Torino: Storia del caffè e della moka


Dalle prime bevande create per infusione nei locali di Venezia alla cuccumella napoletana. L’espresso, però, nacque in realtà a Torino.
E, sempre dal Piemonte, arriva la famosa moka: ma da dove nasce il nostro rapporto così particolare con questa specialità?
Dall’Etiopia a Costantinopoli
Le origini del caffè, in realtà, sono avvolte nel mistero: sembra comunque che la bevanda nacque tra l’Etiopia e lo Yemen nel XV secolo, sfruttando semi di Coffea arabica. “Un prete musulmano, a Yemen, avendo osservato che quelle capre le quali mangiavano le bacche di una pianta di quelle contrade, erano più festevoli e più vivaci delle altre, ne abbrustolì i semi, li macinò e fattane un’infusione scoprì il caffè tal quale noi lo beviamo”. Da lì il caffè si diffuse pian piano in tutto il mondo ottomano, fino a Costantinopoli che ne divenne la capitale indiscussa: in Europa e in Italia lo introdurranno i mercanti veneziani attorno al 1570.
Nascono le caffetterie e il cappuccino
Alla fine del Seicento il caffè cominciò ad affermarsi come bevanda degli intellettuali per eccellenza: la prima caffetteria aprirà a Venezia nel 1683, ma già nel 1660 a Parigi un italiano, Francesco Procopio de’ Coltelli, aveva aperto il celebre Cafè Procope, che portò al successo internazionale un’altra specialità tutta italiana: il gelato. Mentre, a Vienna, nel 1683, nacque il cappuccino. Il merito, anche qui, fu di un italiano, il cappuccino friulano Marco da Aviano (beatificato, ma non per meriti gastronomici, nel 2003), inviato dal Papa per intavolare dei colloqui diplomatici per una grande coalizione contro i Turchi. Il caffè austriaco, però, gli risultò troppo amaro, e così ebbe un’idea: mescolarvi del latte per addolcirlo. L’idea parve agli altri avventori tanto originale che ribattezzarono la bevanda “kapuziner”, vista che era anche dello stesso colore del saio del religioso italiano.
La moda di Goldoni
In Italia, per tutto il Settecento, Venezia continuò ad essere la capitale del caffè. Nel 1763 in città si contavano ben 218 locali e, nell’epoca di Casanova, un vassoio di caffè e cioccolato era tra i doni d’amore più graditi e di successo.
La svolta partenopea
Da Venezia la moda del caffè iniziò a diffondersi anche nel resto d’Italia e soprattutto a Napoli, la più europea delle corti italiane d’Antico Regime. Un ruolo, quello della città partenopea, che però verrò consacrato solo nell’Ottocento: fu allora che per le vie della città cominciarono a sentirsi le grida dei caffettieri ambulanti. Figure che percorrevano la città in lungo e in largo muniti di due recipienti, uno di caffè e uno di latte, e di un cesto con tazze e zucchero. I caffettieri, oltre a fornire una colazione veloce, urlavano il santo del giorno in modo da ricordare a tutti gli onomastici da festeggiare. Tutto ciò, a Napoli, era stato reso possibile da un’invenzione: la cuccumella, la celebre caffettiera napoletana, antenata dell’odierna moka. Questa singolare caffettiera, in realtà, nacque a Parigi nel 1819: fino ad allora il caffè si preparava nei samovar, come il té russo, immergendo nell’acqua un sacchetto di tela contenente la polvere di caffè, con l’inconveniente, però, di far sentire in bocca il fondo, difetto probabilmente particolarmente poco apprezzato dai palati partenopei.
Quello del bar
Siamo ormai nel 1884, ed ecco che finalmente nasce il caffè espresso: stavolta, però, dobbiamo spostarci a Torino, dove Angelo Moriondo progettò per i bar la prima macchina per caffè espresso. Un dispositivo che, attraverso un sistema di serpentine, permetteva di preparare caffè altamente concentrato e che esaltava al meglio le note aromatiche della bevanda. Nelle case, invece, sarà il caffè fatto con la moka a sfondare: la inventò nel 1933, a Omegna (Verbania), un certo Alfonso Bialetti.

(da: https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/caffe-storia/)

Pubblicato da Torino da Scoprire

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