Correva l’anno 1991, quando il campione indiscusso dello scorso millennio fu invitato a partecipare ad una intervista tenuta dal torinese Gianni Minà, (si presume negli studi Rai di via Verdi). Il famoso giornalista, anni prima aveva intervistato diverse volte il pugile, tanto che tra i due era nata una sincera amicizia (famosa la puntata di “Blitz” del 1982 interamente dedicata a Casius Clay).
Il Re del ring si trattenne in città per tre giorni, soggiornando presso l’hotel Sitea, in via Carlo Alberto, dove tutt’oggi è conservata una dedica autografata dal campione.
Chi lo conobbe ebbe modo di constatare che Alì era un uomo umile e non si dava per nulla importanza.
Torino in quegli anni non aveva ancora riacquistato la brillantezza post-olimpica 2006, ed Alì, oltre a raggiungere gli studi televisivi non si mosse più di tanto, anche per evitare addensamenti di folla che automaticamente richiamava ovunque egli andasse.
(Notizia presa dal quotidiano “Moleventiquattro24” del 6 giugno 2016)

..Piccolo fuori tema “città”

” Era il 1982, c’era Muhammad Ali in Italia, l’avevamo fatto venire per “Blitz”; a quei tempi ci permettevamo questi lussi su Rai Due.
Un giorno uscii di casa per andare a prendere Muhammad all’ hotel Hilton e portarlo a pranzo e in quel momento squillò il telefono; era Robert De Niro che in quel periodo si trovava a Roma e voleva evitare ogni tipo di assembramento o contatto con la gente.
Gli dissi che sarei andato a pranzo con Muhammad Ali e lui rispose: “Vai a pranzo con Muhammad Ali e non mi inviti?!” e allora gli dico: “Va bene vieni anche te”.
Passa neanche un minuto e risquilla il telefono, rispondo e dall’altra parte sento: “Ma allora tu sei un figlio de na….Ma come? Io devo parlare con Bob di lavoro e lui dice che deve andare a cena con te e Ali. E a me nun me porti?”
Era Sergio Leone…gli dissi: Vieni anche te, andiamo da “Checco er Carrettiere”.
Ero pronto per uscire di casa finalmente, ma risquillò il telefono nuovamente ed ero indeciso se rispondere o meno.
Alla fine risposi e dall’altra parte una voce disse: “Ora tu dirai che sono un figlio di puttana”
Era Gabriel Garcia Marquez, futuro premio Nobel della Letteratura.
Gli Dissi: “Eh perche saresti un figlio di…”
E lui: “Perchè sono alcuni giorni che mi trovo a Roma e quindi sono un figlio di… perchè non ti ho chiamato. Però anche tu lo sei; vai a pranzo con Muhammad Ali e non me lo dici? E’ il sogno della mia vita.”
Gli dico: “Vieni pure anche tu”.
E così tavolo per cinque. Fu Sergio Leone a proporre di prenderlo da “Checco er carrettiere”. Era la trattoria dove si era sempre sentito a casa. Checco e Leone, insieme a Ennio Morricone, si erano conosciuti alle elementari, alla Scuola dei Fratelli Cristiani, e avevano condiviso la loro infanzia trasteverina sulla scalinata di Viale Glorioso.
Mezz’ora dopo ci ritrovammo tutti insieme da Checco er Carrettiere.
Passammo l’intera serata a fare domande a Muhammad sulla sua carriera e sui suoi match. Ci raccontò tutto. Io, De Niro, Marquez e Sergio Leone ascoltavamo: eravamo tornati tutti bambini.
Fu una giornata indimenticabile…
Finito il pranzo ci “misero” in riga davanti a un muro dove fu scattata la foto che diventò un pezzo di storia della cultura del Novecento.”
Gianni Minà
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