lui pacioso, paffuto, infagottato, così come lei, un po’ più piccina.
Gli risposi col mio “inglish”
” Hallo, Lingotto Fiere?..yesss, i go immediatley..”
Presero quindi a parlarmi in inglese.
Un inglese svizzero del cantone tedesco.
” We..bla bla bla..experience..bla bla..bla bla..ha ha ha “
Non ci capivo nulla, il ragazzo parlava parlava, ridendo di tanto in tanto.
Io muovevo il capo su e giù, sorridendo ad ogni loro risata, senza capire, o meglio, giusto un paio di parole ogni frase.
E da quel poco provavo a dire la mia.
Lo facevo più che altro per ricambiare la loro simpatia.
Per rendere l’idea cito uno scambio di frasi, estrapolate dal dialogo che andò avanti per tutto il tragitto, ovvero una ventina di minuti abbondanti. Abbondantissimi.
Lui:
” Oh yes..bla bla bla…bla bla..ha ha ha…bla bla..in Manilla where…bla bla bla..ha ha ha “
Avevo capito solo Manila, così presi a parlare raccontando (col mio “englis”), che negli anni ’70, Cassius Clay, lì vi aveva tenuto un importante match contro Freezier.
Incontro mondiale di boxe, chiamato appunto: “Trilli in Manila”.
Adesso, immaginate voi, quei due che si trovano ad ascoltare un tassista che in una lingua che a malapena conosce, vi racconta qualcosa su un tizio che probabilmente ignorate chi sia, o molto più facilmente non interessa una cippa..
Mi guardavano attoniti.
Facevano “si” col capo, ridacchiando senza troppa convinzione. Esattamente come me quando a parlare erano loro.
La destinazione arrivò, ponendo fine al supplizio di un dialogo surreale, dagli argomenti fuori ogni logica (i miei, i loro non so).
Io, di tutte le faccende raccontatemi, alla fine non ci ho capito nulla, ma quello che mi ha maggiormente stupito è che in ultimo m’hanno anche lasciato la mancia.

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Nozze

” Buongiorno, mi può accompagnare in via Corte d’Appello 16?”
” Certo ” .
Misi in moto.
Una trentina d’anni, giacca e cravatta, impomatato, rasato, profumato, pareva andare ad un matrimonio.
In effetti..
Era vistosamente euforico. Di un euforia contenuta, ma contagiosa.
” Un mio amico m’ha dato il numero di telefono del Taxi, ho chiamato e lei è arrivato subito…..Sto andando a sposarmi!!!!! “
” Veramente?? “
” Si, è una figata! “
” Che si sposa? “
” Siiii..anche essere qua su è una figata!!! “
“Giuro che è vero, è andata esattamente così e Non lo scrivo per fare pubblicità cambiando l’ordine e il significato del dialogo.”
” Bellissimo!! Andarsi a sposare in Taxi…All’americana!! ” dissi io.
” Non ho mai preso il Taxi…Troppo cari…E lo faccio per la prima volta proprio oggi che mi sposo!!! “
” Ma pensa te, che figata!!! “
Pur io venni pervaso da pura euforia.
” Su, faccia qualche foto!!! Si fotografi qua sopra intanto che l’accompagno al suo matrimonio!!”
Dissi ilarmente.
Lui sprizzava gioia.
” Stamane sono andato in ufficio, non ho fatto assolutamente nulla, ho festeggiato assieme a qualche mio collega!!! “
Era primo pomeriggio.
” Anche la sua sposa arriva in Taxi? ” domandai
” No no, lei arriva…Arriva in auto, solo che non va bene arrivare insieme, così ho chiamato lei!!! “
Avevo come l’impressione che fosse più euforico per essere su un Taxi, che per quello che stava andando a fare.
” Anche per me è la prima volta!!! Non mi è mai capitato di accompagnare uno sposo al proprio matrimonio!! “
Giungemmo al n°16 di via Corte d’Appello, dove un drappello di ragazzi tirati a lustro lo stavano attendendo.
Ci salutammo calorosamente, entrambi: euforici, contenti.
Io lo sono ancora.

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Percorrendo via Principe Amedeo, oltrepassata via Bogino il cliente, indicando verso destra, domanda:
” Scusi che piazza è questa? “
Faccio subito mente locale..
“…

…”
Lapsus..o meglio: vero e proprio vuoto.
“Cavolo di piazza è già..?!!”
Penso tra me e me, intanto che il vuoto si trasforma in zero assoluto.
Qualche metro e ci si ferma dietro a diversi veicoli incolonnati nell’incrocio con via Roma..
Prendo tempo raccontando le bellezze racchiuse in nella piazza, ovvero: la biblioteca Nazionale e quello che fu sede del primo parlamento Italiano: Palazzo Carignano.
Ma del nome niente!!..possibile?…Eppure non viene in mente…vuoto!! 
Semmai il cliente fosse un giornalista, già me lo immagino domani un bell’articolo, su qualche quotidiano..
“Scandaloso!!..Taxista non conosce una delle più importanti piazze della propria città”.
No, non posso fare una figuraccia del genere.
Così..
Cercando di non farmi scorgere, afferro lo stradario, quindi poggiandolo sopra le ginocchia prendo a sfogliare.
” Può andare “
Mi dice una voce da dietro, intanto che di fronte non c’è più nessun veicolo.
Riprendo la marcia, dopo aver fatto giusto in tempo a leggere.
” Piazza Carlo Alberto!! “
Rispondo deciso, tirando un profondo (silenzioso) respiro.
” Si si, grazie, nel frattempo lo avevo letto sulla targa affissa nella piazza…”
“Eh beh, avessi fatto in tempo pur io…”
Penso tra me e me.
” E questo palazzo alto alto, marmoreo, crema e marrone, con in cima il tricolore? Che palazzo è?.. “
Eravamo giunti in piazza Castello, tra via Viotti e via Roma, ed il cliente stava indicando sulla sua destra intanto che mi guardava…
“…


…”.

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” …Perché devi sapere che non è così come dicono…oltretutto, di queste faccende non ho più voglia di discuterne..”
Non ce l’aveva con me.
Parlava al cellulare intanto che salì a bordo.
” Buongiorno “
Dissi
” ..Comunque non c’è ancora…sicuramente prima o poi ci ritroveremo, sai…dovremmo organizzare..”
Continuava a non rivolgersi a me
ed io, dopo essermi voltato la osservavo..
la osservavo..
in attesa..
Lei, pur guardandomi non mi vedeva, ero lì, ma era come se non ci fossi.
Aveva un bel volto, un po’ tirato forse, anche truccato. 
E probabilmente qualche ritocchino estetico in passato lo aveva anche ricevuto.
Ebbi il tempo d’osservarla per benino fin che..
” Solo un secondo, sono sul taxi..”Via tal dei tali”..scusa, ma sai, anch’io..meno male che la..”
Partii.
Durante l’intero tragitto continuò a parlare al telefono finché, giunti a destinazione, il tassametro indicava 15,60
” ..Si, ma stai scherzando??…credi che possa essere..”
Continuava a non rivolgersi a me.
Mi voltai a guardarla, intanto che col dito indicai il tassametro.
Indi attesi.
” ..E quel giubbotto…con quei colori così appariscenti..ogni volta un vestito diverso..”
la osservavo..
poi ancora..
Quindi scosse appena la testa, come a voler domandare (presumo) “quanto fa?”, intanto che continuava a conversare.
” ..ha ha ha ma dici? poi ti racconto, domattina quando ci vediamo..”
” 15 euro e sessanta “
Dissi.
Nella normalità avrei arrotondato a 15 netti.
M’allungò un venti
” ..pure le scarpe…Molto molto belle, anche se preferisco i gambaletti..da abbinare…”
Le diedi il resto.
Lo ripose ravanando nella borsetta, intanto che con la spalla premeva il cellulare contro l’orecchio.
Indi scese.
” ..ha ha ha quel rossetto così marcato…preferisco il rimmel, mascara..e poi..”
La udii conversare fino a quando scomparve dentro ad un portone.
Era un venerdì mattina, di una giornata come tante,
la città era luminosa, viva
e tutto avrebbe dovuto ancora avere inizio.

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Accompagno un’attempata donnina davanti ad una banca, dove, visto ch’ella deve entrar solamente per pochi minuti, mi domanda d’attenderla.
Non appena la donna s’avvicina al portone, un tizio alto alto, sgherro, con un biglietto in mano, le s’avvicina, l’osserva, le sorride “di sbieco” ed entra appresso a lei.
Mmmmmm…
Accendo le quattro frecce al Taxi, lo chiudo, m’accosto fisicamente alla vetrata della banca, da dove prendo a tener d’occhio il tizio, visibile nell’interno.
Lo osservo lì fermo a cincischiare nell’atrio.
Con lo sguardo non lo mollo..
Se ne accorge.
Io guardo lui
Lui guarda me
Io continuo a guardar lui
Lui a guardar me.
Anche alcuni passanti m’osservano perplessi, io così impegnato a scrutar dentro ad una banca.
Improvvisamente la donnina esce da una porticina lato bancomat, mi si avvicina.
” Grazie per avermi aspettato! –
Dice.
Il tizio sgherro, ancora in coda presso uno sportello della sala continua a fissarmi attraverso la vetrata.
Come a dire:
“Che cazzo vuoi!!”
Per fortuna, in quei pochi minuti non è passata nessuna volante.
Come iniziar la giornata da tassista e finirla correndo il rischio d’esser scambiati per un palo.
Eh, talvolta…

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E’ mattina presto , sale a bordo una donna dal fare nervoso e dall’aria trasandata, dice di recarmi presso il portone posizionato una ventina di metri più avanti a recuperare la madre. Per poi proseguire..
Ad attendere, un’attempata donnina dal sorriso vivo, quasi incapace di muoversi, sale con difficoltà.
” Dai su!! sbrigati!!”
Sbraita la figlia.
La donna la guarda con materno mesto rimprovero.
Poi osserva me, splendidamente.
” Buongiorno “
Mi dice altrettanto splendidamente.
Arrivati a destinazione la figlia paga fremendo. Quindi prende a “ravanare” sullo smart.
” Forza su!!! “
Dice seccamente alla madre, nel frattempo impegnata ad uscir fuori dal mio “bunker” bianco.
” Faccia con calma signora..serve aiuto?..”
Domando io all’anziana donna.
” No, grazie, mi scusi se ci impiego un po’ di tempo..avessi qualche anno in meno..”
” Ci mancherebbe Signora..non c’è fretta “
La donna fa tenerezza, una splendida tenerezza.
La figlia, invece, sta letteralmente sui…..!!
Ma la professionalità porta comunque a salutare entrambe. Con incantevole garbo la madre, con assoluto disincanto la figlia.

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Il cane
Lunghe bandiere oscillavano appese di fronte all’ingresso d’un rinomato hotel cittadino. Le star stavano per uscire e quella volta le star erano i campioni della Nazionale Italiana di Rugby.
Torino brillava di eventi: Artissima, mercatini a cielo aperto e un big match. Col sole a dar luce..
Mi trovavo lì fermo al posteggio col Taxi, circondato da gente intenta a far foto.
Una bella sensazione.
Si presentò un signore con un pastore tedesco al guinzaglio, domandò se potevo accompagnargli il cane in via tal dei tali, ove ci sarebbe stata una persona ad attendere.
Acconsentii, quindi dopo averlo fatto accomodare nel bagagliaio, partii.
Il cane indossava una museruola, inoltre il padrone m’aveva rassicurato.
Ma vista la stazza e il muso, non appena ci avviammo qualche timore lo ebbi.
Guidando lo osservavo dallo specchietto.
Il fuori scivolava col suo potpourri di colori e sagome.
Sulla destra il monumento al traforo Frejus marcava piazza Statuto. Genio alato e corpi di Titani attiravano l’attenzione del cane, silenzioso ed attento.
Il suo muso si muoveva appena senza neppure sfiorare il vetro. “Il più composto tra i passeggeri.”
Arrivati a destinazione trovammo un ragazzo che ci accolse con un sorriso pieno. Il pastore si sciolse dalla compostezza per lanciarsi tra le sue braccia.
Ce l’avevo fatta, ero finalmente riuscito a riaccompagnare a casa Rin Tin Tin.

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Giunti presso l’indirizzo indicato, s’aiuta a salire a bordo un signore non vedente, il quale domanda d’essere accompagnato presso Porta Nuova, di fronte all “Uni Euro”.
Ad attenderlo dovrebbe esserci un addetto preposto dalle ferrovie.
Durante il tragitto ci abbandoniamo ad un dialogo il cui argomento spazia dai gruppi musicali anni ’70, al rock in genere.
” ..i Ramones, intramontabili…Quando m’occupavo di radio, erano tra i preferiti, assieme ai Blach Sabbath, Led Zeppelin…Adrenalina e cappuccini!!…”
Dice l’uomo.
I miei esempi sono i Beatles, i Rolling Stones..
Se non che Jerry Lee Levis, ed Elvis..il Re.
Il cliente ha un fare coinvolgente, voce profonda, viva.
Intanto che di fuori, Torino scivola via come una pennellata: corsi alberati, Liberty, muri oltraggiati, aiuole fiorite, tombini smossi.
Una volta giunti nel piazzaletto presso via Sacchi, s’inseriscono le luci di posizione al Taxi, quindi s’accompagna l’uomo dentro Porta Nuova, alla ricerca dell’Uni Euro e dell'”omino preposto”.
Si gira per una manciata di minuti buoni…dove ampi saloni, minute boutique e un pianoforte occupato da un passante in auge, fanno da ostacoli.
Nel nostro girovagare il cliente si muove poggiando un braccio sulla mia spalla, con l’altro punta la sottile asticella bianca, come fosse un’antenna, sul suolo.
Lo fa con disinvoltura.
Camminiamo alla ricerca di quell’insegna.
Alla fine m’accorgo che l’Uni Euro, assieme al “tizio preposto” si trovano esattamente di fianco al Taxi.
Sulla sinistra.
Mentre invece si era proceduto dalla parte opposta, a destra.
Così, dopo averlo detto al cliente, congedandoci con una risata ci si saluta.
” Buon viaggio signore! “
” Buon proseguimento anche a lei!…Viva i Led Zeppeling!! Viva il Rock!!……..E Viva la vita!!! “

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Quanto segue è un episodio capitato durante uno dei miei primi giorni da tassista. Ovvero una decina d’ anni fa.
Mi trovavo fermo presso un posteggio Taxi, quando ricevetti una chiamata sul sistema, indicante di recarmi al posto “x”, a caricare il cliente “y”…Non appena giunsi in corrispondenza “x” sali a bordo un signore rasato, sulla mezza età, vestito tipo monaco tibetano. In Arancione.
Parlava inglese, ed in inglese domandò d’essere accompagnato nel posto “z”, ovvero: a Porta Nuova.
Era un tipo brillante e assieme ai strambi bagagli portava una manciata di corone di fiori variopinti, tipo hawaiani.
Durante il tragitto parlò confidenzialmente di quello che rappresenta la sua dottrina: concentrazione, autodisciplina, riguardo, meditazione, credo…lo ascoltavo, pur essendo fondamentalmente uno scettico agnostico.
Suasivo, garbato, parlava in maniera sincera.
Quando giungemmo alla stazione ferroviaria, congedandosi mi donò un intreccio di fiori. Me lo infilò attorno al collo, sotto lo sguardo divertito della gente che in quel momento si trovava a passar di lì.
Fu una di quelle situazioni più stravaganti capitatami, ed alla fine rimase una formula:
x+y+z = Rispetto Universale.

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La luna sospesa nel cielo sta ammirando il nostro pianeta.
Enorme, argentea, con diverse macchie appena accennate.
Pare il naso d’un clown puntato contro gli spettatori.
E gli spettatori siamo noi, distribuiti in questo miracolo terrestre fatto d’insensati equilibri.
La Hack, la luna la analizzò eccome!! Assieme alle stelle, ai soli, i buchi neri, gli universi.
Adesso Margherita non c’è più, come non ci son più neanche tutti quei miliardi, miliardi e miliardi di sguardi, di sussulti, di sospiri, che si sono nel tempo (da quando esiste il mondo) avvicendati rivolgendosi alla luna.
E Noi siamo qui, in questo preciso momento, presenti sul pianeta:
fantastico miracolo naturale capace di vite complesse.
E tra tutta questa baraonda d’infinite possibilità di forme di vita, abbiamo la fortuna d’esser nati esseri umani.
Non piante!! Neppure alghe, amebe, lombrichi, insetti, linci o cornacchie!!
Ma donne e uomini.
E tra tutte le innumerevoli tipologie di razze, di caste, di ceti sociali esistenti, ci son pur io:
pallido torinese, qua seduto sul Taxi ad aspettare l’arrivo d’un altro fortunato essere umano presente sul pianeta in questo preciso momento.
Ecco: Speriamo che si spicci!!!

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Se l’Arcivescovo..

Noi tassisti lo sappiamo bene e durante le attese lo facciamo fuori in diversi modi.
L’importante è che non sia lui a far fuori noi.
Tempo fa, per esempio, si stava leggendo un libro: una raccolta di proverbi e aforismi tipo: Oscar Wilde, Churchill, Bukowski.
E talmente ci si immerse nella lettura, che alla fine si incominciò a pensare sotto forma di aforismi e citazioni.
Un mix tra: Winston, Charles…e Mogol.
Tanto che l’improvviso arrivo d’un signore quasi disturbò.
Dover sospendere la lettura di quelle brevi locuzioni: “L’unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi”..” L’inferno è il lastricato di….” ecc.ecc. lasciava un sapore amaro.
Un po’ come togliere la caramella ad un bimbo, bucare una gomma ad un ciclista, o interrompere il filo ad Arianna.
Insomma, fu così che quella volta, salitomi a bordo il cliente disse:
” Buongiorno, mi può accompagnare in via Botticelli?”
” Certo!! L’accontentar la sua richiesta è un mio dover, al quale non v’è passione alcuna che appaghi, se non il corrispettivo denaroso in egual misura..”
Risposi, quindi a mia volta domandai:
” Ha qualche preferenza sul percorso? Sa, le vie del Signore sono si infinite, ma così come tutte le strade portano a Roma i corsi della nostra città potrebbero esser lastricati di buone intenzioni..”
Il tizio rispose un laconico:
” Faccia pure lei…Che sa..”
Durante il tragitto seguì un quasi silenzio sovrapposto dalla musica a basso volume dell’autoradio.
Fino a quando dissi:
” A guardar su, quelle nuvole prive di pioggia in questa giornata uggiosa…e se oggi seren non è, domani seren sarà, se non sarà seren si rasserenera’…”
Il cielo ingrigito da polveri sottili faceva da pastrano alla città, intanto che al tizio seduto di dietro osservavo le pupille spalancate, ferme a fissarmi attraverso lo specchietto.
Parevan due fari.
Palle da biliardo.
All’autoradio avevano preso a commentare alcune recenti scelte politiche fatte da un influente leader mondiale.
Continuai:
” ..Certo che ogni atomica è una boccia e i birilli son l’umanità, basta il capriccio di un capoccia ed il mondo in aria salterà.. “
L’autoradio è una buona compagnia, a volte da’ modo di trovar spunti, oltre che musica.
E le parole in quel momento avevano preso ad uscire in rima “Mogoliana”.
Il tizio continuava ad annuire e a fissarmi immobile.
Aveva un viso simpatico. Dall’espressione un po’ perplessa, confusa.
Per metterlo a suo agio si cambiò discorso..
” Certo che un bel periodo di vacanza ci andrebbe, altro che questo caos cittadino…Mare o montagna che sia…Anche se non è tanto importante il posto, quanto la compagnia di amici…Perché chi trova un amico trova un tesoro…O meglio, l’amico è colui che quando si sta morendo di fame è sempre pronto ad offrir da bere..”
Il tizio rimase immobile, occhi spalancati e fissi accennava appena un sorriso, come per assecondare temendo il peggio.
Per fortuna (per lui) eravamo arrivati.
Pareva frastornato.
A breve avrei potuto finalmente continuare ad immergermi nella lettura.
Non appena il tizio andò via e mi avviai per cercare un parcheggio Taxi, di fronte vidi un enorme cartellone pubblicitario di una nota casa automobilistica.
Mostrava gli interni d’un auto ed una scritta: “La distanza più breve tra due punti non necessariamente è la più divertente…Audi nata per le curve”
MEMORIZZAI.

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Nonna e nipotino salgono sul taxi. Almeno credo lo siano, così come, data la cartella ed altri indizi, suppongo che da una scuola elementare si stiano recando a casa.
Durante il tragitto la nonna fa domande al ragazzino riguardo materie e compagni, quando alzando il tono di voce dice:
” Venerdì prossimo han detto che..”
Il bambino la interrompe raccontando di un quaderno a quadretti.
Appena egli termina la nonna ripete, sempre ad alta voce:
” Hanno detto che Venerdì..”
Subito sbircio dallo specchietto per tentar di capire se quella domanda sia rivolta a me, visto che per quel giorno è previsto uno sciopero dei mezzi pubblici, ma il bambino interrompe nuovamente la nonna raccontando di un libro da leggere.
Non appena egli termina segue un attimo di silenzio, quindi intervengo io:
” Diceva signora?…Venerdì prossimo..”
La nonna continua rivolgendosi al nipotino
“..Mi hanno detto le maestre che venerdì sarai messo in castigo!!…Che cosa hai combinato questa volta!!!!!!?”
Ecco come tirarsi addosso l’ostilità di un adolescente.

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Mi trovo a passare col Taxi lungo via XX Settembre, quando, giunto in prossimità d’un
attraversamento pedonale una ragazza lo sta attraversando di traverso e di spalle al mio senso di marcia.
Senza curarsi di nulla se non il proprio smart. China, agghindata di cuffie avanzava lemme lemme.
Arrivato col muso del veicolo a mezzo metro da lei, premo appena appena sul clacson un accennato “bip!”.
Di soprassalto, come se fosse stata morsa, la ragazza si desta, mi guarda, quindi sussurra un timido “Vaffanculo!!”.

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La coppia

Durante una tarda mattinata salirono a bordo del Taxi una coppia di anziani. Due tipini arzilli arzilli. Ricordavano Sandra e Raimondo. Non tanto per l’aspetto, quanto per il modo di conversare tra di loro.
Proverò a riportare giusto un paio di frasi estrapolate dal dialogo; anche se lo scritto, in questo caso, privo dell’espressione, dei timbri di voce, pause e accenti, perde la verve spassosa di quell’improvvisato siparietto.
Ovviamente i nomi sono inventati
Lei:
” Antonio ti sei ricordato di prendere il pane integrale, la pasta integrale, le piante medicinali, le pasticche..? “
Lui:
” Maria..E che è! Mi vuoi fare morire sano..Te piuttosto, quando la molli di fumare!!..non sei più la graziosa pischelletta d’un tempo!(con tono scherzoso)…(pausa teatrale).. che quel dì mi fregò!!..he he..hai una certa età!!..anche dentro nei polmoni..he he “
Sorrisetto.
Il sorrisetto, in realtà caratterizzava il volto di entrambi, solcato in maniera naturale. Anche non avessero avuto intenzione di mostrarlo, spiccava comunque malizioso.
Li osservavo riflessi nello specchietto, e probabilmente il fatto che io facessi loro da spettatore li caricava ancor più.
” Antonio, cos’ho mai combinato quel giorno!!..anziché venire dal Sante (presumo fosse una persona) mi fossi fatta na’… (mi sfuggì la parola..poteva essere, forse “mangiata”)..he he..anche te eri una sagoma, bello giovinetto..allora!!..invece adesso!!..guarda un po!..eccomi qua a dover mangiare pasta integrale, pane integrale..i tuoi!! e a contar pasticche..le tue!! E a sopportarti…Fammi pigliare una cicca, che quando poi scendiamo me la fumo..”
Andarono avanti così per l’intero tragitto.
Quando arrivammo, non potei avanzare di fargli i complimenti.
E gli Auguri per la loro piacevole intesa, e per me, di poter arrivare alla loro veneranda età (me la dissero) con egual loro gioiosa vitalità.
Antonio, strizzando l’occhio si concedo’ dicendomi
” Buona giornata signore, e grazie molte per i complimenti!!!..L’aspettiamo questa sera a Teatro!! “

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“Maitre Parfumeur” un’insegna pantografata in corsivo sovrasta la deliziosa vetrina.
Fermo dal posteggio li affianco ne ammiro il contenuto.
Profumi di marca esposti come gioielli sopra foulard dai riflessi dorati.
Quel genere di prodotti solitamente non destano in me grande interesse, ma quella vetrina si sa far ammirare.
Dalla parte opposta, ovvero sulla mia sinistra s’ innalza la Gran Madre di Dio.
Mura color crema forano circolari e protettrici l’intera piazza. Se ne riesce a notare qualche particolare: muffe e scrostature sugli spigoli, colonne marmoree, capitelli elaborati, e il retro di un putto alato affianco ad una Madonna.
Penso: ” la Gran Madre col figlioletto..”.
Se in questo momento volessi cercare anche Dio dovrei farlo senza eccessive pretese.
Al semaforo di fronte, un baffuto uomo logoro domanda la questua.
Si muove di auto in auto con fare assonnato.
Oltre, di là dal ponte s’ apre maestosa piazza Vittorio.
Da dove sono non la si riesce ad ammirare del tutto, eccessivi ostacoli e traffico.
Ancora oltre spicca una fetta di Alpi.
Questo e’ il contesto che m’avvolge, quando un anziano signore si presenta sorretto da un bastone nero.
Lo aiuto a salire.
E’ magro, ciarliero, vispo nei modi come nel bel parlare.
E se non me l’avesse detto, mai lo potrei immaginare: ha 92 anni.
Ai tempi del suo breve racconto egli era ingegnere presso uno stabilimento Fiat.
Credo più o meno fossero gli anni:’50, ’60.
” Facevamo seimila pezzi al giorno, testate in alluminio che venivano vendute in tutto il mondo…Un dì arrivò a farci visita un pezzo grosso americano. Venne per vedere come lavoravamo; ne rimase esterrefatto..”That’s incredible!! You are a Fantastic equipe!!” ci disse, quindi offrì il pranzo a tutti noi, in un ristorante di lusso della zona…che in quel periodo…Si rende conto? Migliaia di pezzi d’alluminio lavorato alla perfezione, con scarti zero! Zero!! A quei tempi..Sa cosa vuol dire?.. “
No, non lo so. Ma glie lo vedo brillare negli occhi.
E in quel luccichio vi identifico una grandissima capacità, insieme ad un’immensa soddisfazione.
Individuo anche un mondo, una realtà, una voglia di fare, di accontentarsi.
Di maniche tirate su senza troppe pretese. Che quelle sarebbero state comunque appagate.
Non appena scende dal taxi, come un galantuomo d’altri tempi mi stringe la mano, quindi, dice fiero:
“Ho novantadue anni! “
Quelli, oltre a vederglieli brillare negli occhi da ventenne, li ho uditi fuoriuscire dalla saggia fierezza delle sue parole.
Splendidamente.

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Il Po e la Dora

Stazionavo in piazza CLN, quando sul sistema corse apparve l’indirizzo presso il quale avrei dovuto recarmi: via Arcivescovado n○…
Partii.
Era di mattina d’un giorno infrasettimanale, la statua grigia del Po di fronte a me pareva sorridere.
Dopo un paio di svolte raggiunsi la destinazione.
“In tempo 0”, avrebbero detto anni addietro a naja.
Il cliente doveva ancora arrivare, così, accostai il Taxi nella maniera da arrecar minor disturbo possibile al flusso di veicoli a quell’ora persistente, inserii le luci d’emergenza, indi attesi.
La via, a senso unico, di per se stretta, sulla destra c’ha una pista ciclabile, utilizzata oltre che dai ciclisti, da mezzi costretti a sostare tipo: furgoni carico/scarico merci, autisti sclerati momentaneamente arresi, o chi per questioni tipo la mia.
Fosse dovuto passare un veicolo un po’ grosso, così piazzato sarei stato d’intralcio.
Attesi non pochi minuti, fin quando da dietro m’accorsi dell’avanzare di un pullman turistico.
Enorme.
Guardai verso il portone, del cliente ancora nulla.
Dopo qualche attimo d’ingorgo e strombazzamenti, dovetti innestare la prima per scivolar via, tra le imprecazioni degli autisti, il “vaffa..” d’un ciclista costretto a zigzagarmi attorno e un “vaffanculo” ben scandito dalla signora oltraggiata.
Non appena fui ben in avanti scorsi dallo specchietto il fuoriuscire del cliente.
Troppo tardi…”Cavolo!!”.
Non rimaneva che rifare il giro per tornar lì.
Peccato che questa volta, alla seconda svolta fui io a dover attendere dietro ad un enorme furgone intasante la via..
Uno, due, tre quattro minuti.
Scaricavano pannelli.
Non appena riuscii a raggiungere nuovamente l’indirizzo, il cliente non c’era più.
Ritornai in piazza CLN, dove risistemai il Taxi al posteggio.
Sulla sinistra la statua grigia della Dora, sdraiata seminuda mi guardava con uno strano ghigno.
” Cazzo ti ridi!!! “
Pensai.

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L’anniversario

Arrivato presso il posteggio Taxi prenotai il sistema radio, quindi corsi dentro il vicino bar a prendere un caffè.
Gli attuali gestori cinesi avevano mantenuto nel locale le fattezze d’un tempo, l’ambiente ricordava una vecchia bocciofila nostrana con l’aggiunta di un enorme schermo, moderno, in quel momento sintonizzato sul tg”sky.
A parte il titolare, dai lineamenti orientali, seduto a chattare in disparte, e una ragazza (probabilmente la figlia) a servire dietro il bancone, l’ampia sala si presentava completamente deserta.
Trattandosi dell’ennesimo caffè della giornata decisi di prenderlo d’orzo, indi mi soffermai a sorseggiarmelo pian piano intanto che voltato verso il maxi”televisore venni attratto dalle immagini trasmesse.
Stavano commemorando il quarantacinquesimo anniversario dall’uscita della canzone “Imagine” di John Lennon.
Nello schermo vi era lui, il mio mito!! L’ex Beatle, negli anni ’70, impegnato a suonare il pianoforte accanto allo sguardo vigile e freddo di Yoko Ono.
Non appena pagai, la ragazza, che evidentemente m’aveva osservato prestare così tanta attenzione a quelle immagini, mi domandò.
” Chi è..Harry Potter? “.

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Dallas

La città oggi brilla illuminata da un sole che spacca.
Ogni oggetto, qualsiasi colore amplifica quasi ad animare.
Anche piazza CLN diventa bella, non che non lo sia nella penombra, ma quelle sue caratteristiche forme squadrate, spigolate, grigie e bianche, si addolciscono dominate dalla luce e dall’umana armonia statuaria del Po e della Dora.
Fermo al posteggio Taxi son lì che ne osservo l’acqua fuoriuscire dalle due fessure sottostanti, quando mi si avvicina un tizio.
” Mi scusi saprebbe indicarmi dove ferma il 58?”
Eccome No..Quel bus lo si prendeva da ragazzetti, quando poco più che sedicenni si veniva a fare “le vasche” in centro città.
Ai tempi della piena industrializzazione, zero turismo, della Fiat Uno elefantino, del film “I ragazzi della 56a strada”..Ma quella è un altra storia.
Gli indico la direzione per raggiungere il capolinea, li vicino.
Il tizio sorride saluta e se ne va esattamente dalla parte opposta.
Matt Dillon, o meglio Dallas non l’avrebbe lasciata finire così.

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Uis de sem

Colletto bianco, giacca impeccabile, sulla mezza età, stringeva tra le mani tablet e smart.
Domandò di essere accompagnato in centro città.
Più o meno..
Appena ci avviammo prese a parlare al cellulare.
” L’indice dei titoli s’addice per l’acquisizione della capitalizzazione azionaria sul bilancio netto, con la partecipazione consensuale dei broker al black schoels, ricalcando il metodo dei parametri internazionali..nel blue suede shoes..”
Guidavo intanto che la città, attraverso i finestrini, scivolava via.
Righe d’alberi lungo i controviali si confondevano alle scritte in spray sui muri.
Un’ambulanza, circondata da un cordone di gente stazionava all’ingresso del sottopasso di piazza Statuto, lo imboccai.
In un attimo apparvero le Nuove, adesso museo.
Non ci impiegammo molto tempo per giungere a destinazione.
Il signore porse i soldi della corsa, intanto che continuava a conversare allo smart.
” ..l’ammortamento della composizione dumping all’asset bailout, in funzione dell’analisi benhmark sul capital market line front running imprime una leva finanziaria offshoring qual consob option.. “
Gli diedi il resto, quindi salutai.
Rispose con lo sguardo.
La porta del Taxi si chiuse intanto che il sole, per metà nascosto, faceva l’occhiolino alle ombre condizionate dalla primavera.
Da tempo avevano preso ad accorciarsi.
All’autoradio passava un pezzo grammelot rap anni ’70.
“Uid de sem cius nau op te sem ol ualt men in te colobos dai..Prisencolinensinainciusol all right!!!”
Si stava bene, ed era solo l’inizio.

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Yoko

La città in quel fine settimana fermentava di eventi: Madonna in concerto, un importante partita di calcio, Torino film festival, Cioccolato’..
Il tutto coreografato da una squisita giornata di sole, pur essendo quasi inverno.
Fu in quell’atmosfera, che col Taxi andai a prendere due donne munite di enormi bagagli e occhiali alla Yoko Ono. Mostravano visi orientali, allegri e vispi.
Una delle due domandò in inglese di essere accompagnate all’aeroporto.
Durante il tragitto, sfiorando le Porte Palatine in via XX Settembre, provai ad accennare qualcosa sulla storia della città.
Iniziò così un dialogo a tre, surreale.
Io, che col mio ingliss-maccheron-Sordiano tentavo di descrivere l’origine romana di Torino/Taurinorum. 
Simultaneamente una delle due donne traduceva all’amica (suppongo in cinese), la quale a fine traduzione prendeva a ridere di gusto, contraccambiando a sua volta con una domanda, riportatami in un cino-inglese.
“Da tener presente che in linea di massima succede così:
Se provo a parlare in inglese con un tedesco, su dieci parole se ne comprendono circa sette.
Con un inglese, su dieci, cinque-sei.
Con un francese nulla, perché l’inglese solitamente i francesi non lo parlano.
Con un orientale, su dieci parole, va bene se ne comprendo giuste un paio.”….
Quindi, in una lunga domanda postami, riuscii a capire tre parole: 
“Usually….evening…..eat..?”. (Di solito….sera….cibo)
Improvvisando una risposta, incominciai a parlare del cibo italiano.
Mentre raccontavo, l’interlocutrice continuava a tradurre all’amica, la quale rideva di gusto.
Nel momento che la direttissima prese a puntare verso il Gran Paradiso, mi fu chiesto: 
“..Italianpeople….nort-sud….different..?”. (italiani..nord-sud..differenze..)
La cosa si faceva complicata, così, dopo un paio di “don’t understand” (non capisco) ricominciai ad improvvisare, raccontando che a Torino, negli anni ’60 ci fu una forte immigrazione di gente proveniente dal sud Italia.
Le due amiche continuavano ad ascoltare tradurre e sganasciarsi dalle risate.
Finalmente il giungere dell’aeroporto pose fine al supplizio, così che le due donne dagli occhiali alla Yoko salutarono: “Italian..Simpatic people!!!”
Difficilmente Woody Allen sarebbe stato in grado di fare meglio.

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L’uomo attendeva davanti al portone accanto ad una carrozzina.
Non appena arrivai e scesi per dare aiuto mi salutò, intanto che con la mano toccò appena la spalla della ragazza seduta sulla carrozzina. Aveva un viso sereno, vispo. Ed era molto bella.
Essendo immobile dalla cintola in giù dovette sollevarsi da sola, aggrapparsi tra montante e sportello del Taxi fino ad accomodarsi sul sedile posteriore.
Ci impiegò un attimo.
Il padre, (presumo lo fosse), non le diede aiuto, quindi anch’io non intervenni.
Il viaggio si svolse con uno scambio di opinioni generali.
Avevo da imparare.
Avevo da imparare dai modi, dai pensieri, dai loro sorrisi, dalla saggezza serena ma viva nell’ esprimere pareri.
Avrei dovuto assorbire fin dentro il profondo della mia anima, per riscoprirlo tutte quelle volte che m‘incazzo a vanvera.

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Il Re del Mondo

Da un gruppetto con diversi energumeni di colore il più energumene si allontanò per venire verso il mio Taxi.
Mi trovavo presso il parcheggio “stazione Dora”, in piazza Baldissera.
Durante l’ultimo decennio quella zona aveva ricevuto un netto stravolgimento strutturale, irriconoscibile.
Il solo elemento al momento invariato era lo spaccio e la presenza di locali notturni che davano il giro.
Quando il nero salì sopra il taxi, lo stavo osservando. Poteva andar bene per un film di Quentin Tarantino. E non nella parte del buono.
” Dovrei andare a Porta Palazzo ” disse.
Fuori il sole a palla picchiava duro, ma non c’era afa.
” Fa caldo oggi..col sole che c’è ci si abbronza… “
Dissi io, non appena ci avviammo.
Egli allungò il suo braccio sopra la mia spalla e con un sorriso di quelli a tutto tondo, che in gran parte dei neri viene naturale, un qualcosa di trasbordante, disse.
” Vedi amico, io sono abbronzato alla grande.. “
Era nerissimo. Carbone. Così aggiunsi
” Lo conosci tu Cassius Clay? Quello che è morto un paio di settimane fa? Il mito, il pugile nero degli anni ’60 ’70..il più forte di tutti i tempi…”
Lui mi guardò con un espressione come a pensare … “Cazzo dice questo..e chi lo conosce quel Cazzius..”.
Così continuai..
” Si faceva chiamare Muhammad Ali..il più grande..”
A quel punto i suoi enormi occhi presero a brillare, dal suo sorriso divenuto completo, spiccavano denti luminosi come pale d’avorio. Disse estasiato..
” Si si si lo conosco!! Forte!! Grande!! Il più grande!!! Un mito..waww..il mio Idolo!! “
A quel punto lo stoppai, anch’io esaltato .
” No, no no amico, non è il tuo idolo!! Clay o Muhammad Ali chessia è il mio Idolo…E voglio abbronzarmi per diventare come lui..”
Il tizio continuò ad acclamare Alì, a sorridere e a simpatizzare con me.
Aggiunsi
” Vedi, al suo funerale, qualche settimana fa c’erano tutti. Ma proprio Tutti!!. Presidenti di ogni stato e religione. Bianchi Neri Gialli Rossi..anche Verdi. Alì e’ stato un uomo voluto bene da tutti. “
Il ragazzo di colore, dopo aver pagato, mi allungò “un cinque” come saluto, quindi scese dal Taxi.
Eravamo arrivati a Porta Palazzo e non l’avevo mai trovata così bella.

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Nella nebbia

Avevo incominciato a fare il tassista da qualche mese.
Quella volta ricordo esserci una fitta nebbia, intanto che fermo presso un posteggio taxi nella periferia della città attendevo.
Non appena arrivò la chiamata “sul sistema” mi recai presso l’indirizzo indicato.
Ad aspettare c’era un signore non vedente, il quale domandò d’essere accompagnato in una località appena fuori città.
Giunti poco oltre la periferia la nebbia si fece talmente fitta da annullare la visuale attorno: ciglio della carreggiata, semafori, veicoli, svincoli. Nulla era visibile, solo nebbia.
Nebbia e basta.
Ad evitarmi d’andare nel panico e probabilmente anche fuori strada fu la capacità del passeggero di indicare con precisione le manovre da compiere
– Ecco, qua ci dovrebbe essere una strada a destra, la imbocchi…prosegua poi per una cinquantina di metri quindi svolti a sinistra…no, non ora…ecco adesso.. – .
Io seguivo pari pari le indicazioni procedendo a passo d’uomo senza riuscire a veder praticamente nulla. Così facendo finalmente riuscimmo ad arrivare a destinazione.
Dopo esserci congedati, mi toccava rientrare in città.
Eh…riguardo al ricordo di ciò…nebbia totale.

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Emozionante!!! Alla mattina presto trovarsi a percorrere la tangenziale con uno spettacolo unico attorno: le Alpi.
Magnifiche.
A spiccare: il Monviso, aureolato d’azzurro terso, ancora con qualche stella, intanto che un’ombra rossa sovrastala collina. Diverse V di uccelli migranti liberano brecce nel cielo. Attorno ritrovare nella maestosità della natura, sublimi caratteristiche del mondo.
La città nel mezzo pare un leone ancora assopito. Da li a poco spalancherà le fauci.
Verrebbe voglia di avvisare Piero Angela; qua c’è tutto il necessario per registrare un’intera puntata di Quark. Ma si fa senza…visto che essendoci nativo sa già tutto..

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Giustappunto

Sono venuto da Casablanca in Italia nascosto dentro ad un container…Quand’ero ragazzino, nel mio paese avevo la passione per la boxe. Caso vuole, che appena arrivai qua a Torino, mi rifugiai in una palestra di king-boxe, dove dormivo, mangiavo e incominciai a fare incontri..-
Parlava un italiano corretto, dal volto sorridente, avrà avuto trenta quaranta anni.
-..Sono stato per due volte campione italiano, poi avrei dovuto tirare per il titolo europeo….A distanza di tempo mi misi ad allenare proprio nella palestra dove trovai rifugio quando arrivai..-
Prima di raccontarmi ciò, salendo sul Taxi, esordì dicendo di quanto fosse interessante osservare i volti delle persone in giro, ciascuno con una propria storia.
Gli risposi citando la massima di Bukowski…Divenuta per me un motto.
Con quelle frasi iniziali entrammo in confidenza.
-..Adesso, a distanza di anni, sto andando a cercare un’altra palestra dove poter continuare ad allenare..-
Lo stavo accompagnando a far quello.
Non appena giungemmo a destinazione, prima di uscire dal veicolo, m’allungò un bigliettino da visita: – Questo sono io, se cerchi in internet vedrai che quello che ti ho detto è vero –
“Poco dopo, giunto al posteggio, andai a controllare”.
Ma prima di scendere mi fece una richiesta: se potevo scrivergli sopra un foglietto chi fosse l’autore di quella frase che gli avevo citato…ovvero: “La gente è il più grande spettacolo del mondo e non si paga il biglietto”.
Giustappunto.

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Una piccola parola

Raggiungo una coppia di ragazzi down, i quali, una volta a bordo, incominciano a scambiarsi tenere effusioni.
Attraverso lo specchietto li vedo.
Li osservo.
A lei brillano gli occhi.
E’ bellissima.
Lui le sussurra parole nell’orecchio.
Percepisco appena appena qualcosa.
Qualcosa di fantastico.
Innamorati e fantastici.
Che dire…cosa aggiungere..
Niente.
Niente e Tutto in una piccola parola:
Amore.

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Il Grattacielo e la Mole

Tempo fa mi trovavo fermo col taxi al semaforo di corso Vittorio angolo corso Bolzano, accanto s’innalzava il grattacielo San Paolo: bianco, alto.
A spiccare sulla città insieme alla Mole.
Anni di lavori per costruirlo e opinioni disparate tra chi fosse favorevole e chi invece contrario.
Personalmente, adesso che lo vedevo lì, da poco ultimato, mi piaceva.
La Mole, quella mi ha sempre affascinato, così come il museo del cinema racchiuso nel suo interno. La visitai in diverse occasioni, approfittando anche dell’ascensore per raggiungere il terrazzino panoramico attorno alla guglia.
– Opera molto bella! –
Disse il cliente, riferendosi al grattacielo.
Prese a descriverlo da persona competente ed io non potevo far altro che ascoltare.
Me ne parlò per il resto del tragitto, elogiandone i pregi ed illustrando qualche finezza tecnica che non sarei in grado di ripetere.
Quello che so è che presto, qualora possibile vi salirò in cima per ammirarne l’interno e da lì il panorama; ed in quello l’ineguagliabile bellissima: Mole.

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Lo Stormo

Uno stormo d’uccelli volteggia nel cielo sopra Torino.
Dieci, centomila volatili a formare un’immensa macchia scura in continua evoluzione.
Allarga, restringe, fluttua, diventa elicoidale, prima oscurando, poi scomparendo tra i tetti per ricomparire improvvisa a ridosso di fronde.
La più leggiadra forma d’arte umana non eguaglierebbe cotanta naturalezza.
Immaginando per un attimo come possano tutti quei volatili agire così ben sincronizzati, ipotizziamo sia uno a decidere le manovre: il capo stormo.
Immaginando per quell’attimo, in questa città dove la natura parrebbe sconfitta, di udire il capo stormo impartire direttive:
– Su…Tutti a destra!!! –
E migliaia e migliaia di uccelli eseguono in perfetta sintonia.
– Siiiiii…Adesso virare virare a sinistra salendo… –
– Ancora su, dolcemente virare –
– Cosiii, bravi!!!Ora di colpo giù!!! –
– Adesso aprirsi, dai…Così!!! –
Intanto, di sotto, seduto sopra una vettura ferma al semaforo, un tizio li osserva volare.
Il capo uccelli continua a dare ordini:
– Adesso, tutti su in picchiata e poi carpiatura a scendere!!! –
– Siiiiii…Così!!! Braviiii –
Attraverso l’ala intanto vede di sotto collimare esatto esatto il tizio seduto sulla panchina, ad osservarli, col naso all’insù.
– E adesso, tutti insieme: SGANCIARE!!!! -.
Ecco, quel tizio, per fortuna non ero io.

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..Lunghe ombre proiettate sulla via caratterizzavano il pomeriggio intanto che in alto scie d’aerei si dissolvevano con difficoltà.
Fu in quel momento che dadi fronte vidi arrivare un signore, con se portava zaino e valigetta. Lo zaino lo caricai dentro il cofano del taxi, la valigetta la volle tenere con se.
Era agitato, disse di portarlo al più presto presso il vicino commissariato.
Non dovevo fare molta strada, ma toni e parole che egli farneticava non mi piacevano affatto.
Ce l’aveva con i responsabili della crisi, con le banche e con l’intera società.
Attraverso lo specchietto gli osservavo il viso, senza però riuscire a scorgere che cosa stesse facendo.
Parlava parlava, io lo assecondavo, la sua voce vibrante ipotizzava conclusioni drastiche.
Pensai di slacciarmi la cintura di sicurezza, ma poi il dispositivo avrebbe preso a suonare, così preferii evitare.
Dalla chiavetta usb cercai e misi una canzone allegra, a medio volume.
Incerti casi occorre agire di psicologia.
Era un pezzo di Celentano, ricordo: “Un bimbo sul leone”.
” Cazzo di cantante!!!..”
Sbraitò.
Odiava Celentano e subito lo aggiunse alla lista dei nemici assoluti.
Arrivati di fronte al commissariato, il tizio vi si precipitò dentro.
Presi lo zaino che aveva lasciato nel bagagliaio, lo consegnai in guardiola, quindi me ne andai.
Non so che cosa sia accaduto dopo, ma ricordo di aver provato anche un senso di dispiacere…
Verso la parte buona della società. Verso la parte sana dell’economia…
E un po’ anche verso Celentano.

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Pretutindeni

La città s’avvia al sonno, col sole che oggi, in parte ha sbeffeggiare l’autunno ed in parte sta’ cascando dentro l’inverno.
Alcuni turisti camminano guidati da mappe.
In giro se ne vedono e quando li si scorge inevitabilmente l’orgoglio torinese si fa sentire.
In giro convivono anche diverse etnie, con opportunità e problematiche inevitabili.
Negli ultimi anni vi è stata una forte immigrazione, non solo in città, ma in tutta Italia.
A volte mi capita di venir scambiato per rumeno, o persona dell’est.
Tempo fa entrai in un “caffè” dove vi erano, oltre al barista ed una coppietta, due signore dai modi semplici e paciosi che stavano tranquillamente conversando a voce alta nella propria lingua (presumo in rumeno).
Non appena mi videro, pensando di essere capite, abbassarono il tono di voce riducendolo ad un bisbiglio.
A me la cosa non dispiace, anzi…Pretutindeni lumea e la fel (Tutto il mondo è paese).

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Il leone della Turchia

Fermo in un posteggio taxi, un po’ smanettavo sul tablet, in parte osservavo l’attorno semi ovattato, quando tre signori salirono domandandomi di accompagnarli all’aeroporto…
Durante il tragitto parlammo; con un inglese impeccabili loro, e un “maccheron-didattic-haw-old-are-you” io.
I tre provenivano dalla Turchia e si erano fermati qua in città giusto per un paio di giorni.
Anche se erano di partenza, provai comunque ad accennargli qualche informazione su Torino…Mole Antonelliana, Museo Egizio, pre e post Olympic winter games 2006, history, Porta Palazzo..ecc.
Lungo la direttissima, giunti in prossimità dell’aeroporto, un limpido cielo permetteva d’ammirare appieno il panorama, in quel momento sulla sinistra spiccava, con la sua particolare forma a piramide quasi perfetta: il Monviso. Come a volte faccio quando percorro quel tratto di strada con clienti stranieri a bordo, lo indicai dicendo:
– That is Monviso..in Turin we tell that.. – (Quello è il Monviso. A Torino si dice che la casa cinematografica americana “Paramount Pictures” creò il proprio logo prendendo spunto da esso.).
Dopo un esclamazione di ilare stupore seguita da una risatina, uno dei tre turchi disse:
– In Turchia many years ago we had a zoo.. – (In Turchia molti anni fa c’era uno zoo con un grande leone. Molto grosso e bello. Quando alcuni americani di un’altra casa cinematografica lo videro, rientrati in patria crearono il logo della “Metro goldwyn mayer”).
Non appena arrivammo all’aeroporto visto che si stava facendo ora di pranzo mi andai mangiate un bel Kebab.

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La signora del circo

Una lieve foschia mattutina sbiadisce la città. Si è nella periferia, persi tra il silenzio dei pensieri interrotti dal passare di automezzi e anime vaganti.
Dopo un periodo d’attesa sale a bordo del taxi una signora composta, dalla voce profonda e gentile.
Porta capelli avvolti in un foulard sgargiante e un paio di occhiali vistosi.
Intanto che l’accompagno racconta di far parte di un circo e con esso di girare l’Italia.

Quella è, è stata e spera possa continuare ad essere la sua vita.
Parla disinvolta, con semplicità riassume le caratteristiche di quella nobile vita gitana, una realtà fatta di storia, dedizione e sacrificio. Un antico mondo romantico, variopinto; così distante dallo stereotipo cittadino quale io appartengo.
Ultimamente hanno grossi problemi per via degli animalisti. Alcuni circhi han dovuto convertirsi o chiudere.
La ascolto in silenzio nel mentre che guido.
Il suo circo ha anche degli animali, ne parla come fossero figli. Me ne illustra razze, nomi, caratteri e caratteristiche.
Intanto che parla, penso a due situazioni vissute quand’ero ragazzino: la mia quotidianità cittadina e i mesi di vacanza trascorsi presso un’annosa cascina di campagna, di quelle con aia, fienile, pollaio, campi attorno, conigli e vacche. Si, le vacche.
In città guai a usare quel termine così volgare, in città si diceva e si dice: “Mucche”.
In città si è particolarmente sensibili a questo genere di faccende.
..Tanti auguri garbata signora. Peccato che Federico Fellini non abbia avuto il tempo di girare altri film, lui si che a Voi circensi Vi avrebbe continuato a mostrare con una luce trionfale.

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Il ragazzino

Son li che staziono al posteggio Taxi in piazza Vittorio (“Vitto” per i fanciulli), sotto un acquazzone primaverile, quando arriva un ragazzetto sui 16-17 anni, sano, robusto, in auge.
Salito sul mezzo domanda d’essere accompagnato in via Po angolo via Bogino .
Devo percorrere tre-quattrocento metri di strada, con portici in entrambi i lati a far da riparo per la pioggia, non c’è scuola e dai modi il ragazzo non pare avere una gran fretta. Si siede dietro a smanettare sullo smarth-phone.
-La conosci la storia dei portici di via Po? –
Gli domando
– No –
Risponde il fanciullo.
Dallo specchietto lo intravedo, chino a fissare l’aggeggio “infernale” che tiene tra le mani.
Il secondo semaforo e’ rosso, mi fermo. Di fianco un vecchio tram soffia la chiusura delle porte, intanto che pioggia battente riga il tutto. Pare un dipinto. La città.
Dico:
– Nel 1819, Re Vittorio Emanuele I fece costruire dei terrazzi di collegamento su questa fila di portici, per permettere, durante le giornate di pioggia, alla regina e ai nobili di poter passeggiare senza bagnarsi. Storia vera. –
– Che fessi!! Gli sarebbe costato assai di meno un ombrello. –
Risponde il ragazzino, rialzando la testa dallo smart.
Sorride.
Anch’io.
Siamo arrivati all’incrocio con via Bogino e continua a venir giù acqua.
Da qui a poco mi andrò a procurare uno di quegli aggeggi infernali

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Gocce

Il sistema lancio-corse avvisò comunicando l’indirizzo di dove mi sarei dovuto recare.
Giunto sul posto salì a bordo un volto noto, molto noto.
Autore a livello internazionale di capolavori musicali; con la sua musica ci son cresciuto.
Non appena presi a guidare pensai:
“Gli faccio sapere che l’ho riconosciuto, oppure taccio?”.
Scelsi la seconda, oltretutto lui era impegnato col cellulare.
Ci accingemmo a percorrere uno dei principali corsi di Torino intanto che la collina si nascondeva adombrata da densi nuvoloni.
Mi venne in mente che nella chiavetta USB collegata all’autoradio avevo registrato una sequenza di canzoni, tra le quali alcune scritte proprio dal mio “ospite”.
Accesi la radio e con disinvoltura ne cercai di sue. Quale modo migliore sarebbe stato se non quello d’ascoltarle con a bordo l’autore?.
Ne misi in sequenza un paio, una di seguito all’altra. Le udimmo, entrambi senza mai fiatare, fino a quando, giunti a destinazione, porgendogli gentilmente la mano egli disse:
“Complimenti per i gusti musicali”.
In quel momento, dal suo timbro di voce mi resi conto che si trattava di una persona identica a colui che pensavo fosse, ma non Lui…Due gocce d’acqua. 
Tre, quattro gocce d’acqua..
Rincominciò a piovere.

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L’intervista

Da un paio di settimane s’era fatta primavera e il poeta in quel momento era uno spettacolo; si “il poeta”, così abitualmente si definisce il cielo.
Fermo col Taxi presso il posteggio della Gran Madre si affiancò un furgoncino blu, dal quale fuoriuscirono due tizi poco più che ventenni, uno munito di telecamera, il secondo con in mano un microfono. Rivolgendomisi dissero di lavorare per una emittente televisiva spagnola (non ricordo il nome) quindi domandarono se potevo concedergli una breve intervista sulla città di Torino.
Di solito, trovando questo genere di situazioni imbarazzanti, declino, ma quella volta, probabilmente condizionato da quei loro modi gentili, accettai.
Il tizio col microfono prese a formulare delle domande in italiano (che poi mi sembrava essere la loro lingua) del tipo: “Com’era cambiata la città negli ultimi anni..”, “Quali particolarità valeva la pena conoscere..”, “Che cosa visitare..” “Cosa mangiare..” “Cosa dire..”… “Cosa pensare..” Alcune domande erano di carattere turistico e storico. Altre le trovai parecchio bizzarre, ma alla fine risposi comunque, cavandomela diciamo bene e senza neanche troppo imbarazzo.
Quando i due se ne furono andati un pensiero pervase, quel giorno era il primo aprile.

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L’attempato dandy

Sono fermo al posteggio dei taxi presso l’ospedale tal dei tali, quando piano piano, zoppicando mi si avvicina un signore: cappotto fume’, baffetti , capelli radi e tinti, accento marcato scandito in un italiano nobile. Pare un conte, un duca, o qualcosa del genere. Lo aiuto a salire sul mezzo, dopo di che partiamo.
Fisicamente dimostra 90 e più anni, 30 per la fresca lucidità.
Durante il tragitto parla in maniera spigliata e simpatica. “Tiene” la erre moscia.
Arrivati a destinazione si congeda, ringraziando m’allunga la mano.
Glie la stringo intanto che garbatamente gli ricordo che la corsa ha un costo tot.
– Ma come giovinotto!!? Io so che l’importo lo deve corrispondere il pronto soccorso, io da lì vengo..e così lì ho capito di dire al conducente del tassì..-
Lo aiuto a scendere dalla vettura.
E’ probabile che l’avanzare dell’età, così come gli ha minato il fisico deve aver anche affinatogli qualche strategia.
Insisto in maniera pacata, gli spiego, ma nulla; me la conta, me la riconta, ma di pagare proprio non ne vuol sapere.
Alla fine, dopo averlo aiutato passo passo a raggiungere il portone di casa, me ne vado.
Avessi insistito con la storia che i mezzi pubblici hanno un costo, alla fine avrei rischiato di ritrovarmi io a dar dei soldi a lui..
Povero novantenne dalla mente lucida; conte, duca o chicchessia mai stato, alla ricerca di qualcun altro da far fesso.

Gentilmente, simpaticamente, con la sua erre moscia e nel su di me in quel momento teatrale garbata dimostrazione.

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Sguardi

Durante quel breve tragitto in taxi uno dei due passeggeri seduti dietro parlava del più e del meno, intanto che l’altro continuava a fissarmi attraverso lo specchietto.
Lo faceva toccandosi le labbra con la lingua. In silenzio.
L’amico conversava non curante della palese attenzione che il compagno mi stava manifestando. Come se non se ne accorgesse, non ci badasse o ne fosse accondiscendentemente complice.
A me la situazione non dispiaceva, anzi, in un certo qual senso ne ero persino affascinato, tant’è che attraverso lo specchietto contraccambiavo fissando il riflesso di quel suo sguardo intenso.
Arrivati a destinazione colui che fino a quel momento aveva tenuto viva la conversazione pagò, dopo di che, guinzaglio alla mano, scendendo dal taxi disse:
– Su Bobby, andiamo!!-

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Enciclopedie viventi

Fermo al posteggio son lì che osservo una signora passeggiare con in braccio un piccolo terrier, quando un uomo di 92 anni (lo so perché me lo ha detto) sale a bordo del Taxi.
Intanto che lo accompagno egli prende a raccontare di alcuni suoi ricordi passati.
A far da spunto e’ l’autoradio accesa, con lo speaker che fa domande riguardo agli eserciti e alle missioni di pace.
Il mio ospite narra di quando da giovane, durante la guerra, era costretto a lavorare alla “Todt” (mi pare l’abbia chiamata così), per costruire sul fiume Po un ponte puntualmente bombardato.
Le sue parole giungono chiare. Precise a descrivere ricordi lucidi e vivi.
La località era Ostiglia, lui lavorava per conto dei tedeschi che, in quanto minorenne, lo avevano obbligatoriamente reclutato.
– ..O lavorare per loro, oppure darsi alla macchia, scappare…Anche nei partigiani. O finire in Germania ….Non si sapeva più se i tedeschi erano amici, nemici, alleati. Chi fosse con chi…Chi idealista, chi di regime, chi contro, chi pareva da una parte, poi era dall’altra. Bisognava badare bene a come si parlava. A quel che si diceva. La verità è che si pensava a mettersi in salvo!…Magari, a posteriori, alcuni son passati poi per eroi..-
Racconta di un bombardamento…Lui ragazzetto rannicchiato sotto un pilone del ponte, a
scamparla per miracolo.
Parla di schegge ancor più pericolose delle bombe.
-…Durante il bombardamento le schegge sibilavano come proiettili…arrivavano lì, a squarciare!! –
Racconta di un aereo americano che puntandogli col muso, contro lui insieme ad altri civili, non mitragliò.
Ma non andava sempre così.
E di un altro aereo chiamato “Pippo”.
Di cadaveri galleggiare, portati dal fiume. Corpi di tedeschi, di partigiani. Di cavalli.
Dell’assurdità di quegli eventi.
Della crudele assurdità della guerra.
– Gli eroi…i vincitori e i vinti…Dipende da chi narra, da chi la racconta, chi è al potere…Solo l’esperienza fa comprendere. Come qualsiasi situazione del resto..- .
Non appena arriviamo a destinazione e l’uomo scende, fuori, sul marciapiede, un ragazzo si sta lagnando perché il suo smart-phone non è di ultima generazione…Eh…Ultima generazione.
La penultima, quella mia, negli anni ’80 si destreggiava tra paninari, dark, beat…qualche argomento politico, e tanti Buondì Motta.
L’esperienza. Si si, proprio quella: L’ESPERIENZA.

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I miei pensieri stavano arraffando musica Ac/Dc, quando vidi arrivare una coppia di giovani in bombetta, scarpe alla Pippo ed indumenti da clown.
I due posarono uno zaino accanto al semaforo davanti alla postazione taxi dove mi trovavo a stazionare, quindi presero a roteare in aria birilli e sfere. Ogniqualvolta il semaforo diventava rosso i due si esibivano difronte alle vetture ferme allo stop. Lei mostrava un sorriso coinvolgente, lui pizzetto, capelli folti e magrezza. Ad ogni tornata semaforica verde-rosso-verde non sempre riuscivano a raggranellare qualcosa.
Erano bravi, abili, probabilmente appartengono ad una delle diverse scuole circensi presenti in città.
Continuavo a guardarli, inebriato come un bimbo davanti ai teatrini…Fino a quando il sopraggiungere d’un cliente mi riportò alla realtà lavorativa.
La mia città e’ anche questo.

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Libera Tutti:
Un netto sole estivo bacia il giardinetto dove cinque ragazzini, chini sopra i propri luccicanti smart-phone, vengono convinti da un genitore a giocare a nascondino.
Le parole del padre spiegano:
” Uno di voi, facciamo Mirco, si appoggia col volto verso il muretto e conta fino a cinquantuno. Voi altri quattro, nel frattempo raggiungete un posto dove nascondervi.
Terminato di contare, Mirco cercherà di scoprire dove siete; vi viene a cercare e una volta individuato uno di voi, correrà al muretto.
Se arriva prima Mirco, vi fa prigionieri, se giungete prima voi, siete liberi…L’ultimo che verrà scovato, qualora fosse più veloce di Mirco, ha la possibilità di liberare gli altri…Avete capito? Tutto chiaro? E’ Ok? “
” Più o meno”
Rispondono con sufficienza i cinque.
” Dai, su incominciate a giocare “
Conclude con tono deciso il genitore.
Mirco prende a contare, una volta arrivato a cinquantuno, tira fuori dalla tasca lo sgargiante smart-phone e mediante l’applicazione “localizzazione” individua uno ad uno gli smart degli altri quattro ragazzetti.
Nessun libera tutti.

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Fermo ad un posteggio col taxi m’arriva una corsa; sopra il sistema compare l’indirizzo: “strada della Berlia 86, Collegno” .
Avvio il mezzo; tempo qualche incrocio e un paio di semafori, mi ritrovo a percorrere una stradina di bassa periferia, lambita da piccole aziende, qualche prato, un paio di cascine diroccate e un campo nomadi; praticamente nessun portone presenta il numero civico.
Dopo avare percorso per un paio di volte la viuzza in cerca di qualche anima, vedo un drappello di rom correre in strada facendomi segno di fermarmi. L'”86″ corrisponde al numero civico del loro campo.
Uno di questi, avendomi visto in precedenza passare, mi domanda sghignazzando se io fossi stato timoroso di fermarmi proprio li, gli rispondo con un mezzo sorriso chiedendo il motivo per il quale non avessero il numero esposto. E semmai di metterlo.
Il più anziano, di quelli con la cicca in bocca e la barba bianca unta dal tempo a sua volta m’informa che glie lo avevano rubato da poco…
Ora io mi domando..:”Ma dove sono finiti gli zingari di una volta?”

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Penombra

Quella sera anche lo sguardo andava a tentoni, perso nella periferia nascosta da una fitta nebbia, talmente densa che la città pareva campagna.
Da anni si mormorava che a Torino non c’erano più le nebbie di una volta, così come non faceva più le nevicate di una volta, come pure le stagioni..
Tutto diverso..
In compenso c’erano i condizionatori che una volta non c’erano, come anche i riscaldamenti condominiali, l’automatizzazione a combustione e la quantità di automezzi in circolo..
Io ero uno di quelli, lì fermo dentro la mia garitta bianca, in quel momento invisibile al mondo circostante.
Passavo i minuti distrattamente, a cercare con lo sguardo ombre di vita tra riferimenti improbabili..ne trovai giusto un paio: un lampione e sotto la propria aureola di luce: una prostituta.
Non ero solo.

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Buon Natale

In piazza San Carlo un soffice manto di neve stava neutralizzando i colori arrotondando le forme al Caval ‘d Brons. Il bianco aveva preso il sopravvento facendo diventare per qualche ora la città un paesaggio da fiaba.
Anche la gente era euforica, nell’immediato, per non parlare poi dei bambini. Il bianco stava uniformando tutto, facendo raggiungere alti livelli emotivi.
Mi trovavo fermo col taxi, quando arrivò una signora che mi domandò cortesemente di essere accompagnata su in collina.
Ci avviammo; fino alla Gran Madre il paesaggio era ammirabile, da lì in avanti le cose cambiarono.
Mano amano che si saliva la neve cadeva sempre più copiosa, il suolo ghiacciato e ammantato rendeva difficoltosa la guida del mezzo che continuava a slittare sbandando.
Dopo diversi chilometri e qualche svolta la strada si fece stradina inerpicandosi sempre più stretta, gli spazzaneve ancora non erano in azione.
Giunti a destinazione, la signora si congedò scomparendo dentro ad una porticina immersa nel bianco, intanto che io mi trovavo infilato in un imbuto fatto di ghiaccio e neve, dove m’era impossibile far fare inversione al mezzo e assai rischioso procedere. Andai avanti fino a quando mi ritrovai dentro ad un ampio spiazzo collegato alla strada principale.
Era andata bene.
Attorno il tutto si offriva bianco: strada, rami, alberi, tetti, fiocchi enormi. Ogni cosa appariva fantasticamente irreale.
Mi soffermai qualche minuto a contemplare l’attorno, dopo di che scesi giù rientrando in città.
Delle renne e di Babbo Natale ne parlerò un altra volta.

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“Ca**o”

– Hallo!! The train-station pleaaase….Pourta Nouva –
Disse un omone dall’aspetto ingombrante, salendo sopra il Taxi.
Eravamo in zona Mirafiori, quindi partii.
Incominciammo a parlare di argomenti divertenti espressi in inglese. Improbabile il mio.
Il tizio risultò simpatico e riusciva a comprendermi ribattendo con ilarità.
A volte capita di avere feeling col cliente e quella volta fu una di quelle.
L’omone, parlava parlava..io anche; un po’ meno.
Avanzavamo col fuori che scivolava fugace.
Corso Unione, Mauriziano, portici di via Sacchi..
Via XX Settembre, unica via in città con la numerazione che va a salire man mano che ci si avvicina al centro, scorreva priva di ostacoli.
Non appena inquadrai con lo sguardo le Porte Palatine, mi resi conto di aver oltrepassato la stazione…da un pezzo.
– Cazzo!!! – dissi.
Quella parola mi uscì in italiano. Secca.
A Porta Palazzo feci inversione, passai in mezzo alle bancarelle, tra verdura, cinesi e carretti.
Spiegai l’errore al cliente che scrollando le spalle ridendo urlacchiò:
– Cazzo..ha ha ha!! –
Nel mio piccolo avevo appena contribuito ad insegnare un’esclamazione in italiano “al mondo”.

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Il Re dei caffè

Era di domenica mattina e avevo appena accompagnato un cliente nel Bronx della città.
Li in giro non c’era nessuno, se non un paio di neri e un italiano strafatto davanti ad una fila di cartelli “vendesi” e botteghe serrate.
Da un po’ la vescica doleva, dovevo assolutamente orinare, così scorgendo nella via un bar stranamente aperto vi entrai di getto.
Un cane mi corse incontro, col muso prese ad annusarmi. Accanto al bancone vuoto vi era una porta aperta che dava dentro ad una stanza, dove una radio emetteva musica ad alto volume. Nient’altro. Chiamai.
Nessuno rispose.
Chiamai di nuovo. Nulla.
Provai ad andare nel retro, ma il cane prese a ringhiare.
Così desistii e me ne uscii in strada con la vescica che pulsava.
Mi trovai di fronte ad un omone che imprecava urlando “per gli affari suoi”, in un dialetto di giù.
Mi guardò intanto che gli domandai se per caso conoscesse..
Mi gridò
– Sono io il barista!!! Che c’è!! –
Rientrai nel locale insieme a lui e ad un rasta in giacca a quadrettoni e mocassini dorati.
– Vorrei un caffè..e se per cortesia c’è’ un bagno.. –
Dissi.
Sudavo urina.
– Qua dentro non c’è bisogno di prendere il caffè per andare in bagno!!! –
Urlò l’omone, passandomi un enorme catenaccio con appesa una chiavetta piccola piccola.
– È nel cortile!! –
Aggiunse.
Posai un euro sopra il bancone, afferrai la catena
– Non c’è bisogno che mi faccia il caffè –
Dissi.
Dopo di che corsi al cesso.
Rientrato nel bar a consegnare la catena, l’omone insistette perché prendessi il caffè, urlò che lì era il più buono di tutta Torino. D’ Italia. D’Europa!!
Urlava incazzato.
E non poteva che essere vero.

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