Scrivi la Tua

Se volete inviarci un racconto, un aneddoto, una notizia curiosa da farci pubblicare potete inoltrarla all’indirizzo di posta elettronica: frague68@hotmail.com

Quella sua quotidianità la si poteva riassumere in vino, ali di pollo bollite, e web.
Coi genitori aveva rotto da tempo, così come con i diversi datori di lavoro.
L’ultimo, il proprietario d’un “Pizza al taglio”kebap”, l’aveva preso a lavorare giusto per un pomeriggio. Scarso. Quando un ” Fottiti!! ” aveva reso il conto ad una prosciutto e funghi considerata, alla consegna, ormai fredda.
A volte, dentro casa, tra un cartoccio e le urla del vicino, egli finiva col perdersi online.
Quella volta si mise a giocare contro un tizio dell’Oklaoma.
Sorso, giocata. Sorso giocata. Sorso toelette.
Il tizio dell’Oklaoma, oltre al punteggio favorevole irretiva con commenti via web.
Alla radio echeggiava “Simetimes” versione acustica, trasmessa per il cinquantesimo anniversario d’un qualcosa legato ai Beatles..
Alzò il volume, esalò un respiro, una sorsata al tetra”pak, mise in stand”by. Quel coglione americano poteva andare a farsi fottere!
Quindi raggiunse la finestra che dava sul lato opposto del cortile.
Tra le mura della stanza l’arpeggio vibrante della chitarra echeggiava live, assieme alle note del piano.
Pareva d’esserci.
“Sublime, struggente, gli aggettivi si perdono per descrivere questo capolavoro scritto nel sessantotto per Patti, un live di George Harrison..”
Il timbro caldo della dj non poteva che elogiare. Era il suo mestiere daltronde.
Il fuori brillava di fari e ghirigori. La piazza centrata da platani autunnali faceva da spartiacque.
Quella canzone, quell’interpretazione, malgrado la lentezza esaltava.
Bisognava ammetterlo, il padre gli stava letteralmente sui marroni, ma quei gusti musicali arrivavano dritti dritti da lui.
Accese il fornello sotto il tegame con le ali di pollo del giorno prima. Tracannò dal cartoccio fino ad aspirare aria.
Ne aprì uno nuovo. La scorta lo avrebbe preservato da qualsiasi imprevisto.
Si riconnesse al web, il tipo dell’Oklahoma non c’era più..
Distribuì le carte sul monitor, assi e figure, niente male. Diede una sorsata.
Carte sorsata carte sorsata carte toelette.
Le ali galleggiavano tiepide. Alla radio Creep. Accanto al frigo una scorta da favola.
Finalmente ogni cosa stava andando nel verso giusto.

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Esprimersi

Dunque:
Ti solleva in uno stato di pacato entusiasmo.
Con una sigaretta tra le dita, magari, un libro in mano, un interlocutore. Per lo piu’ parlando, scrivendo, urlando le proprie ragioni, il proprio teorema, un pi greco alla seconda..Insomma, la formula dello stato d’animo d’un momento.
Quel momento che salendo dissolve, fumo mescolato a fumo. L’attimo, il piu’ importante, l’unico nell’arco d’un tempo.., il voler trascinar ad accondiscendere o condividere il proprio elisir, le proprie certezze.
O che sia comprimere lo stomaco, farfalle olfattive in aroma, oppur foss’anche quello stato, prima ad assolvere, poi ad innalzare elevandosi incontro al sublime per penetrarlo dissolvendosi per sempre.
Vabbuo’…A voler stringere, dirla in breve, ampress ampress, compress in una parola: Caffe’.
Espresso!!

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La città si nasconde ancora per per un po’ dentro sogni sfiorenti nei cenni del mattino.
Il buio riflette il chiarore della luna, che a malapena s’intravede nel cielo.
Stamane e’ così.
Tempo fa si è finiti al pronto soccorso del Maria Vittoria, non per me.
Essendo lì, durante l’attesa s’osservava l’andirivieni bisognoso e continuo.
Gente ridotta male, altra meno.
Qualsiasi situazione si presentasse, sia il personale medico che i volontari delle ambulanze agivano in maniera esemplare. Con gentilezza e professionalità.
Che dire; a volte si osservano esaltazioni mediatiche dirette a “miti” inconsistenti, quando i benefattori sono qua tra di noi, silenziosi e umili.
Per incontrarli basta girarsi attorno e riconoscerli. E questo mio è solo un esempio.

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Entrambi fissano il soffitto
Di tanto in tanto si sente il rumore di qualche veicolo passare lungo la via sottostante. Ciò che rimane della notte, assieme alla mezza luna sospesa in alto.
” Dove vai adesso?”
” Non so “
” Almeno saluta i tuoi amici…”
I discorsi filano via così, col sofà ad attutire.
” Mi sembri una Otella! “
” E tu un cretino!!! “
E’ chiaro che da quell’argomento non ne sarebbero usciti.
Non vanno oltre.
Il ragazzo si riveste.
La città brilla di fari e lampioni.
Alla lotteria non si e’ vinto ed i biglietti in tasca avvolgono le sigarette.
Ne accende una e mette in moto.
Farebbe volentieri un giro fin sopra alla collina, così, a tirar dritto nel silenzio per guardare dall’alto le luci…
Riaperta la porta di casa alla tv stanno trasmettendo immagini di dibattiti politici.
L’orologio indica le due e un quarto.
Accartoccia i biglietti della lotteria. Domani giocherà di nuovo. Venti trenta quarantotto sulla ruota di Torino.
Sono anni che gioca gli stessi numeri.
Accende un’altra sigaretta, fuori non si sentono più rumori.
La mattina arriva che egli si e’ da poco addormentato.
E’ mezzogiorno quando il ragazzo si presenta al colloquio di lavoro.
” Come ha detto di chiamarsi?”
” Paolo Taranta “
” Mi dispiace, ma il geometra è uscito…”
” C’eravamo dati appuntamento per un colloquio di lavoro “
” Si, ma a che ora le è stato detto?”
Insistere non sarebbe servito.
I soldi della liquidazione stanno per finire e in giro si trovano solamente annunci : “ cercasi apprendista…”.
Un podista lo sfiora, gambe sottili e pantaloncini a mezza coscia riflettono un nitido sole d’inizio settembre.
Paolo lo guarda trotterellare via.
L’insegna infissa sopra l’ingresso del bar e’ stata sostituita. Il Taranta vi entra.
Il biliardo non c’è’ più, e senza il locale pare un altro locale.
Al suo posto vi sono un paio di video”poker.
” Hai rifatto il look?… “
Il barista non risponde. Gli si vedono le spalle ondeggiare appresso al freezer appena scartocciato.
” Fammi un caffè !”
Aggiunge Paolo, intanto che incomincia a smanettare sopra una delle macchinette.
Il freezer prende a sibilare.
Le carte continuano ad uscire spaiate.
Squilla il cellulare…
” Com’è andata con i tuoi amici?!!”
” Ti richiamo più tardi…”
Fa altri tiri, la scala non vuole uscire, il poker neppure.
Gli rimane il caffè.
” Cos’hai da dire riguardo al locale?”
Sibila il barista.
” Te lo dico domani…”
Paga ed esce.
Una ragazza avanza lungo il marciapiede. Il suo sguardo sfiora Paolo e non appena gli occhi di lui incontrarono quelli di lei, quelli di lei si abbassano.
Paolo prende il cellulare
” Ero al bar…”
” E ti da’ così fastidio parlare dal bar?…Com’è andato il colloquio?”
” Penso bene…”
” …Te la sei spassata questa notte?”
Il discorso tira avanti tra ruvide domande e sintetiche risposte. I due si danno appuntamento per la sera che arriva con un azzurro sfiorente.
Giunto sotto casa di lei, la ragazza entra nella vettura reggendo tra le mani una cartella.
“…Dove si va?”
” …”
Tra locali e discorsi i due tirano avanti l’intera notte, fino a quando la collina si sveglia toccata dal sole.
Di sotto le luci della città mano a mano si spengono.
Paolo scende dal mezzo, si appoggia con la schiena alla fiancata del veicolo, prende a fare la pipì. La ragazza accende una sigaretta, si volta verso Paolo, lo osserva fare ritorno dentro l’abitacolo.
Quindi sollevando il pacchetto glie ne porge una.
” Ti devo dire una cosa…”
” …?? “
” Stai per diventare papà ” .

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Ultimo km.

Mancano un paio di chilometri al traguardo ed il gruppo si sta avvicinando compatto verso lo striscione d’arrivo sistemato nel viale principale di Pecetto.
Il paese, conosciuto per le coltivazioni di ciliegie, quella domenica ospita la gara ciclistica della categoria esordienti.
Corsa che vede una cinquantina di ragazzini sui tredici, quattordici anni, impegnati a percorrere quaranta chilometri tra il verde delle colline Torinesi.
La strada ondulata, parte da Pecetto per arrivare, attraverso un altopiano costellato di campi e frutteti, a Madonna della Scala.
Il giro, lungo una ventina di chilometri e’ da percorrere due volte.
Il gruppo avanza preceduto dalla giuria e da una motocicletta della polizia.
In coda ammiraglie e l’ambulanza.
Negli ultimi chilometri la media dei ciclisti aumenta,
aumenta notevolmente…quaranta, cinquanta chilometri orari.
Gli scatti si susseguono. Ciascun corridore e’ alla ricerca della posizione.
E per raggiungerla si avanza a gomitate e grida.
I concorrenti procedono compatti, nel gruppo ciascun braccio viaggia a pochi millimetri dagli altri. Ciascuna ruota dondola sfiorando le altre.
Mancano seicento metri all’arrivo e il ragazzetto si trova intorno alla sesta, settima posizione: l’ideale.
Le volate sono il suo forte e si sente bene.
Osserva chi lo precede per cercare la maglietta gialla dell’Ardens di Savigliano.
Ciulla indossa quella maglietta.
Ciulla è da marcare, ha una bella volata e vince quasi sempre.
Tra i corridori davanti Ciulla non c’è.
Bisogna stare attenti perché da un momento all’altro sarebbe passato.
Mancano trecento metri al traguardo e lo scatto decisivo il ragazzetto lo deve sferrare verso i cento.
Una sagoma sopraggiunge, la maglia gialla di Ciulla.
Il ragazzino fa per portarvisi sulla scia quando, chi lo precede, sbandando colpisce la sua ruota anteriore.
Il ragazzetto cade ad un centinaio di metri dal traguardo.
Vede il suolo, se lo sente strisciare sui gomiti, sulle gambe, sul volto.
Sensazione di gelo.
Poi avverte biciclette finirgli addosso, altre sfiorarlo, altre filano via sul fianco per finire contro tavoli e sedie di un bar.
Ode pinze dei freni mordere, urla dei ciclisti sopraggiungere.
Quindi si ritrova disteso lungo il ciglio della strada.
Di fronte, ad una ventina di metri, allungato sopra la carreggiata lo striscione d’arrivo.
Accanto e di dietro, un groviglio di rivali e biciclette.
Infisso sopra il ciglio della strada un enorme cartello con una scritta:
“ Benvenuti a Pecetto, località delle ciliegie”.

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L’osteria

A Torino pullulano trattorie e locali d’ogni sorta.
Da quel lontano 2006 la città ha avuto un notevole cambiamento, rispolverando la propria nobile storia per riproporla al meglio.
Il tutto riscontrabile in alcuni dettagli, come ad esempio: la pedonalizzazione di parte del centro.
Certo le criticità non mancano.
Inevitabili del resto.
Sta di fatto che, così come diverse aziende hanno abbandonato, di contrappunto sono aumentate attività ed indotto inerenti l’accoglienza turistica.
E proprio in un sobborgo appena fuori città’, incastrato nel verde della collina, vi è un’osteria avvolta da un’aura misteriosa.
Dall’aria sinistra, quanto poco conosciuta, ivi si propongono pietanze particolari, dal sapore esclusivo.
E a buon prezzo.
Tempo fa, un turista, entrandovi per caso, non poté evitare di notare, oltre all’arredo ottocentesco soggetto ad abbietta trascuratezza, l’aspetto sciatto dei locatori. Un’attempata coppia tanto ambigua, quanto trasandata.
Diversi tavolini in legno lacerato circondati da suppellettili d’ogni sorta, guarnivano due stanze preposte alla ristorazione.
Nel retro, un angusto ripostiglio con annessa cucina.
Appesi alle pareti, oltre a qualche vecchia stadera, spiccava un’imprecisa quantità di quadri raffiguranti ciascuno l’immagine d’un volto.
Non appena il turista s’accomodò, venne raggiunto dalla proprietaria.
” Buona sera, qua da noi si cucinano pietanze caserecce…Le suggerisco la specialità della casa…cotoletta di macinato con contorno, di quelle che in vita sua, son certa, lei non ha mai mangiato..”
Il tizio dopo aver dato una rapida occhiata al menù, ordinò la specialità della casa.
Durante l’attesa prese a distrarsi curiosando attorno.
Provò ad identificare i ritratti appesi alle pareti.
Si trattava di comunissimi volti, tra i quali non riusciva ad individuarne nessuno di familiare.
Tempo qualche minuto e si presentò un omone, il marito della proprietaria, con in mano un piatto abbondantemente farcito.
” Ha ordinato lei?”
domandò pacato.
Attorno non vi era nessun altro.
” Si si…io “
rispose timidamente l’uomo.
Quindi, si vide posare di fronte la pietanza.
Il turista la gustò, facendo in ultimo, “puccetta” col pane.
Effettivamente, non aveva mai assaggiato nulla di simile.
Quando si recò a pagare il conto, i proprietari erano in procinto d’abbassare le saracinesche.

**


Due giorni a seguire, un altro turista, capitato lì per caso entrò nella locanda.
Stesse sensazioni, medesimo tavolino.
Nell’attesa di ricevere il piatto della casa, prese a lanciare in giro curiose occhiate per cercar di riconoscere nei volti appesi alla parete qualcuno di famoso.
Ma nulla, se non un quadro “in più” raffigurante il viso del cliente entrato due giorni prima…

E mai più uscito.

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Driiiiiiiin!!!
Il trillo della sveglia, un trapano.
Occhi spalancati, l’abat jour opalescente.
“Presto presto!!!”
Calzoni pullover risciacquo colazione tv news meteo!
Occhiata a whatsapp, a sms, a chiamate perse! Alla finestra, il fuori ancora buio conferma che gli altri sono quasi tutti a dormire. E solo te sei tra quelli sfigati!
Smart in tasca.
Giubbotto.
Ascensore, immondizia differenziata!
Auto in moto
Bar Caffè
Un paio di chiacchiere. Tre.
Ufficio! Open space! Fabbrica! Centro commerciale!
O qualcosa.
Tragitto, occhiatacce intorno. Sbadigli e chat.
Il pirla non parte al verde!
Clacson.
Fari e clacson.
Imprecazioni.
“Cazzo guardi!!”
” Cazzo guidi!! “
“Cazzo chatti!!”
Autoradio a palla.
RTL!
“Cavolo ti trucchi!!”
” Ti muovi!!! “
Rotonda.
Seconda strada a destra….
..Rewind
S’aprono gli occhi solleticati dal lieve soffio di chi accanto attende porgendo cappuccino e croissant.
” Buongiorno amore mio “
” Wawwww…”
” E’ di tuo gradimento? “
Il cielo filtra attraverso le tapparelle appena appena sollevate.
Tepore e percezioni.
La buonora si presenta con una giornata priva di impegni.
Un sabato del villaggio stile fine 2018.
La tv accesa su un canale musicale dove le voci soft dei presentatori annunciano canzoni da hit.
La tua hit.
Il cane accanto al letto scodinzola.
Ti guarda e scodinzola.
Sale su, lecca sul tuo volto il suo buongiorno, arraffa il tuo croissant ed è festa.

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Torbora

Dopo mesi di pericolosa siccità incominciò finalmente a piovere,
tanto che la città prese a luccicare di gocce e arcobaleno, con la finestra fronte Po divenuta nuovamente baluardo dalle amorose parvenze.
Il fiume, quasi fermo, ribolliva punto dalle gocce, intanto che, dentro casa, una donna oltremodo pensierosa, accarezzava il gatto raggomitolato sul di lei grembo.
Ripensava a quella radicale sbandata presa mesi addietro, per via di un verduriere.
Intrigante tùrbine a base di sesso e trasgressione.
Il ricordo di quei momenti rapiti alla quotidianità le solleticavano lo stomaco, ed un nome in particolare…quel rifugio immaginario sopra un’isola da loro inventata: “Torbora”.
“Tor..”come “Torino”, “..bora” come “Bora Bora”.
Ed in qualsiasi posto i due si fossero in quel periodo appartati, negli impetuosi sussurri si trovavano a “Torbora”.
Come mai non si era più visto, ne’ fatto sentire?
Che fine aveva fatto?
Tutte quelle promesse eran state frutto della menzogna?
Probabilmente fu meglio così, ma il pensiero insisteva finendo laddove dolevan dubbi.
A placare, la consapevolezza di come suo marito allora non si fosse accorto di nulla.
Qualche sospetto forse, tamponato subito con scuse ad hoc.
Il tutto durò un paio di mesi circa, una decina di incontri.
Poi d’improvviso, quasi un anno fa, più nulla.
La rivendita frutta”verdura chiuse ed il ragazzo scomparve senza più dare notizia alcuna.
Anche il suo cellulare, da quel momento risultò irraggiungibile.
Ed il tutto vissuto dalla donna senza mai trapelare, confidare niente a nessuno, poiché nessun amica confidente ella ebbe.
Fu durante quei pensieri che udì aprire la porta.
Il marito stava rincasando.
” Ciao amore “
” Ciao amore mio…come andata? “
” Bene “
” I ragazzi? “
Non avevano figli, ma l’uomo insegnava presso una scuola media.
” Bene, i soliti problemi, ma tutto sommato…”
Rispose il marito.
” E…la figlia dei magrebini è ritornata? “
Si trattava di una ragazza che da qualche settimana disertava le lezioni poiché era scappata da casa.
” Proprio oggi si è presentato il preside a far domande alla classe, era accompagnato da due tizi del commissariato…”
Disse l’uomo, intanto che fuori continuava a buttar acqua.
Il gatto balzò giù dalle ginocchia della moglie per guizzare sopra il sofà.
“…Pare che sia scappata insieme ad un ragazzo…stanno cercando di capire chi possa essere, sembrerebbe siano andati a…a…mmm…Non mi viene in mente il nome, un nome strano, mai sentito prima, dicono possa trattarsi di un isola…Ah si!! A Torbora!!!! “
Aggiunse il marito, dopo che a una vampata di rossore un ghigno prese a tagliargli il volto, come una lama puntata fuori.
Laddove il fiume Po, quasi fermo, ribolliva punto dalla pioggia, intanto che la città continuava a luccicare gocce e arcobaleno.
Inquietamente riflesse in quella finestra.

**

La collina dorata stamane pare un accattivante richiamo verso qualcosa d’errante.
Aurea come l’autunno, come l’imbrunire a ridosso di un pioppeto, odori che ogni tanto ricompaiono, portando alla memoria situazioni del tempo che fu.
E siamo in città, in zona periferica, popolare,
nell’interno d’un palazzo di diversi piani.
Abitato per la maggior parte da anziani, pensionati.
A uno di questi, della collina dorata non frega nulla.
Forte d’un passato trascorso ad impartire ordini come capo reparto, oltre ad una innata presunzione, ce l’ha con tutto e con tutti. e si fa carico di scrivere comunicati a destra e a manca.
Tipo, affiggere nel condominio avvisi d’ogni sorta: “Non fare questo!!!….Fare quello!!!!…”.
In pennarello, ben marcato, con tanti punti esclamativi quanti furono i manovali che mise in riga.
Non va d’accordo con nessuno, per lui i giovani sono dei fannulloni pipparoli, i vecchi degli inetti incapaci, mentre quelli sulla mezza età non ci fossero sarebbe meglio.
Un misantropo.
Sopporta solamente le belle donne. Qualcuna.
Pur stando anch’egli sui maroni un po’ a tutti, (comprese le belle donne), alla fine è pur sempre preferibile un conclamato rimbambito ad un velato ipocrita.
Sta’ di fatto, che stamane la perfezione dell’eldorado collinare trasmette pura poesia anche a ridosso di quei condomini popolari della bassa cintura.
Laddove mamma Fiat per decenni ha regnato sovrana, sfornando, oltre all’infinita quantità di vetture, geni, mostri…E mascherine.
Dove i geni si muovono “sorrette da delle belle gambe”, mentre i mostri devono gettare l’immondizia nella differenziata, un pezzo alla volta, SILENZIOSAMENTE!!!!!!!!!!!!!!!!

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” Amore, dove sei? “
” Su Amazon “
” Ancora? “
” Oggi e’ il Black Friday, il venerdì per gli acquisti, oggi su Amazon trovi di tutto, e in offerta. “
” Tutto cosa? “
” Tutto quello che serve “
” E a noi, amore mio, a che cosa serve quel deumidificatore a forma di abat-jour che stai ordinando? “
” Un deumidificatore portatile da tenere in casa “
” Appunto “
” Anziché’ 78 euro lo offrono a 43..  “
” Ok, ma che cosa ce ne facciamo di un deumidificatore, amore mio? Casa nostra non ha mai avuto problemi di umidita’…anzi.. “
” Amore, ogni volta che fai la doccia il bagno diventa una sauna..”
” E allora? Basta aprire dieci minuti la finestra.. “
” Si, ma d’inverno non va bene aprir le finestre…Non sei te quello che fai i conteggi? bollette consumi temperature valvole? Ecco, il deumidificatore ci farà risparmiare…Amore mio. “
Sorrisetto.
” E quell’altra cosa? Che cos’è’? “
” E’ un set di tovaglie provenzali ricamate ad uncinetto..49 euro anziché’ 95. Un vero affare, amore! “
” …Abbiamo già’ tante di quelle tovaglie che potremmo cambiarne una tutti i giorni. Una più’ ricamata dell’altra.”
” Amore mio, questa qui e’ ricamata ad uncinetto, a mano, provenzale. “
Sorriso.
” Ma..ma…E quell’altra roba li? Quella cosa verde a forma di panettone?.. “
” E’ una centrifuga sminuzza verdura. La nostra ha già due anni.. “
Sorrisetto.
” Amore, fammi un po’ vedere bene lo smart…Ingrandisci quell’immagine…Metti su quel set di cerchi in lega…Gomme e cerchi in lega…Ordina Ordina!!!”
Bacio.

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Passerotti volteggiavano liberi.
Mansarda, il Po e collina parevano un tutt’uno con la natura.
” Amore..nella buca delle lettere ho trovato un deplian d’olio di lino..due litri..ottimo prezzo..ottimo prodotto..salutare, plus..ricco di omega tre..”
Nella stanzetta adiacente, l’uomo era impegnato a rovistare tra gli scaffali.
” Omega cheeee?..”
Domandò di sbieco.
” Omega tre..”
” Ah..bene..”
” Inoltre ieri ho comperato dell’acqua Essenziale, da bere alla mattina a digiuno..salutare per il fegato “
Aggiunse lei.
” Siiiiii??? Mmmm benissimo..”
Annuì di nuovo il compagno.
Di tanto in tanto si udiva lo stridulo scorrere dei cassetti, mossi sgraziatamente dall’uomo.
Lui, che si dissetava con acqua del rubinetto, dando priorità, per sfamarsi all’essenziale; talune teorie della sua donna…O meglio: talune teorie diffuse ultimamente, che alla lunga hanno influenzato anche la sua donna. Ebbene, di siffatte teorie egli se ne fregava alquanto.
Oltretutto l’acqua del rubinetto, li nella zona, non era male.
” Amoreee…Invece, le bottiglie sotto il lavandino, quelle marca Levissima, vanno bene da bere durante pranzo e a cena…Acqua povera di sale…Adatta per combattere l’ipertensione..”
Aggiunse lei.
” Siii..Mmmm..bene…Ma la nostra pressione è a posto!!..”
” Adesso lo è, ma quest’acqua serve per prevenire…lo dicono anche in tv…anzi, d’ora in avanti niente più aggiunta di sale nelle pietanze, nell’insalata, nelle bistecche!!… “
” A beh! Allora…Se lo dicono in tv..”
Fuori dal lucernario un turbine di colori dipingevano il pre collina.
Insetti e libellule facevano a gara disegnando ghirigori.
La donna afferrò il telecomando, quindi, sintonizzando il televisore su un canale musicale prese a lustrarsi la chioma.
Quindi sbirciò in giro, rovistò tra i cuscini, e disse:
” Sai per caso dove sono le sigarette?”
Seguì silenzio.
Pochi istanti e la raggiunse il compagno. Reggeva tra le mani due fresche bottiglie di Arneis e due pacchetti di Gauloises.
Da li a poco la giornata sarebbe entrata nel vivo.

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Buon 2021!!!!
“Troppo scontato”
Ok..
Buon Duemilaventuno!!
“Eccessivamente letterato”
Vabbuo’..
Sommando 2+0+2+1 = 5
Ovvero, un numero scaramanticamente perfetto per augurare a tutti un Felice Anno Nuovo!!
” ‘Na cazzata”
Va bin..
Buon 2015!!!
” ‘N’altra cazzata”
Vabbè’..
Tanti auguri di buon anno, che sia prosperoso di salute, ricco di fortuna, felicità e gioia per tutti!!
“Esageratamente scontato..”
Ordunque..
Con tutta l’alma l’augurio d’un anno prolisso di novelle beate, se non che liete virtù d’ogni sorta, tutti i dì come in qualsiasi anfratto..
“Palesemente incomprensibile anche per chi l’ha scritta”
Allora..
Auguri di meno inquinamento, meno aiuti alle banche, meno eserciti per la pace, meno persone che rovistano tra i cassonetti dell’immondizia, meno virus, più lavoro, più “dai diamanti non nasce niente..”, meno furbetti, zero confini e più bambini..
“Abbondantemente utopico”
Ok..
Buon Anno e più Birra per Tutti!!!

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Or dunque…ricapitolando:
Si va al supermarket e si trovano le casse automatiche al posto delle cassiere.
In autostrada caselli vuoti meccanizzati. Gli acquisti si fanno on line.
Giornalismo, giornalisti e giornalai sostituiti da social”blog.
App.senza regole.
Auto, tir, treni avanzano privi di conducente, così come bus, navi, aerei.
Fabbriche senza operai.
Si entra nei siti http://www.it e s’ordinano prodotti. Qualsiasi.
La terra la si lavora in automatico, con un click. Come pure meccanizzato è l’allevamento del bestiame, con due click.
Bancomat http://www.bank.it, al posto dei bancari; e”mail e robottini invece di poste, postini…e badanti.
Di rimando gli uffici postali si mettono a fare da banca senza bancari, ma con un unico grande banchiere.
Da casa, col wi”fi si fa tutto: si compra, si vende, ci si cura, si pagano le tasse, si dà da mangiare ai pesci. Ai Pascià.
Anziché insegnanti: digitalschool.www.it
Invece dei vigili urbani: telecamere.
Al posto dei medici: digitaltrentatre.it
Ognuno condotto da un click.
Poi arriva un software robotico innovativo e perfetto, progettato da intelligenti umani, in grado di realizzare software robotici perfetti altrettanto in grado di sostituire coloro che li hanno creati.
E ci troveremo poi tutti insieme dentro ad una stanza a guardarci negli occhi.
” Ciao come ti chiami?”
” Eva.”
” E te? “
” Adamo “
” Perché piangi? “
” Non sto’ piangendo! “
” E allora che cos’è quella lacrima? “
” Non è una lacrima! “
” Aspetta che ti guardo meglio…Aumenta lo zoom.. “
” Fatto! “
” Sei anche molto bella, sai…e quella non è una lacrima “
” Grazie…che cos’è allora? “
” Zoomma di più…ancora di più..”
” Fatto! “
” E un pensiero!…Si si, proprio un pensiero..
..C’è scritto sotto “

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Dall’abbaino dell’ottocentesca palazzina situata accanto all’argine del Po, una lieve foschia adombra l’imponente Basilica di Superga.
Nell’interno della mansarda una donna, da poco sveglia, sorseggia il proprio orzo pucciandogli dentro qualche roba integrale, intanto che adagiata sopra il divanetto osserva il notiziario”tg trasmettere immagini fresche di un treno deragliato.
In alcuni periodi, ogni tre”quattro giorni in tv trasmettono immagini di qualche treno che  deraglia.
” Amo’.. “
Il suo compagno le si avvicina.
In mutande.
Panzetta post”natalizia, gambe sottili sottili mezze glabre, mento da radere, le sussurra con fare semiserio:
” ..Al Sesto Palestro, qualche giorno fa un caporale è andato dal sottotenente dicendo che all’appello mancava un commilitone..”
La donna lo osserva stranita, nel bello.
A volte capita.
” Mi sembra la barzelletta del Tusi “
Dice interrompendolo.
L’uomo glie la racconta ugualmente, come fosse un fatto di cronaca fa un breve resoconto, quindi conclude:
” ..nell’incidente automobilistico: sette morti, otto contusi!! “.
Ridono entrambi, non per la barzelletta, tanto meno per il modo di raccontarla.
Ridono perché si vogliono bene, e in quel momento si desiderano.
Se in quell’occasione si fossero mandati “affanc..” lo avrebbero fatto comunque ridendo.
Di sotto, lungo la ciclabile costeggiante la riva del fiume Po, intanto, diversi tizi son lì che fan ginnastica.
Variopinti nelle proprie tutine attillate, paiono lampare mosse dal vento.
Quello più sgargiante, nel tentativo d’afferrarsi alle caviglie, viene urtato da un ciclista.
“Vaffffanc..!!!!” s i urlano. Aggiungendo a gran voce dell’ altro.
Nell’interno della mansarda intanto la tv ha preso a trasmettere immagini sul meteo.
I due conviventi, attirati dalle strilla, s’affacciano per curiosare attraverso l’abbaino.
Di sotto s’ azzuffano.
In distanza, la Basilica pizzicata dal sorgere del sole viene tagliata dal volo d’un gabbiano.
Dentro la stanza il tg”meteo promette ghiaccio.
” Vaffa..amore mio “
” Vaffa.. a te, tesoro!! “
Si sussurrano prima di baciarsi.

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La magia del buio avvolge una città strattonata da maliziosi postumi, intanto che la luna riflessa sui tetti, romantica quanto l’avanzare della lunga ombra di un gatto, fa il verso a nottambuli e poeti.
L’ora è tarda e all’interno d’un ottocentesco condominio tutto tace.
Così che, in questa tiepida nottata di avanzato autunno una donna apre gli occhi nel mezzo del proprio dormire, quindi s’alza per recarsi in bagno.
La sveglia indica le due esatte e lui, il suo amore, le giace accanto, deliziato in un sonno profondo.
Scalza, senza accender la luce, ella non può non ammirare attraverso l’abbaino l’imponente sagoma nera della Basilica nel mezzo di una enorme sfera dorata.
Luna, nudità e silenzio illuminano le stanze; col Po fluente sotto.
Quando la donna ritorna tra le lenzuola le riesce difficile riprender sonno. Lui, adagiato sereno sul fianco soffia un sordo russare.
Beato.
Lei lo sfiora appena all’anca, poi preme.
L’uomo non avverte.
Fuori, il cerchio brillante della luna, liberatosi dalla Basilica di Superga prende ad immergersi dietro il colle.
Non c’è cosa peggiore d’essere svegli nel mezzo della notte, con accanto il partner sopito a fiatare paciosamente.
Si son fatte quasi le tre, quando alla donna, dopo vani tentativi di soporifere distrazioni delegate ai pensieri, vengono in mente i tempi dell’oratorio…Dove le fu insegnato un verso utile per far smettere di russare.
Così ella prende a scoccare seccamente la lingua contro il palato:
” tch tch tch tchh tcchh..”
Di fianco, al di la del muro, incomincia uno struggente miagolio lanciato dal gatto del vicino, che va ad aggiungersi al soffio pesante del grande amore.
Ora nella camera un inquietante concerto fa da sottofondo a due occhi spalancati.
Intanto che fuori, attraverso l’abbaino la luna si è del tutto nascosta dietro il colle tenebrosamente adombrato.
Roba per artisti, amanti e mascalzoni.

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E’ Nato

Una tranquilla mattina di primavera nel centro città; il cielo si presenta azzurro, la temperatura non oltrepassa i venti gradi.
Il tram delle dodici e trenta arriva puntuale al capolinea e li si ferma.
Nei dieci minuti di sosta l’autista ne approfitta per recarsi al bar.
Fa giusto un paio di parole con l’esercente che pare rispondere senza ascoltare e dopo aver consumato il caffè il tranviere domanda dove si trovi la toelette.
Il proprietario del bar indica la porta, intanto che con lo sguardo osserva il telefono, con una mano allunga la chiave e con l’altra asciuga il lavandino.
Il tranviere scompare nel retro rintanandosi dentro la stanzetta.
Il barista termina di sistemare il bancone, adocchia il telefono, gli si avvicina, solleva la cornetta e la riabbassa; si sposta di fronte al banco, con fare nervoso dà un colpo di straccio sopra i tavolini, di seguito libera la piccola lavastoviglie ridisponendo in maniera dinamica tazzine e bicchieri a vista sopra lo scaffale.
Poi si avvicina nuovamente alla cornetta.
Il telefono squilla.
La risposta è immediata.
– Pronto! –
– … –
– Ero preoccupato…Non sentendo la tua chiamata stavo per telefonare sul cellulare…Come è andata? –
– … –
– Maschietto…Waw…quanti chili? –
” … “
– E lei come sta? –
– … –
– A che ora è nato? –
– … –
L’uomo guarda l’orologio appeso alla parete.
– Alle dodici e un quarto?.. Cavolo!! sono le dodici e trentadue…Arrivo…Arrivo di corsa…Devo portare qualcosa? –
– … –
L’uomo riaggancia la cornetta e in fretta e furia si precipita fuori dal negozio, tira giù le saracinesche, chiude il lucchetto e sale sopra la vettura parcheggiata lì vicino.
L’esercizio rimarrà chiuso fino alle quindici e trenta.
Ha tempo tre ore scarse. L’ospedale si trova a pochi isolati.
Tutto è andato per il meglio,
è un maschietto,
la moglie sta bene,
è una tranquilla giornata di primavera,
il tram è fermo al capolinea.

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Libera Tutti

Un netto sole estivo bacia il giardinetto dove cinque ragazzini, chini sopra i propri luccicanti smart-phone, vengono convinti da un genitore a giocare a nascondino.
Le parole del padre spiegano:
– Uno di voi, facciamo Mirco, si appoggia col volto verso il muretto e conta fino a cinquantuno. Voi altri quattro, nel frattempo raggiungete un posto dove nascondervi.
Terminato di contare, Mirco cercherà di scoprire dove siete; vi viene a cercare e una volta individuato uno di voi, correrà al muretto.
Se arriva prima Mirco, vi fa prigionieri, se giungete prima voi, siete liberi…L’ultimo che verrà scovato, qualora fosse più veloce di Mirco, ha la possibilità di liberare gli altri…Avete capito? Tutto chiaro? E’ Ok? –
– Più o meno –
Rispondono con sufficienza i cinque.
– Dai, su incominciate a giocare –
Conclude con tono deciso il genitore.
Mirco prende a contare, una volta arrivato a cinquantuno, tira fuori dalla tasca lo sgargiante smart-phone e mediante l’applicazione “localizzazione” individua uno ad uno gli smart-phone degli altri quattro ragazzetti.
Nessun libera tutti.

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Il Nonno

“Il nonno sarebbe stato in grado di bere tre bicchieri di vino, uno di seguito all’altro, senza fare una minima piega .
Egli, già alla mattina, subito dopo i rintocchi delle campane, si recava al bar a farsi il cicchetto.
Quando la moglie lo voleva cercare mandava il nipotino alla taverna e il novantanove per cento delle volte era sicura di riuscire a far trovare il marito in compagnia di amici e bicchieri.
Solamente in un paio di occasioni il nipotino fece ritorno senza il nonno, il quale non poteva presenziare al bar in quanto si trovava in cantina impegnato ad imbottigliare .
Prima il dovere, poi il piacere”.

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Tre giorni a Villa Poma (Borgo Mantovano)

Si fa un viaggio attraverso la pianura padana, si percorrono autostrada, corsi, vie.
Fino ad andare a catturare l’attorno in grado di trasmettere ai sensi l’odore di un paese, della terra.
Il viaggio parte da Torino per finire a Villa Poma.
Paesino situato vicino a Poggio Rusco, in provincia di Mantova, al confine con l’Emilia Romagna.
A dieci chilometri c’è Mirandola, a cinquanta Ferrara e ad una trentina Modena.
Il viaggio si compie nella stagione invernale, ma quello che s’apre allo sguardo si trasforma nella mente, in tutte quelle volte che si è stati da quelle parti; in primavera, in estate…Nelle due stagioni dove la campagna offre i colori più vivi (per i “turisti”). Quelle stagioni, quando per chi lì vi lavora c’è più da faticare, e ai colori non bada.
Adesso è inverno, attorno si vede solo terra, qualche trattore ed una leggera foschia.
Il clima non è dalla nostra: non c’è il sole.
Ma c’è da dire che il clima non è nemmeno contro: non c’è nebbia.
Ma…A pensarci bene, visto il periodo, il viaggio e l’assenza di nebbia: il clima e’ dalla nostra!
Ci si fermerà due giorni.
Arrivati a destinazione, s’inforca la bici, una bicicletta di campagna, di quelle da uomo; con canna arrugginita, freni ad asticelle di metallo e i copertoni sporchi di fango secco.
Si pedala fino a Mirandola…In parte procedendo lungo la strada che collega l’Abetone al Brennero, e che passa di lì. Ed in parte percorrendo stradoni che solcano capezzagne, campi e poderi.
Affianco ai margini di quegli stradoni fatti di terra segnata dalle impronte dei trattori, scorrono fossati, in questo periodo privi di acqua.
Anche il Fiume Po è scarso, lo si è visto passando sopra il ponte di Ostiglia.
Un ponte in acciaio, dove sopra una sponda di sotto vi è una cascina che contro un lato del muro porta i segni dei colpi di mitraglia della seconda guerra mondiale. Dalla strada è impossibile riconoscerli.
Così, incanalati lungo quegli stradoni ci si perde dentro ad un orizzonte fatto di sola terra, alberi e fossi.
S’osserva meglio, dando di nuovo retta alla memoria, affinché il circondario invernale si riempie di verde primaverile, pioppeti, campi di mais…Le stalle s’arricchiscono di fieno verde, di nidi di rondine, di contadini che inveiscono in dialetto…Lungo i canali prende a scorrere acqua, acqua scura, con sopra una patina di minutissime ninfee , e con dentro “bucalon” (pesce gatti), anguille, carpe e rane. Con le libellule ferme nell’aria a volargli sopra.
Adesso è inverno e in giro non si vede nulla, nulla che vada oltre a qualche trattore, alberi spogli e terra.
Parecchi agricoltori si trovano chiusi dentro le stalle, assieme aa una manovalanza fatta di indiani emigrati lì.
A Torino se ne incontrano dentro nei locali, con mazzi di rose tra le braccia.
A detta di alcuni fattori, si tratta di persone in gamba, corrette…E dietro alle vacche da latte “vanno più che bene”. In India le mucche sono considerate animali sacri.
La mente torna a tritare tempo, riportando lì dove il dialetto si confonde tra emiliano veneto e lombardo.
Si arriva a Mirandola, la bici fa qualche gincana nella piazza principale, intanto che lo sguardo prende a ruotare. Attorno c’è poca gente, qualche anziano col cappello alla lobbia , diversi ragazzi cinesi che camminano, e dentro ad un bar di nuovo quel dialetto…Mantfan.
Di indiani in giro non se ne vedono. E’ giovedì mattina, e saranno nelle stalle.
Bisognerebbe rimanere fino alla domenica, per incontrarli in piazza.
Ma all’indomani si fa ritorno in città.
Così si sorseggia un caffè, s’osservano i cinesi, si sentono in lontananza i tir passare, assieme ai trattori di ritorno dal caseificio.
E s’ascolta quel dialetto…
Ci si aspettava solo quel dialetto.
Eppure in città, a Torino, il miscuglio di etnie e linguaggi e’ cosa normale.
Ci si è nati, cresciuti in mezzo, in mezzo ad un impasto di dialetti e tradizioni.
Prima, quelli del sud Italia mescolati a quelli del nord.
Ultimamente mescolati a quelli di altri stati.
Chissà come mai lì nella campagna, quelle lingue straniere insieme a quel dialetto suonano strano ?
Che si sia sbagliato periodo?
Che si sia sbagliato paese?
Oppure la realtà e’ quella lì?…Questa qui…
…a confrontare i fatti con la memoria.

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Sessant’anni fa, più o meno, l’Italia del post guerra provava a risollevarsi da stenti e miseria, da una enorme povertà materiale contrapposta ad una dignitosa ricchezza morale.
Nello spicciolo quotidiano, genericamente, tra le tante cose, accadeva anche che quando un bambino cadeva o si faceva male (in maniera non grave) qualora egli si lagnasse, i genitori lo zittivano con un lapidario:
” Non è nulla!! “
O
” Tutta salute!!”
Oppure
” La prossima volta fai più attenzione!! “
O anche
” Quand’ero piccolo io tuo nonno mi dava il resto!! “.
Se il bimbo desiderava un giocattolo, il più delle volte, doveva accontentarsi d’un rifiuto,
o di una mela.
E ad agire, per ovviare alla mancata richiesta, ci pensava la fantasia…Parecchia fantasia.
Giochi all’aperto e ginocchia sbucciate.
Poi venne il benessere,
e successivamente il malcontento nel benessere.
e poi l’abitudine “stagnante” al benessere.
Fino ad arrivare ai giorni nostri, qua dove la ricchezza fittizia ha preso il posto di quella morale. Quando, in genere, nello spicciolo quotidiano, se un bimbo si fa similgraffietto, pur non lamentandosi, capita che il genitore prontamente intervenga comunque:
” Ti sei fatto male? “
Oppure
” Oh poverino..fai un po’ vedere..Uuuuuuuuu..”
O ancora
” Dai che facciamo andar via la bua, con uno Smart nuovo “
Ovviamente, farcito da anestetici giochini e social “cicatrizzanti”, previo evitar qualsiasi forma di blasfemo movimento alcuno.
Così che, il bimbo non fa in tempo a farsi venir l’intenzione di lagnarsi, per un qualcosa che ben chiaro non è..
Ovvero: il Futuro.

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Offro io

In un’estiva giornata torinese un drappello di amichetti vaga senza meta, indosso hanno pantaloncini sgualciti sopra lorde ginocchia sbucciate e iphone in stand-by dentro le tasche.
Assetati dal molto correre s’avvicinano ad uno dei 700 toret sparsi nella città.
“Offro io!!”
“No! No! Oggi offro io!”
Urlano invitando amici e chiunque a bere.
Lo gridano sghignazzando.
Di colore verde, alti poco meno di un metro, in ghisa, con il volto del toro, i toret sono uno dei simboli della città.
I primi furono installati a inizio ‘900, erano in pietra. Ne sono rimasti, uno in piazza San Carlo ed un altro a Porta Palazzo. Tutti con una coppella raccogli acqua nel centro della griglia di scarico..fatta per dissetare cani, gatti, volatili. Si dice che l’acqua del toret posizionato in piazza Rivoli provenga dal Pian della Mussa. Che sia vero o meno, è buona, fresca.
E se qualcuno ne volesse approfittare per dissetarsi, o per riempire i canestri, faccia pure..
Offro io!

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C’era una volta…

Pannella stava portando avanti l’ennesimo sciopero della fame.
Torino equivaleva a sinonimo di Fiat, e viceversa.. La Rinascente, insieme all’Impera facevano da ritrovo “taglioni”.
Più o meno gli anni erano quelli.
Gli anni ’80.
L’urlo di Tardelli riempiva i rotocalchi; e nei decenni a venire sarebbe stato trasmesso, ritrasmesso e riTraTritagoooooolll..
Lungi dalla Lira pensar che sarebbe stata rimpiazzata un dì dall’Euro.
” Un caffè grazie “
” 700 Lire!! “
” Un litro di miscela al 2 “
” 1000 Lire!! “
Ad ogni frontiera un cambio: Franchi, Marchi, Pesetas.
E una rottura di balle.
Gianni Agnelli influenzava economia, politica nazionale e gossip.
Per un discreto periodo impazzò la moda dei paninari. Gran parte degli adolescenti immolavano vacui stereotipi partoriti dalla neonata Fininvest.
Un esercito di giovani vestiti tutti uguali macchiavano una Torino operaia che faceva l’eco alla Milano da bere.
Oronzo, allora sedicenne mise l’orecchino.
Se ne sbatteva di tutto. I genitori gli passavano i soldi e lui li spendeva in Fiorucci, Coveri, Burghy, e al Charleston.
I suoi unici interessi erano andar a ballare, fare vasche in centro o comperar cazzate.
I genitori lo accontentavano ebbri dai postumi d’esser stati a tempo “figli dei fiori”.
E Oronzo leggeva il “Panozzo”, idolatrava San Babila, i Duran e Jovannotti rap.
Seguiva il Drive”in e non vedeva l’ora di crescere per togliersi i “vecchi dalle palle”.
Da allora son passati più di trent’anni.
Adesso Oronzo vive in una Torino irriconoscibile.
Multietnica.
Contesa da turisti, podisti e cagnetti.
I meridionali si sono integrati.
Anche i torinesi si sono integrati.
Gianni Agnelli non c’è più, e assieme a lui se n’è andata anche la FIAT.
Oronzo ora ha la pancetta, è stempiato, va da Decatlon, c’ ha una figlia vestita alla moda, che vede l’ora di toglierselo dalle palle…Va all’università…Prova i vestiti nei negozi salvo acquistarli poi nel web…è perennemente a dieta…e tutto il resto è fuffa.
O meglio: http://www.fuffa.it

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Il dente

Torino, zona San Salvario, inizio anni ’90.
Da qualche giorno il dente doleva.
Il male, incominciato lieve, gradualmente andava aumentando fino a diventare dolore continuo.
Non era chiaro se il fastidio arrivasse dal dente, dalla gola o dalla testa.
Alcuni momenti pareva attenuarsi, per subito ricominciare con una fitta imprecisa ed incessante.
Così, l’uomo si decise e prese la rubrica telefonica per cercare quel nome.
Un conoscente di vecchia data, un dentista che anni addietro aveva abitato nel condominio adiacente al suo.
Quel dentista aveva avuto una figlia, l’unica figlia sua adorata, che un giorno un incidente portò via dalla vita.
Da quel momento il dentista non fu più in sé.
Si separò, quindi cambiò casa, andando a vivere in un alloggio che utilizzava anche come studio per il lavoro.
Quel lavoro che mese dopo mese prese a trascurare, fino a ridurlo in interventuncoli dentali fatti in nero.
S’era inoltre dato all’alcool e le sue mani presero col tempo a tremare.
L’abitazione era divenuta tugurio dove regnavano disordine e sporcizia.
Questa la situazione.
L’uomo dal dente dolente prese la cornetta e compose il numero.
Una voce greve rispose…Inconfondibilmente era Lui.
Un paio d’ore più tardi, come d’accordo, l’uomo si presentò di fronte al portone.
Suonò il citofono.
Nessuno rispose.
Suonò di nuovo.
Nulla.
Provò a spingere la porta d’ingresso che lentamente s’aprì.
Salì al piano dove abitava il dentista.
Il condominio, di quelli dove un cortile dilaga circondato da abitazioni comunicanti da stretti balconi, odorava di vecchio.
Giunto di fronte alla porta suonò il campanello.
Nulla.
Attese, risuonò.
Dalla finestra dell’alloggio accanto sbucò fuori il volto d’una donna.
“Sta cercando il signore? “
Chiese la donna
“Il dentista…”
Precisò l’uomo dal dente dolente..
“Se non è in casa provi ad andare a vedere nel bar qui sotto. Se non lo dovesse trovare, provi nel bar poco più avanti…”
L’uomo ridiscese le scale e seguendo le indicazioni entrò nel primo bar.
Il dentista sedeva da solo al tavolino con di fronte una caraffa di Barbera.
L’incontro tra i due portò entusiasmo. Trascorsero diverso tempo tra chiacchiere e bevute, l’atmosfera iniziale si trasformò in euforia. Il dentista parlava, parlava, parlava a ruota libera. Leggero.
Fino a quando, dopo la terza caraffa di Barbera, il dente cessò magicamente di dolere.

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“Dove sei?”
“Su iTunes”
“C’è l’ultimo di Tedua Feat..?”
Nella camera la finestra proietta un fascio di luce dove impazza polvere.
“Un attimo…cerco”
“Ok”
“C’è c’è certo che c’è…”
“Perfetto!!”
“Ieri ho scaricato roba per il nonno..”
“Seeee…Per il nonno??”
“Si…Certi Iggy Pop…O forse era uno…ma non so…più’ probabile una band”
“Guarda sto’ video”
Un rasta seminudo si diletta a compiere contorsioni.
“Che tipo…sembra Bayel…Hahaha…Ma daiii..non ci posso credere..Hahaha”
“Gli somiglia proprio…Haha…Bayel smilzo…Dove l’hai pescato??..”
“L’ha postato qualcuno nel gruppo “Sballati sbiellati praticamente Stomp”… Aspe’ che guardo e ti dico chi..”
Sul balcone, pantaloni mossi dalla brezza penzolano richiamando mosconi.
“E’ una certa LuckyLakiTwo”
“Dai inviamolo a Bayel..”
“E’ in Whats adesso??”
“No”
“in Insta?…In face..?”
“Mi sa che sta’ ancora dormendo…inviaglielo lo stesso”
Fuori, in lontananza, ciminiere di quella che fu Fiat, s’innalzano come pennoni marziani puntati verso un cielo in questi giorni azzurro.
Di lato spicca l’inceneritore del Gerbido.
“Glie lo mando anch’io”
“Ok”
Suona il campanello.
“Vai te?”
“Vai te!”
“Vai te che sto scaricando il filmato a Bayel”
“Vabbhe Vado!!”

“Era un tizio della DHL…Sono arrivate le scarpe”
“Mettile sopra la cassapanca”
“Ok…Stai ancora scaricando?”
“Si”
“E’ lento..”
“Molto lento”
“Anche il mio…e’ quasi andato”
“Su http://www.spendi.it o in app.store ci sono Galaxy in offerta”
Dal tinello divampa una voce.
“Ragazzi a tavola!! il pranzo e’ pronto!!”
“Di gia’”
“Andiamo??”
“Che palle!!”
“Non ho nemmeno faine”
“Come?…Faine?”
“Non ho nemmeno faine…faine?…FAME…Hahaha Cazzo di correttore automatico!!!”
“ 🙂 ”
” 😉 “

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Tre mesi trascorsi ad elaborare “Torino da scoprire” in web
per ottenere una sequenza di soddisfazioni che ne valgono 30.000…
30.000 motivi per ringraziare i fotografi con le proprie fotografi-e, Curiosità da diffondere, b@dol@te, Eventi da vivere, Filmati carpiti nel web, dove Torino è il fulcro ed il Mondo l’attorno.
Questo Mondo visibile in diretta trasmesso dal sito della Nasa.
Questo Mondo dove i bogia-nen spalancano le braccia a Tutti..Dove non c’è covid che tenga, in quanto il futuro è abbracci, aggregazione, comunicabilità, dove i colori sono quelli dell’arcobaleno e il rosso il manifestarsi dell’alba. (31-3-2021)

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