La collina torinese

Un ambiente fatto da fitti boschi, dove, un tempo vi trovavano rifugio animali pericolosi, quali lupi, linci. Poco sicuro per chi vi si addentrasse, ma anche suggestivamente contrastante l’impatto visivo tra la verde pianura e la foresta collinare, confinate dal fiume Po.
Questo era ciò che un viandante medioevale si trovava ad osservare nel momento in cui si trovava di fronte al paesaggio della collina.
Allora (nel medio evo) chiamata la Montagna di Torino.
Nel 1300: “Sarebbe stata follia l’avventurar la persona e la roba in residenze tanto selvagge, e lontane da ogni speranza di soccorso” diceva lo storico Luigi Cibrario nel 1846.
Tra il XIV e il XV la zona collinare era disabitata.
Dal 1600 – 1700 incominciarono a sorgere edifici e ville residenziali, fatte costruire dai nobili ricchi piemontesi, attirati dall’attrattiva del paesaggio, come luogo di rifugio dalle pestilenze, ed in più con un clima più fresco in estate, rispetto a quello del pianoro cittadino.
Sul versante torinese spiccavano appezzamenti adibiti a vitigni. Fu in quel periodo che alla colina venne attribuito il nome di “Vigne”, con la duplice funzione di luogo di villeggiatura e fonte di reddito agrario, grazie alla coltivazione della vite, frutta, ortaggi e cereali. Dove più di 400 residenze padronali e rustici, appartenenti a nobili famiglie e commercianti arricchiti cittadini, tappezzavano l’intera collina.

Pubblicato da Torino da Scoprire

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